Partiti e politici
Un governo amico del popolo? Gli italiani ci sperano
Mancano un paio di giorni, se non intervengono altri intoppi imprevisti, alla nascita finalmente del governo che “farà la storia”, per dirla alla Di Maio. Che governo sarà? molti si chiedono, durerà almeno un paio d’anni, o addirittura tutta la legislatura? e riuscirà nei suoi intenti a segnare un punto di non ritorno nella nostra repubblica? E poi, quale sarà il suo impatto sui media, sui commentatori politici ed economici, nazionali e internazionali? Lo guarderanno con affetto, con un corretto distacco oggettivo, o con una preventiva perplessità?
Ma, prima di tutto, è questo il momento in cui avanzare ipotesi su quali potranno essere le sue fortune e il tipo di politiche che metterà realmente in atto, al di là dei proclami. Questo nuovo esecutivo, per molti impensabile dopo una campagna elettorale così ricca di reciproche contumelie, già viene etichettato da tanti come il “governo del cambiamento”, e suppongo questa sarà il suo leitmotiv per i prossimi mesi.
Un impianto comunicativo già pronto, che accompagnerà ogni scelta politica effettuata dalle due forze politiche, ora un po’ più amiche di solo pochi mesi fa, e che troverà una enfasi particolare in tutte le occasioni, in modo tale da far comprendere bene agli italiani quale sia la sua direzione predominante, la sua importante impronta storica.
Così impostato, dunque, mi immagino che inizialmente il gradimento dei cittadini sarà parecchio elevato, come già viene testimoniato dai primi sondaggi in cui il nuovo futuro governo è circondato da una quota di giudizi positivi prossima al 60% della popolazione. Non è peraltro difficile arrivare a percentuali di questo tipo: sommando gli attuali consensi virtuali di 5 stelle e Lega (34%+24%) arriviamo intorno a quella cifra; se aggiungiamo poi un po’ di altri elettorati, il risultato è presto ottenuto.
Dopo “il governo del fare” caro a Renzi, avremo ora il “governo del cambiare”, in meglio o in peggio si vedrà, ma è giusto sottolineare come questa parola d’ordine entri nell’immaginario collettivo in maniera chiara e, soprattutto, porti con sé quelle speranze di cui l’elettorato italiano sentiva forte il bisogno. Viene dunque visto con una sorta di positiva aspettativa, in attesa di giudicarlo alla prova dei fatti.
Che ci saranno, ovviamente, o quanto meno verranno enfatizzati nelle sue componenti di maggior impatto: stop all’immigrazione selvaggia, basta con il potere delle banche, abolizione dei vitalizi, meno tasse e più soldi per tutti, famiglie ed imprese, certezza delle pene e sicurezza personale, trasparenza e coinvolgimento del popolo. Già il nuovo premier sarà certo un “amico del popolo”, e questo fa ben sperare molti italiani.
Rimane in sospeso l’ultimo tema un po’ delicato, vale a dire le reazioni di due elettorati che, durante la campagna elettorale, hanno visto stigmatizzare gli avversari a volte con tinte negative piuttosto accese, in particolare dai leader pentastellati nei confronti della Lega di Salvini. Da questo punto di vista, le analisi ci mostrano come in realtà i problemi non siano poi così accentuati. I dati rilevati prima del voto, in tempi quindi non sospetti, sottolineano come, per gli elettori pentastellati, l’unico partito che non era visto in maniera completamente negativa era proprio la Lega, con giudizi positivi vicini al 40% (mentre tra gli altri partiti si arrivava a stento al 10% per la Meloni o per LeU).
Lo stesso dicasi per l’elettorato leghista, tra cui il M5s ottiene valutazioni comunque egregie, considerando che era il principale nemico da battere nelle imminenti elezioni, di poco inferiori al giudizio sull’alleato di Forza Italia. I prodromi per una possibile alleanza di governo c’erano tutti, dunque, già prima della consultazione elettorale. Se son rose, fioriranno.
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