Partiti e politici

Un anno senza Pannella: le istituzioni lo dimenticano, i senza chiesa no

18 Maggio 2017

Oggi ricorre il primo anno dalla scomparsa di Marco Pannella, anima del partito radicale italiano di cui è stato cofondatore; un personaggio, se vogliamo, anomalo che ha sicuramente lasciato una traccia profonda nella storia del nostro Paese. Pannella, è stato infatti un coraggioso combattente per la democrazia, uno spregiudicato provocatore per la causa della libertà e delle libertà; uno che non ha mai nascosto o dissimulato le sue idee o i suoi intendimenti riformatori che, piaccia o non piaccia, ha rappresentato quella cultura liberale, libertaria e laica che, spesso, è mancata in un Paese “vecchio” assorbito da forti contrapposizioni partitiche che, in molte occasioni, hanno rallentato i processi di crescita sociale ed economica.

Pur essendo minoranza e, perfino, volendo essere minoranza, le sue battaglie donchisciottesche hanno scosso profondamente la coscienza del Paese costringendo la gente a confrontarsi con problemi e situazioni che non coinvolgevano la sensibilità generale. È stato un uomo onesto, profondamente onesto, la sua era soprattutto onestà intellettuale, niente a che fare con la ben misera concezione dell’onestà come concepita, toccando la pancia degli italiani, da taluni avventurieri che purtroppo raccolgono molti più consensi di quanti ne avesse raccolto il nostro.

Il suo riferimento culturale, quello della carta dei diritti umani e individuali, l’ha portato tante volte a scontrarsi con un potere troppo spesso incapace di misurarsi con le questioni “alte” e nelle sue battaglie generose, anche se non sempre tutte condivisibili, ci metteva coraggiosamente la faccia senza preoccuparsi delle conseguenze che, a suo carico, ne potevano derivare.

Certamente è stato un uomo, un intellettuale, non amato dalla chiese, intendendo per chiese quelle strutture ideologiche che hanno fissato, una volta e per tutte, il loro quadro di riferimento culturale e politico. E, a parte talune battaglie che ne andavano a toccare i nervi sensibili, ironia della sorte, il suo vero avversario – di lui anticlericale e ateo dichiarato – non era stata la Chiesa cattolica quanto, piuttosto, quella sinistra comunista prigioniera di paradigmi ideologici immutabili. Non è un caso che Costanzo Preve, un noto intellettuale marxista, lo indicava come “pervertitore di costumi”, giudizio che solo certo esasperato integralismo cattolico si sarebbe potuto permettere.

Con il mondo cattolico, col quale spesso si scontrava – ricordo uno scontro con monsignor Fisichella nel corso di una trasmissione di Vespa – condivideva infatti molte battaglie a cominciare da quelle a difesa della dignità dell’uomo. Non è un caso, che entrambi, Pannella e romani pontefici come Giovanni Paolo II o Francesco, siano stati sulla stessa barricata nell’impegnativa battaglia contro la fame nel mondo, nella lotta contro la pena di morte, nella difesa della dignità personale nei luoghi di pena, nel sostegno all’azione contro le prevaricazioni del mondo burocratico e istituzionale. E non è un caso che, proprio durante il pontificato di Francesco, Pannella, pur ribadendo la sua laicità e il suo non credere, abbia tuttavia espresso simpatia ed affetto per questo successore di Pietro.

Ricordando Marco Pannella, inchinandoci al suo magistero di civiltà, non possiamo tuttavia dimenticare che nonostante i molti appelli, a quest’uomo che ha rappresentato tanto per il Paese, sia mancato il giusto e doveroso riconoscimento istituzionale con la nomina a senatore a vita per avere con la sua azione ed il suo nobile esempio illustrato la patria.

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