Partiti e politici

Tra il dirigente impostato e il collega cazzone, tu con chi bevi il caffè?

27 Maggio 2019

I risultati elettorali mi sembrano abbastanza scontati e tutto sommato mi lasciano del tutto indifferente, mi pare consolidato che esistano dei blocchi stabili: la Meloni che prende i voti che furono di Fini, Salvini che è oggi Berlusconi nel momento di forma con Fi che fa da Casini, il PD che sono i DS senza la Margherita che non si trova, con i 5Stelle che prendono quel 15% di civismo che l’area rappresentava, le varie Sinistre che parlano di unirsi e che comunque assieme non arrivano mai a nessun quorum, in generale cambiano loghi e coloretti, ma c’è poca novità per un Paese che è stabilmente immobile nel suo (non) evolversi.

Altrettanto è evidente che esiste un 20% di italiani che vota spostandosi da 30 anni verso ciò che percepisce in quel momento vincente (prima era uguale, solo non doveva spostarsi di qua e di la) e nel suo muoversi crea dei trionfi sistematici che sistematicamente vengono disattesi e tutti si buttano sul nuovo campione di turno. Dare degli idioti a questi elettori è la cosa più stupida si possa fare anche perché sono sempre gli stessi e sono quelli che l’altra volta hanno votato come te e sono gli stessi che dovranno rifarlo la vota dopo quando ci sentiremo i vincitori.

Mi pare si possa dire che sia poco importante che il “salvatore” del momento abbia qualche chance di portare dei reali benefici. Quello che conta per gli Italiani è la speranza, l’affidarsi a. Che è quello che poi permette il lamento, la delusione, l’indignarsi e tutte quelle tensioni molto adolescenziali che verranno coperte da un nuovo innamoramento.

Quello che invece cambia sono solo le foto dello sfondo e ieri ne abbiamo avute due davvero magnifiche.


Da un lato in perfetto stile pop/social il Salvini ha ringraziato con il cartellone scritto a pennarello con dietro il Pantheon dei miti ben esposti. La foto di Baresi appesa sul muro con i poster del Milan come si conviene ad un mondo adolescente a cui si aggiungono i piccoli miti locali (l’ampolla padana, il capellino della campagna di Trump e quello delle forze dell’ordine), poi qualche libro dal formato molto scolastico assieme a quello Leggenda Milan che appare ottima sintesi delle librerie degli italiani su cui stanno vicino le foto rassicuranti della famiglia (e i Putin del caso), qualche immagine sacra e il vero simbolo del successo che è il Tapiro (sono stato in TV, sono importante!) tutti oggetti che mostrano che gli adolescenti che siamo come società sono diventati più adulti, taluni persino ministri, ma in perfetta continuità.


Dall’altro lato c’è un altro capolavoro ed è lo sfondo fantastico della foto di Zingaretti e Gentiloni che si sorridono soddisfatti con dietro due librerie perfettamente vuote. Dopo aver discusso fino ad uccidere tutto e tutti su quali fossero i veri miti più veri e opportuni (da Madre Teresa a Che Guevara, per dare il tappeto musicale al tutto) si è arrivati al vuoto assoluto, vuoto totale, ma con molte mensole, perché la sinistra deve essere sempre colta e intellettuale, sempre quanto basta per per risultare distante dagli italiani generici. Due persone nel vuoto pneumatico circondate da telecamere di una vita distante da tutti, in mezzo la perfetta scrivania intonsa del capo, quello che ogni italiano detesta a prescindere visto che “lui prende un sacco di soldi e poi però faccio tutto io”.

Non occorre chiedersi chi prende il voto tra il vostro collega simpatico che vi offre caffè alla macchinetta e i capi in conclave in un’ufficio ancora da arredare visto che è arrivato da poco e magari va pure via presto perché lo rinominano da dirigente da un’altra parte a breve.

Che il voto non dovrebbe essere solo “simpatia”, ma lo strumento per migliorare la propria vita non ci crede nessuno, come nessuno crede davvero che chi firma le carta che ognuno di noi produce abbia delle responsabilità reali e sia pagato di più per quello.

 

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