Ambiente
Trivelle Sì, trivelle No: basta che si voti
Il 17 aprile si vota per il referendum abrogativo sulla legge ambientale che regola le trivellazioni in mare.
La data ormai incombe, l’incertezza persiste e la volontà di astenersi dilaga; mentre ci si chiede perché questo referendum non sia stato accorpato alle prossime elezioni comunali, dato l’ingente costo dello stesso – pari a 300 milioni.
Con la vittoria del Sì, le concessioni estrattive entro le 12 miglia dalla costa non verranno più prorogate, ma invece i vertici Pd invitano all’astensione: “Questo referendum è inutile. Non riguarda le energie rinnovabili, non blocca le trivelle (che in Italia sono già bloccate entro le 12 miglia, normativa più restrittiva di tutta Europa), non tocca il nostro patrimonio culturale e ambientale”.
Può il partito di maggioranza che governa il nostro Paese invitare i cittadini a non votare? Sicuramente non è illegale farlo: ma è accettabile?
Il precedente risale al 1991: quando Bettino Craxi, sul referendum riguardante la preferenza unica (appresso al quale venne giù la Prima Repubblica), invitò gli italiani ad andare al mare.
Sin da bambino mi è stato però insegnato che il referendum è il più efficace strumento di democrazia diretta, quindi ha un forte valore e conferisce al cittadino un grande potere.
Sabotare un referendum per non raggiungere il quorum è vergognoso – un affronto alla democrazia: un vero e proprio insulto ad un diritto conquistato con fatica da chi ci ha preceduti. È una questione di rispetto nei loro confronti onorare le loro battaglie e andare a votare.
Al di là del voto in se (che sia un Sì, un No, o una scheda bianca), i referendum vanno votati, punto.
L’astensione si dimostra semplicemente con la scheda bianca, non col non-voto.
Recita l’articolo 48 della Costituzione italiana: ” […] Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”.
Tommaso Proverbio – L’Anguilla
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