Partiti e politici

Tortosa, Berlusconi e molti altri: se l’Italia è il paese dei “fraintesi”

18 Aprile 2015

Hanno suscitato notevole (e sacrosanta) indignazione le parole pubblicate su facebook da Fabio Tortosa, Segretario regionale Consap, in servizio a Genova nel VII Nucleo durante il sanguinoso G8 di Genova dei 2001, macchiato dalla morte del giovane Carlo Giuliani e dall’irruzione notturna della polizia, risoltasi in macelleria messicana, alla scuola Diaz occupata dai manifestanti. Il post incriminato, che è finito su tutti i principali organi di stampa nazionali, recitava così: “Io sono tra gli 80 del VII Nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte.” 

Tra i commenti al post (uno più becero dell’altro, e quasi tutti di compiaciuta approvazione) Tortosa trovava modo anche di chiarire ulteriormente la sua posizione ideologica affermando: “mi auguro che Carlo Giuliani sotto terra faccia schifo anche ai vermi”.

 

Giovedì, a seguito del polverone sollevatosi, sono arrivate, puntualmente, le parziali scuse di Tortosa, che nel frattempo è stato sospeso dal servizio ed è in attesa di ulteriori provvedimenti disciplinari. Dico parziali perché, nel suo tentativo di giustificare l’accaduto, Tortosa ha dichiarato di essere “vittima di un fraintendimento” causato dalla stampa, che avrebbe male interpretato le sue esternazioni.
Ma come?, viene da chiedersi. E cosa ci può essere di fraintendibile? Il “fare schifo ai vermi”? La volontà di rivendicare orgogliosamente la violenza perpetrata alla Diaz? O forse l’odio testardo per un ragazzo, Carlo Giuliani, morto ammazzato tragicamente giovane, a prescindere dai giudizi sulle azioni dello stesso?
Nulla di tutto questo, ovviamente. Quel “sono stato frainteso” altro non è che il più goffo dei tentativi di salvare faccia e posto di lavoro da parte di una persona a corto di idee, argomenti e soprattutto scusanti. Ma se state pensando che la sua sia la peggiore e più patetica giustificazione mai sentita, ripensateci.

 

Tortosa non è che l’ultimo erede di una tradizione poco lusinghiera e molto italiana: quella dei “fraintesi”. Il capostipite di questo movimento di illuminati è stato ed è tuttora, manco a dirlo, l’eterno incompreso Silvio Berlusconi. Per motivi di spazio (occorrerebbero un libro ed una memoria sopraffina per ricordarli tutti) qui non potremo elencare tutte le volte in cui l’ex cavaliere ha utilizzato la tattica dello “sparala grossa e poi accusa i giornalisti”. Così, tanto per farci una risata (amara), ricorderemo soltanto quando proclamò a chiare lettere “la superiorità culturale della cultura occidentale rispetto all’Islam” (26 settembre 2001), o quando dichiarò che i suoi figli erano trattati “come le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler” (5 novembre 2013). E perché non ricordare anche quando, improvvisamente in vena di lezioni di storia, durante un’intervista al The Spectator (4 settembre 2003) spiegò all’atterrito giornalista che “Mussolini non ha mai ucciso nessuno: gli oppositori li mandava in vacanza al confino”.

In tutti questi casi (e in molti altri), chiamato a rispondere delle sue affermazioni, Berlusconi si schermì dietro quella che con il tempo è diventata una delle sue esternazioni preferite, quasi una massima, probabilmente seconda per frequenza solo al suo caratteristico “mi consenta”: quel “mi hanno frainteso” che vuol dire tutto e niente, e che quasi sempre non è che un misero (ma facile) tentativo di aggiustare parzialmente il tiro senza essere costretti a scusarsi per la boiata appena detta (e quindi anche un modo piuttosto subdolo per rivendicarla).
Un comportamento che ha fatto scuola, come abbiamo visto con Tortosa.

 

Ma anche il mondo dello sport vanta numerosi esempi di questo tipo, non molto edificanti.

Uno dei fraintesi più irriducibili, dopo Berlusconi, è il presidente della S.S. Lazio Claudio Lotito. Ricorderemo tutti, solo per citare il caso più eclatante, la famosa telefonata del 28 gennaio tra lui e il dg dell’Ischia Iodice, nella quale Lotito parlava della “necessità di impedire che Carpi e Frosinone arrivino a giocare la serie A” al fine di evitare un ipotetico crollo dei guadagni per tutta la Lega e i club a causa dei minori incassi. “Sono stato frainteso e le mie parole travisate dalla stampa e da chi vuole contrastare i miei sforzi”, fu la difesa di Lotito.

A fare compagnia al presidente della Lazio c’è anche il suo buon amico (sarà un caso?) Carlo Tavecchio, Presidente della FIGC, che nel suo discorso d’inizio mandato, tanto per cominciare con il piede giusto, dichiarò, in merito alla questione dei troppi giocatori stranieri nel nostro campionato: “l’Inghilterra individua dei soggetti che entrano solo se hanno professionalità per farli giocare, da noi invece viene “Opti Poba” che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio.” Anche a seguito di questo orrido strafalcione razzista, ovviamente, la difesa di Tavecchio fu il più classico dei “sono stato frainteso dai giornalisti, il concetto era più complesso”.

 

Purtroppo, non sono solo politici e presidenti ad incappare in questi spiacevoli episodi. Per dare una pennellata conclusiva a questo nostro desolante affresco, infatti, basterà ricorderà il caso di Valerio Agnoli, ciclista gregario della Astana, il quale, impegnato nel Giro d’Italia del 2014, non riuscì a trattenersi dal togliersi lo sfizio di gridare “terroni!” al pubblico presente a margine della strada durante una tappa corsa nel sud Italia. Pubblico che tra l’altro lo stava incitando.

Avendo la sfortuna di esser ripreso proprio in quel momento da un videoamatore, e interrogato su quella sua esclamazione, Agnoli non trovò nulla di meglio da dire che “mi hanno frainteso, non volevo offendere il pubblico”.
Insomma, a quanto pare anche le singole parole possono essere oggetto di fraintendimenti! Chissà, magari quel “terroni”, vocabolo da sempre razzista in maniera generica e indefinita, ma senz’altro odiosa, a casa di Agnoli invece è da considerare un complimento. Ci rimarrà il dubbio.

Quello che è ormai chiaro, invece, alla luce di questo piccolo campione di esempi, è che l’Italia è il paese al mondo dove è più facile essere fraintesi. A questo punto però una domanda mi sorge spontanea: sarà mica perché siamo anche quello in cui vengono dette più minchiate?

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