Partiti e politici
Moratti candidata, potrebbe essere una buona notizia per la sinistra
Dunque, Letizia Moratti è candidata ufficialmente dal Terzo Polo a governatrice della Regione Lombardia. L’annuncio l’ha dato lei, personalmente. E si sovrappone a una serie di dati statistici che vanno consolidandosi.
Infatti, sempre in queste ore, è arrivato anche l’ultimo sondaggio, per sottolineare una situazione quasi lapalissiana: l’unità di tutti gli elettorati non di destra o di centro-destra rappresenterebbe la maggioranza un po’ dovunque, quasi quasi anche nella Lombardia che fu già di Formigoni ed è oggi governata da Fontana.
Così, se facciamo scontrare lo stesso Attilio Fontana da una parte, sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, e dall’altra l’ex-berlusconiana Letizia Moratti, sostenuta – in questa ipotesi – dal resto del mondo (sì, proprio tutti, dai 5 stelle fino all’estrema sinistra), ne risulterebbe vincitrice propria colei che fu sindaca di Milano per il centro-destra e vice-presidente della Lombardia ancora per il centro-destra. Un paradosso? Forse sì, ma forse anche no. Perché è chiaro che la regione lombarda è, non da oggi, particolarmente determinata a votare costantemente per una certa parte politica, qualsiasi siano le alternative, provenienti dai suoi avversari.
Il centro-sinistra ci ha provato in tutti i modi e con tutti i candidati possibili: Diego Masi nel lontano 1995, contro il primo Formigoni che non ebbe in quella occasione neppure il sostegno della Lega, perse di quasi 15 punti (41 a 27); nel 2000 ci fu lo storico plebiscito per il governatore uscente, che staccò il suo avversario, Mino Martinazzoli, con lo storico record di oltre 31 punti (62 a 31); cinque anni dopo, nel 2005, Formigoni al terzo mandato sconfisse Riccardo Scarfatti di 10 punti (54 a 43), unica sconfitta del centro-sinistra insieme al Veneto tra tutte le regioni italiane; nel 2010 fu questa volta Filippo Penati a dover soccombere di 23 punti (56 a 33) ancora contro Formigoni; nemmeno le sue dimissioni e le conseguenti spinte per un deciso cambiamento cambiarono le sorti delle elezioni anticipate del 2013; perfino Roberto Maroni riuscì infatti a vincere contro il centro-sinistra guidato da Umberto Ambrosoli, sia pur di stretta misura, se così si può dire, (43 a 38). Nel 2018 infine, ed è storia recente, Attilio Fontana riuscì a prevalere nettamente contro Giorgio Gori, di venti punti (49 a 29).
E ora? Appare plausibile che effettivamente Letizia Moratti possa diventare la portabandiera di tutti, contro Fontana e la destra? Francamente no. Praticamente impossibile che la sinistra o il centro-sinistra lombardo, per non parlare dei 5 stelle, si facciano paladini di una politica che è sempre stata una loro nemica (si pensi al ballottaggio Moratti-Pisapia del 2011, non a torto ricordato come l’occasione simbolica della trasformazione e del nuovo corso milanese).
Dunque, cosa accadrà? Probabile che si giunga ad una corsa a quattro: Fontana con il centro-destra; Moratti con Azione e Italia Viva e, forse, qualche pezzo di Forza Italia; un candidato dei 5 stelle (Buffagni?) e uno della sinistra e del centro-sinistra. Una situazione che in qualche modo può favorire la corsa del Pd e dei suoi alleati, poiché un buon successo di Moratti le porterebbe voti provenienti anche dal centro-destra, indebolendo lo stesso Fontana, già non particolarmente amato al di fuori dell’elettorato leghista, vista la sua gestione un po’ altalenante dell’emergenza sanitaria.
Dunque, molto dipenderà anche dal candidato che verrà scelto dal centro-sinistra, per poter essere competitivi (e molto probabilmente Cottarelli non è la figura ideale per “scaldare i cuori”). Certo, se alla fine si mettessero per un attimo in un angolo i dissapori con i 5 stelle, un’alleanza lombarda tra Pd-verdi-Sinistra Italiana e M5s, in una ipotetica corsa a tre, qualche probabilità di vittoria in più ci sarebbe. Staremo a vedere.
Università degli studi di Milano
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