Partiti e politici
Tosi si rassegni: la Lega (e la destra) sono di Salvini
Rottura Salvini-Tosi. Sintesi: due galli, un pollaio. Perché in questa storia non ci sono strategie differenti, diversi punti di vista. La scomunica della Lega Nord su Flavio Tosi arriva per ragioni di potere. Matteo Salvini è il capo e sostiene, con coerenza, la ricandidatura di Luca Zaia alla regione Veneto. Tosi, con quella casella bloccata, non ha più spazi di manovra e forza la mano fino alla rottura definitiva.
I due galli, nati e pasciuti in casa Lega, alla fine dicono più o meno le stesse cose e che vogliono, più o meno le stesse cose. E cioè prendersi la destra italiana, allargarla e guidarla.
Ma Matteo Salvini, il milanese, è arrivato prima. Prima di Flavio Tosi, il veronese. C’è poco altro da spiegare. Salvini si è imposto dall’interno del partito, stando sotto i gazebo. Prima fedele a Bossi, poi a Maroni. E senza mai prendersi una sola responsabilità di governo.Gioco facile per chi, forte dell’età e del conseguente estremo dinamismo televisivo, le spara grosse ogni giorno sapendo di parlare alla pancia del paese, senza pagare dazio.
Dall’altra parte c’è Tosi, che per emergere fa il sindaco di Verona. All’inizio, quella amministrativa, poteva anche essere la carta giusta. Ma con l’andar degli anni, e la cavalcata di Salvini, quel ruolo, anche se ben giocato, si è fatto vicolo cieco. Provinciale, asfittico.
Tosi, nella sfida al leader è rimasto indietro. Ha scoperto che governare è tutt’altra cosa. Ha provato a fare le cose che ha promesso ai cittadini, riuscendoci a metà. Ad esempio i rom, cavallo di battaglia di ogni leghista che si rispetti. I rom li puoi sgomberare tutte le volte che puoi, ma non li puoi neutralizzare. E fare la guerra ai criminali, fannulloni, clandestini a parole è molto più semplice che dover gestire i problemi di sicurezza da sindaco, e vedersela con il prefetto, il capo della mobile e il comandante dei carabinieri. E poi c’è da gestire la problematica della casa, della salute, dei dritti di chi lavora per te, in comune.
Grandi problemi e poco spazio alle parole. Salvini di questi problemi non ne ha. Ha compreso che è il momento giusto per prendersi tutta la torta. Berlusconi in grande affanno, nessun ricambio all’orizzonte. Un elettorato a destra sempre più disorientato e rabbioso. E dopo la manifestazione di sabato 28 febbraio a Roma, che ha sancito l’alleanza con i neofascisti di Casa Pound, si è deciso a sgomberare il campo da eventuali ostacoli. Così è arrivato, puntuale, l’ultimatum a Tosi. “O ti allinei, o sei fuori”. “Inaccettabile”, bofonchia Tosi, che cerca di uscire dalla rete.
Ma al momento contro Salvini non c’è partita. Lui ha fatto i passi giusti tempo fa. E ora vola nei sondaggi. Tosi si rassegni. Se si allinea potrà sempre fare il gregario ben pagato. E forse un giorno godere nell’assistere da vicino al declino di Salvini. Ma a quel punto il tempo sarà scaduto anche per lui.
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