Partiti e politici
Umbria: la rivincita di Salvini
Il momento fatidico è dunque giunto: stasera sapremo se l’alleanza tra Movimento 5 stelle e Partito Democratico ottiene una qualche approvazione tra gli elettori (umbri, giusto sottolinearlo) o se ancora i rispettivi supporters tendono a non dargli sufficiente credito. Molti commentatori ne parlano come se questa consultazione fosse una sorta di giudizio (quasi) definitivo sul governo pentadem; cosa che ovviamente non è, né sarà giudicato tale – al di là delle dichiarazioni – da nessuno dei contendenti. Ma è certo un primo piccolo elemento che ci farà capire molte cose sulla direzione che dovrà prendere questa inedita alleanza, nel Conte-bis.
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I termini della questione sono un po’ diversi da come comunemente la si inquadra. Vediamo perché. E’ indubbio che la coalizione di centro-destra parte avvantaggiata, per due motivi sostanziali: il primo è che l’onda leghista delle ultime politiche e, soprattutto, delle europee di maggio ha portato quell’area politica in netta pole-position e quell’onda continuerà molto probabilmente anche in questa occasione; il secondo è che l’Umbria viene da tanti decenni di amministrazione di centro-sinistra che, soprattutto negli ultimi anni, non si è mostrata con il suo volto migliore.
Molti parlano di un sistema di potere ormai logoro e che ha logorato anche le migliori intenzioni di una parte rilevante dell’elettorato umbro, che non vede l’ora di cambiare cavallo. Ne ha giusto l’occasione in questo frangente, puntando proprio su Salvini, il nuovo cavallo che ha mostrato di trovarsi più in sintonia con la maggioranza della popolazione. E che quindi vincerà, con il sostegno del resto del centro-destra unito.
Se prendiamo come punto di riferimento il risultato delle ultime europee, l’unico con cui poter fare paragoni anche se di natura ovviamente molto differente, si può notare come la coalizione capeggiata dal leader leghista parta da un livello di consenso elevatissimo, superiore al 50% dei voti (38% per la Lega e 13% circa per gli alleati), mentre la coalizione alternativa (Pd+M5s+Leu) supera a stento il 40%. Oltre dieci punti di distacco che paiono a prima vista difficilmente colmabili, oltre tutto con la variante di una alleanza che, come si diceva, non si sa quanto apprezzata dai suoi sostenitori, dopo anni di feroci insulti reciproci.
Gli occhi con cui guardare il risultato odierno dovranno quindi focalizzarsi non tanto sulla vittoria altamente probabile di Donatella Tesei, senatrice della Lega, quanto sul suo distacco nei confronti di Vincenzo Bianconi, il suo avversario sostenuto dalle forze di governo nazionale, che come noto si uniscono anche qui in esplicita funzione anti-salviniana.
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Se il vantaggio di Tesei risulterà alla fine inferiore o molto vicino a quel 10%, allora si potrà affermare che l’alleanza Pd-M5s avrà funzionato, almeno in parte, come primo punto di partenza. Se viceversa sarà molto superiore, vorrà dire che, prima di tutto, la “strana coppia” non funziona, non riuscendo nemmeno a mantenere i (magri) consensi delle ultime europee e, inoltre, che il governo dovrà sicuramente cambiare marcia, se vuole aumentare il proprio gradimento nei mesi a venire.
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