Partiti e politici

Un anno dopo: nessun segno di cedimento per il governo

26 Settembre 2023

Sembra ieri, quando ci interrogavamo sulla reale entità del consenso per il centro-destra, alla vigilia delle elezioni, sulla capacità dei sondaggi di prevedere correttamente il successo di Giorgia Meloni e della sua coalizione. Un anno è passato, certo più velocemente di quando ci trovavamo a fronteggiare il Covid, con tutte le paure che l’hanno accompagnato. Un anno che ha visto, per la prima volta nella storia italiana, il timone dell’esecutivo nelle mani di un partito dichiaratamente di destra e di una premier proveniente dal Fronte della Gioventù e dalla militanza nel Movimento Sociale Italiano. E anche, per la prima volta nella storia, di una donna come Presidente del Consiglio.
Com’è andato questo primo anno, secondo il giudizio degli italiani? Non male, tutto considerato. In particolare, è andata molto bene per Giorgia Meloni, capace di stupire in positivo una quota significativa di elettori (anche non della sua parte politica) per quanto riguarda le sue capacità di rivestire un ruolo così impegnativo, per chiunque, sia a livello nazionale che soprattutto a livello internazionale, non sfigurando affatto nei confronti di molti leader stranieri, più avvezzi a ricoprire questo ruolo. Come donna giovane e di provenienza missina, l’attuale premier è stata ritenuta “meglio del previsto” da una considerevole quota di almeno il 20% degli italiani.

Il suo merito principale è stato quello di riuscire a mantenere un buon equilibrio tra un portamento istituzionale, in particolare nei rapporti internazionali sulla linea tracciata da Draghi, e l’affidabilità nel rapporto con gli elettori italiani, con i quali ha ribadito la centralità di alcuni punti chiave del suo programma, come la difesa della famiglia. Un mix, anche comunicativo, che ha certamente generato fiducia nei suoi confronti da parte degli elettori della sua parte politica, sia sul presente che sul suo futuro come leader indiscussa del centro-destra. Ed è stata capace, va detto, di sopperire talvolta alle mancanze e alle esternazioni, più o meno esiziali per il governo, di alcuni suoi ministri.
Insomma, il giudizio generale degli italiani ad un anno di distanza dalla sua vittoria elettorale è di una buona sufficienza, senza particolari entusiasmi (la luna di miele non è mai giunta ai livelli raggiunti da Conte o da Draghi) ma senza nemmeno le cadute che hanno colpito ad esempio Matteo Renzi nel recente passato.

Decisamente negativo, al contrario, il giudizio che gli italiani ed in particolare gli elettori di centro-sinistra hanno dato alla principale forza politica di opposizione. Il Partito Democratico, lungi dal recuperare terreno elettorale, come si poteva pensare o ipotizzare dopo la vittoria alle primarie di Elly Schlein, è restato invece ancorato a quella quota del 19-20% di appeal elettorale, accompagnato da una sfiducia sempre più diffusa che il Pd possa diventare il punto di riferimento, in un tempo non troppo lontano, di una possibile alternativa all’attuale governo e alla coalizione di centro-destra, oggi maggioranza indiscussa nel paese.
E la competizione pare essere sempre più accesa all’interno delle forze politiche che stanno all’opposizione, più che rivolta verso quelle che attualmente fanno parte dell’esecutivo. Campi larghi, in grado di offrire un’ipotesi di cambiamento futuro, non se ne vedono ormai più, e l’idea di qualche anno fa, di una presunta vocazione maggioritaria per il Partito Democratico, sembra essere decisamente tramontata.
L’Italia resterà così, almeno fino alle prossime elezioni politiche, se non ancora oltre…

Università degli Studi di Milano

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