Partiti e politici
Un voto anti-establishment? Forse, ma forse no
D’accordo, per la prima volta in Francia nessun esponente dei due principali e tradizionali schieramenti è andato al ballottaggio per le presidenziali. Né i repubblicani/neogollisti né i socialisti potranno concorrere per la carica di Capo dello stato francese. Non è mai accaduto, e dunque sono comprensibili i commenti (disperati) da parte dei partiti interessati e quelli (più dotti) degli analisti politici.
E allora: un mondo che cambia radicalmente, il vecchio sistema sta implodendo, i partiti tradizionali sono finiti, un voto contro l’establishment, il popolo non si fida più della vecchia classe politica. E così via. I toni a volte apocalittici, a volte più pacati, ma i contenuti vanno tutti nella medesima direzione: i francesi la fanno finita con le antiche scelte di voto, vogliono cambiar pagina, quasi come gli italiani quando hanno premiato (e premieranno?) i 5 stelle. Ma sarà poi vero? Riassunto delle puntate precedenti. Consultazioni per la carica di Presidente della Repubblica francese. Cinque i maggiori candidati in lizza.
Marine Le Pen, per il Front National, una forza politica presente nel panorama transalpino, tra alti e bassi, dal 1972 e che nelle precedenti presidenziali raccoglie sempre consensi in doppia cifra, arrivando fino al 18% e giungendo anche al ballottaggio 15 anni fa con il padre di Marine, che ottiene oggi 4 punti in più del suo genitore.
Francois Fillon, per i repubblicani che, dopo aver vinto inaspettatamente le primarie, viene coinvolto da parecchi scandali per le remunerazioni indebite dei familiari ma, ciononostante, va vicino al secondo posto, con il 20% dei suffragi. Per inciso, nel 2002, nel già ricordato ballottaggio contro Le Pen padre, che aveva battuto un Jospin fermo al 16,6%, Chirac aveva ottenuto esattamente la stessa percentuale di voti dell’odierno candidato del centro-destra, anzi uno 0,1% in meno. Forse già allora si poteva parlare di crisi di consenso delle tradizionali forze politiche? Chirac+Jospin arrivavano insieme al 35% di voti dei francesi.
Mancano all’appello, per le presidenziali odierne, gli altri tre principali attori. Chi sono? Parliamo di tre candidati che arrivano tutti da una (lunga o breve) militanza nel Partito Socialista. Melanchon è stato nel PS per circa un quarto di secolo, uscendone qualche anno fa per dissapori con la Royal e fondando un movimento un po’ più a sinistra, più o meno ciò che hanno fatto in Italia D’Alema e Bersani un paio di mesi fa. I suoi consensi attuali arrivano quasi al 20%, 8-9 punti in più delle ultime presidenziali.
Hamon vince le primarie del PS, battendo inaspettatamente l’astro nascente Valls, che a causa del suo ruolo di primo ministro nel governo di Holland, viene accomunato al suo poco gradito mandato presidenziale. Sconosciuto ai più, sconta il retaggio negativo dello stesso Holland e non ottiene che poco più del 6% nelle consultazioni odierne.
Anche Macron, infine, proviene da una militanza nel PS che dura da 15 anni, fino allo scorso anno, quando decide di uscirne per presentarsi alle presidenziali “vergine” dei suoi trascorsi nel governo socialista, e fondando quindi il movimento “En Marche”. Come sappiamo, ottiene la pole position con il 24% dei suffragi e, molto probabilmente, diventerà il nuovo Presidente francese. Il suo abbandono del PS è stata chiaramente una manovra molto tattica per distanziarsi dal suo recente passato, e la sua decisione di non giocarsi il futuro attraverso le primarie PS una scelta di fatto lungimirante. Si è presentato come una forza nuova, inedita, diversa dalle tradizionali forze politiche agli occhi dell’elettorato, ed è stato per questo premiato dal voto.
Insomma: i tre candidati di area socialista hanno ottenuto, sommando i loro suffragi, esattamente il 50% delle preferenze dei francesi, con visioni della società soltanto lievemente differenti. Se è permesso un paragone indebito, una situazione un pochino migliore di quanto il centro-sinistra saprebbe fare in Italia, se si presentasse unito. Ma, a parte questo, in cosa consisterebbe quella grande rivoluzione del sistema politico? Semplicemente dal fatto che Macron, per poter vincere, ha preferito sganciarsi dal PS. Altrimenti avrebbe magari riportato un risultato un pochino peggiore. Ma forse neanche tanto. E le forze anti-establishment? Non pervenute.
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