Partiti e politici
Un tweet condivisibile che Maria Elena Boschi poteva evitare di scrivere
Sta facendo molto discutere un tweet di Maria Elena Boschi che recita testualmente: «Dice Di Maio che col reddito di cittadinanza da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa ‘Una vita in vacanza’».
Da assiduo commentatore di vicende politiche, ho più volte definito la madre di tutte le proposte del partito di proprietà della Casaleggio Associati “reddito di nullafacenza”. La misura che secondo il vicepremier Di Maio dovrebbe “abolire la povertà” è a mio avviso sbagliata e pericolosa. Penso – come tanti – che non risolverà assolutamente i problemi delle fasce economicamente più disagiate e, al contrario, peserà sulle generazioni future al pari delle politiche assistenzialiste dei partiti della Prima Repubblica. Ci indebitiamo ancora di più per non risolvere il problema, rischiamo anzi di cronicizzarlo definitivamente.
Malgrado le tante che se ne dicono, in Europa non esiste nessuna misura di sostegno al reddito che abbia un legame così debole e vago con l’inserimento nel mondo del lavoro: in Italia la gestione delle fantomatiche “3 offerte” sarà degli attuali centri per l’impiego (che nel frattempo dovrebbero anche riformarsi, non si sa bene come) che sono degli immensi buchi neri paralizzati e praticamente inutili.
Va da sé che leggendo il tweet della Boschi ho semplicemente sorriso, mentre nella mia testa risuonava il ritornello della brutta ma fortunata canzonetta citata dall’ex Ministro. Non ci ho letto un attacco classista o un disprezzo verso i poveri: in un paese dove 6 Isee su 10 sono fasulli e dove c’è gente chi dichiara zero euro e poi arriva puntualmente a Courmayeur sul suo suv, spesso i più poveri sono quelli che lavorano 12 ore al giorno per cifre simili alla quota massima di RdC che dovrebbe erogare il Governo.
Tuttavia, sarebbe auspicabile che un politico che ha ricoperto ruoli apicali come l’esponente Pd non utilizzi le frasi di un Salamida qualsiasi per commentare una legge, per quanto brutta possa essere.
Non può farlo perché Salamida non deve essere votato da nessuno e deve rispondere solo a chi sceglie liberamente di leggere o non leggere ciò che scrive. Chi rappresenta il popolo ha invece la responsabilità di rispettare e rappresentare anche quella parte di popolo che vota un altro partito per avere in cambio un sussidio.
Non può farlo perché un parlamentare della Repubblica deve mantenere un rigore istituzionale anche quando utilizza un po’ di sacrosanta ironia o quando deve semplificare un concetto per farlo entrare in un tweet.
Non può farlo perché se si vuole contrastare il populismo, non si deve giocare su quel campo per non alimentarne le ragioni. È un errore fatale che il Partito Democratico ha commesso negli ultimi anni e che è alla base della sua rovina: se fai passare il concetto che il vecchio va “rottamato” (termine che ho sempre giudicato orribile), prima o poi arriva qualcuno che rottama anche te. Se fai passare il concetto che i politici sono solo una “casta” e bisogna “tagliarne le poltrone”, prima o poi arriva qualcuno che taglia anche la tua poltrona. Se semplifichi tutto a slogan, tweet e selfie, prima o poi arriva qualcuno che scrive slogan più efficaci, twitta meglio sui trend topic, viene meglio nei selfie.
C’è poi una questione politica, un’enorme questione politica.
Il Movimento 5 Stelle, oltre a cavalcare l’onda dell’antipolitica creata da altri (sinistra compresa, da Tangentopoli in poi), ha tirato fuori una proposta che per quanto discutibile segna una linea politica chiara. Il centrodestra, coerente con il pezzo di “popolo” che rappresenta, ha risposto con la “flat tax”. Il Partito Democratico, nato da ciò che rimaneva del più grande partito dei lavoratori d’Europa, non è stato in grado di proporre una visione di società alternativa, ma da decenni insegue l’agenda altrui (ieri quella berlusconiana, oggi quella giallo-verde) avanzando iniziative anche sensate (ad esempio il Rei), ma deboli e assai poco riconoscibili. Persino sulle migrazioni dall’Africa, fenomeno percepito come “emergenza” ma che emergenza non è (basta leggere i numeri reali), il partito del Nazareno ha talvolta inseguito la pancia di un popolo che tra l’altro mai lo avrebbe votato, come si è visto il 4 marzo.
Insomma, Maria Elena Boschi poteva esprimere lo stesso concetto senza scendere al livello dei suoi avversari politici, perché tra uno sfottò sulle note di “Una vita in vacanza” e le “norme anti divano” presentate a Palazzo Chigi in conferenza stampa con tanto di slide, il passo è davvero breve.
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