Partiti e politici
Un uomo solo al comando: ed è ancora Berlusconi
Sono uscite in questi ultimi giorni, con una correttezza metodologica peraltro a volte imbarazzante, diverse simulazioni dei risultati elettorali delle prossime politiche con l’applicazione dalla nuova legge, il cosiddetto Rosatellum. Al di là dei metodi utilizzati, in alcuni casi davvero improbabili, un dato emerge sopra tutti gli altri: si prospetta il ritorno in grande stile di Silvio Berlusconi.
L’area di centro-destra, l’unica che si può ancora definire in qualche modo come una vera coalizione, grazie alle particolarità di questo disegno di legge, riesce a recuperare quella centralità nella competizione politico-elettorale che nella realtà non ha più da almeno 6 anni, da quando cioè il precedente governo Berlusconi dovette lasciare il posto a quello di Monti. Molti, allora, ipotizzarono un rapido declino politico del leader di Forza Italia; e così sarebbe stato se non gli avessero costruito, oggi, una legge elettorale quasi su misura.
Le due forze politiche attualmente più gettonate dalla popolazione, Partito Democratico e Movimento 5 stelle, avranno tutto da perdere con l’applicazione di questa modalità di voto. Il Pd, dovendo forse irrimediabilmente abbandonare la sua ala sinistra, in forte alterità con Matteo Renzi, non potrà giocarsi in maniera competitiva le sue carte nella competizione dei collegi, ed è destinata a perderne molti, soprattutto al nord e al sud, perché il possibile appoggio di Alfano – oltre ad essere inviso agli elettori di sinistra – non gli porterà un particolare valore aggiunto. Come già si noterà nelle imminenti regionali siciliane, dove il candidato sostenuto dal Pd resterà molto distaccato dagli altri due principali competitors, del centro-destra e dei 5 stelle.
Lo stesso movimento fondato da Beppe Grillo, non potendo coalizzarsi con nessuno per la propria scelta iniziale di completa estraneità con il vecchio mondo politico, riuscirà a vincere soltanto in quei collegi dove è fortissimo, in particolare proprio in Sicilia e in numerosi altri territori meridionali. Al nord (dominato dal centro-destra) e al centro (dove prevale il Pd) è molto probabile che rimarrà a secco di vittorie nell’uninominale, e cercherà un piccolo recupero solamente nella parte proporzionale.
Nella competizione del Senato, Pd e M5s sono ulteriormente penalizzati, perché la grande maggioranza dei giovani 18-25enni si rivolge proprio a queste due forze politiche nelle scelte elettorali; la loro esclusione dal voto nel secondo ramo del Parlamento favorisce ulteriormente il centro-destra, che arriverà a vincere oltre il 45% dei collegi uninominali, lasciando i suoi avversari molto distanziati.
Dunque di nuovo Berlusconi, dopo quasi 25 anni dalla sua discesa in campo, nel lontano biennio 1993-1994, tornerà ad essere decisivo per le sorti del paese, vista l’impossibilità di governi senza il suo appoggio. L’unica speranza per Pd e 5 stelle potrebbe essere quella di far breccia, nei mesi che ci separano dal voto, sulla ingente quota di attuali indecisi, cercando di portarli dalla loro parte. Ma sarà un’impresa ardua, perché il clima di opinione imperante oggi in Europa è legato ad una decisa richiesta di quelle sicurezze che solo il centro-destra (come si è visto nelle recenti elezioni in diversi paesi) è in grado di veicolare, piaccia o non piaccia. Che poi ci riescano realmente, ad assolvere a questo compito, è un altro discorso…
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