Partiti e politici

Una marea di Sardine. La domanda che ci serviva

28 Novembre 2019

Le Sardine sono una marea.

Un “fenomeno” fulmineo, esponenziale, figlio della contemporaneità. Che racconta tanto di questa Italia e che ci consegna un’inaspettata nuova dose di speranza.

Si tratta di un fenomeno di aggregazione sociale che si ritrova nelle piazza per contestare l’opposizione al governo: tanti osservatori si sono mostrati stupiti perché i movimenti sociali solitamente nascono in opposizione al sistema di potere.

Però, a guardare con attenzione, non ci si dovrebbe stupire più di tanto.

Le nervature dell’Italia, da nord a sud, sono plasmate dal linguaggio e dagli slogan di Matteo Salvini,  leader dell’opposizione. E contemporaneamente l’alternativa politica al Salvinismo (nonostante oggi sia al governo) pare afona, fragile, subalterna.

Le Sardine sono un “fenomeno sociale” consapevole di questa situazione. Reagiscono a quello che accade nella società più che a quello che accade nelle Istituzioni. Perché la società è reattiva ai fenomeni sociali più che alle dinamiche istituzionali.

Le Sardine lo dicono molto efficacemente: c’è un’Italia che ogni giorno fa politica nella società (associazioni, volontariato, comitati), che combatte coi fatti l’esclusione sociale e la retorica sovranista e che vede con chiarezza le difficoltà della politica Istituzionale nel dare voce a queste forze.

In questo senso le sardine riempiono il grande vuoto dell’alternativa a Salvini.

Se ne è accorto, prima di tutti, il sistema dei media. Con un intuito lucido e vorace. Ha dato spazio, voce, profilo, a una nuova storia e a nuovi protagonisti. Quelli che in tante e tanti stavano aspettando, quelli che dentro i perimetri della politica dei partiti non riescono a emergere fino in fondo. Quelli che in televisione funzionano perché rappresentano un’Italia diversa dal solito racconto: perché hanno linguaggio fresco e perché son riusciti, finora, a non farsi intrappolare nelle domande politiciste che permeano tante interviste televisive.

Le Sardine saranno una marea fino a che staranno in mare aperto e fino a che nessuno cercherà di metterle nell’acqua stagnante di una corrente di partito.

Se ci si pensa, il successo delle Sardine in parte è dovuto anche alla capacità di rafforzare l’unità nell’Italia democratica, progressista e di sinistra . C’è un mondo che, anche senza indagare le singole appartenenze politiche, ha voglia di stare insieme su valori chiari e riconoscibili, sui principi di umanità, solidarietà, accoglienza. Le grandi manifestazioni milanesi sull’accoglienza degli ultimi anni (Insieme senza muri e People), anticipavano esattamente questo.

Ecco perché secondo me sbaglia chi, nel sistema giornalistico, cerca di inquadrare le Sardine come un mondo a parte, come un movimento contro quello che c’è, addirittura sondandolo come un partito. Sbaglia perché le Sardine sono una marea perché in quel mare ci sono anche tantissimi e tantissime che hanno già un’appartenenza politica. Ma che sentono il bisogno di qualcosa di più: una sfida culturale in mare aperto all’Italia di Salvini.

Non c’è radicalità nell’offerta politica, ma c’è adesione netta a una piattaforma valoriale che (per legarsi al prossimo evento delle sardine milanesi) potrebbe fare riferimento ai primi 12 articoli della Costituzione italiana. Una piattaforma simbolica che oscilla tra l’inno di Mameli dell’Italia del futuro e Bella Ciao.

I numeri impressionanti raggiunti sui Social Network e in particolare su Facebook, si spiegano anche così: un messaggio chiaro, semplice, unificante, facilmente condivisibile al di là di tutti i diversi punti di vista su ogni singola questione. I social Network sono omologatori perché premiano messaggi che prendono parte, che raccontano storie, che stanno alla larga dal politicismo e dalle sue divisioni.

La grande vittoria delle Sardine è questa: hanno spiegato a questo Paese che il Governo Salvini non è ineluttabile. La destra non è destinata a vincere per sempre. Esiste anche un’altra Italia.

Le sardine non sono probabilmente la risposta politica alla crisi della sinistra e del centrosinistra italiano, ma sono, invece, la domanda necessaria che una parte di questo Paese stava aspettando.

Ora spetta alla sinistra e al centrosinistra cogliere il senso profondo di queste piazze. Non cercare di reclutarne immagini e parole, ma accettarne il messaggio: chiarezza nei valori, coraggio nella sfida nella società, capacità di rinnovare e dare voce a un’Italia che ogni giorno fa politica in questo paese ma che nei corpi intermedi tradizionali fatica a trovare aria. Anzi, fa fatica a trovare il mare aperto che sta cercando.

Il Partito Democratico e tutta la sinistra politica hanno il dovere di cogliere questa sfida. Altrimenti sappiamo già come finirà.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.