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#SOCIALCOM15: la comunicazione politica raccontata dai suoi attori
Come cambiano i paradigmi della comunicazione ai tempi dei social media: questo l’argomento di discussione del #socialcom15 andato in scena il 15 maggio 2015 presso la Sala Zuccari del Senato e di cui vorrei parlarvi in questo spazio. Protagonisti politici, influencer e professionisti del web che hanno spiegato come i social abbiano trasformato approcci e informazione.
Francesco Nicodemo –ex responsabile comunicazione PD- ha spiegato che Twitter è una piazza rivolta ai comunicatori e non –secondo lui- un mezzo per ottenere voti, obiettivo a cui si presta molto di più Facebook, con un bacino di utenti sei volte più grande di TW. Secondo Nicodemo la rete dev’essere nutrita di contenuti da far condividere e metabolizzare, per far sì che essa diventi capillare e fecondi messaggi positivi che sovrastino i negativi, trasformandosi così nei sentiment del momento.
Esempio perfetto sono i Fatti di Milano, che hanno monopolizzato tutte le reti televisive con il racconto dei disastri dei Black Block (si meritano la lettera maiuscola?). Nel pomeriggio –mentre le telecamere ancora narravano delle scritte sui muri- su internet è stata postata l’immagine di una donna che raccoglieva ciò che rimaneva della vetrina della sua attività. Un messaggio positivo che si è in poche trasformato prima nel movimento #nessunotocchimilano e poi in una piazza gremita di cittadini. Altro che diretta.
Antonio Palmieri –responsabile web di Forza Italia- ha deciso di accantonare le slide (ironicamente definite “troppo renziane”) e di adottare un geniale “Live-twitting”: ogni passaggio del suo discorso è stato riassunto e raccontato in tweet.
Partendo da un assunto che molto somiglia al concetto del “Mezzo-Messaggio” di McQuail, Palmieri afferma che per comunicare bisogna prima di tutto avere qualcosa da dire. Banale? Non proprio, perché se non consisti non puoi veicolare né problemi né soluzioni, che in politica si traducono in valori e programmi. Dall’esigenza partitica di raggiungere utenti-elettori nasce l’idea di una comunicazione definita da Palmieri “sartoriale”, ovvero fatta su misura per declinare la presenza sul web di un soggetto politico a seconda delle sue sfaccettature.
Dall’analisi dei social media di alcuni personaggi politici è scaturito che la scelta meditata degli argomenti –non esclusivamente legati al credo del partito, ma anche e soprattutto ad oggetti di discussione pubblica- abbia esponenzialmente aumentato i livelli di interazione e seguaci. I fattori che rendono una comunicazione efficace e vincente sembrano essere l’individuazione di un target che varia di social di in social; la copertura dei post durante tutto l’arco della giornata; i temi che nella maggior parte dei casi corrispondono all’agenda giornaliera.
È necessario, quindi, curare costantemente il proprio profilo e investire tempo sul web per arginare la disaffezione dal personaggio e dal partito. Nasce qui la provocazione del giornalista Claudio Velardi –ex spin doctor- : comunicazione politica o politica comunicativa?
La politica discute mentre la comunicazione viaggia in tempo reale. Nel web 3.0, quello che ci rende nodi di un’unica rete, chi insegue chi? Sembra essere ancora una questione ambivalente perché la politica, in fondo, continua a dettare la maggior parte degli argomenti enunciati dalle testate. Il fenomeno di Agenda setting sembra essere ineludibile nella realtà dell’informazione. Lo stesso Gennaro Sangiuliano ha affermato che il Tg1 ha la funzione di dare alle persone comuni il giusto numero e la giusta gerarchia di notizie, ammettendo però che decenni fa era l’élite giornalistica ad indirizzare l’opinione delle masse. I ruoli sono palesemente mutati. Il giornale oggi trasforma l’hashtag in un fatto compiuto, ma è il web a lanciare la #tendenza, a dettare gli oggetti di interesse e ad indirizzare i personaggi pubblici sugli argomenti da postare e riassumere in 140 caratteri. Un quid vincente che cambia l’ordine del giorno senza intermediari né previsioni. Una realtà imprevedibile che si autodetermina. E che si diverte ad essere da anni il nostro oggetto di studio.
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