Partiti e politici
Una candidatura che pone molti interrogativi
Mancano poche settimane alle elezioni europee e molti sono gli interrogativi che ci poniamo sulle candidature che vengono messe in campo in questi giorni.
Ci sono i leader che si candidano, precisando che in Europa non hanno nessuna intenzione di andare.
Perché lo fanno?
Ci sono le candidature dei “comunicatori di professione”, come Marco Tarquinio.
Anche qui qualche interrogativo si pone.
Un tema importante, all’ordine del giorno ormai da due anni, è quello della guerra tra Russia e Ucraina.
Sul tema, che, ripeto, non é secondario, Tarquinio si è espresso in maniera significativamente diversa dai leader del partito che lo candida.
Quel modo di vedere, però, a sinistra è molto diffuso.
Chi candida Tarquinio, evidentemente, è interessato più all’appeal dei personaggi che si mettono in campo che alla coerenza tra il loro modo di pensare e gli orientamenti espressi dal partito che li candida.
E poi c’è il caso Vannacci.
Che, a pensarci bene, è il caso Tarquinio elevato al cubo.
Vannacci esprime giudizi che i leader della Lega, che ha deciso di candidarlo, si guardano bene dall’esprimere ad alta voce come fa lui.
Anzi: alcuni di loro dal generale hanno preso chiaramente le distanze
Perché candidarlo allora?
Semplice, perché qualche sondaggio – ormai lo sappiamo, nulla in politica viene deciso senza averne studiato prima l’impatto sul “mercato”- ha fatto emergere una certezza: che le enormità (qualcuno direbbe le bestialità) di Vannacci sono condivise da un significativo numero di votanti.
Altro esempio del prevalere della logica dell’acchiappo dei voti su quella della serietà e della coerenza dei programmi.
Andrò a votare lo stesso, come ho sempre fatto, ma, come molti altri che conosco, mi sento trattato dalla nostra classe politica come un “cliente” disponibile a farsi abbagliare dalle apparenze, attirato più dal marchio che dal prodotto (in questo caso i programmi, che nessuno legge e, in qualche caso, nessuno scrive).
Mentre preferirei essere considerato come un potenziale committente interessato, andando a votare, a non firmare una delega in bianco.
Appunto. Il voto sta perdendo in Italia tutto il suo senso e la sua funzione di controllo democratico. Anche io vado a votare lo stesso. Ma mi sento preso in giro. O meglio: mi sento gabbato.