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Silvio batte Veronica, Michelin declassa Cracco: ecco il trionfo del paese reale
Un 16 novembre da ricordare. La Corte d’Appello interrompe l’assegno mensile di mantenimento di 1,4 milioni di euro in favore di Veronica Lario da parte dell’ex marito Silvio Berlusconi. E stabilisce anche che la ex consorte, già simbolo del femminismo all’italiana all’insegna del “se non ora, quando”, dovrà rstituire le mensilità percepite da febbraio 2014. Vale a dire 43 mensilità che moltiplicate per 1.4 milioni di euro fanno 63 milioni di euro tondi tondi.
Ma non è tutto. La nuova Guida Michelin sottrae una stella al ristorante milanese di Carlo Cracco lo chef ormai divo grazie al format tv MasterChef.
Potrebbero sembrare due notizie senza alcun collegamento. Potrebbero, appunto. A noi sembrano due notizie che riportano, dopo anni di esilio più o meno forzato, il paese reale nel mondo dell’informazione e quindi nelle case degli italiani.
Il Paese geneticamente ostracizzante nei confronti dei giovani, si ritrova a dover fare di nuovo i conti con un uomo di 81 anni che sembrava essere stato definitivamente travolto dopo vent’anni di vita politica. Un uomo, Silvio Berlusconi, che incredibilmente è sempre riuscito ad apparire il più umano di tutti. Nelle sue debolezze così come nelle sue manie di grandezza. È l’ultimo leader politico italiano che è riuscito a stabilire – nel bene e nel male – un rapporto con gli italiani.
È, tra i tantissimi altri aspetti, l’artefice di un miracolo imprenditoriale: è stato l’ultimo uomo politico italiano capace di fare vendere i giornali in edicola. Uno, Il Fatto quotidiano, lo ha praticamente creato lui. Sono tanti i prodigi. Faremmo notte a elencarli tutti. È riuscito nell’impresa di riportare in piazza le donne d’Italia. Ci ha fatto quasi tenerezza l’altro giorno leggere su Repubblica una balbettante Michela Marzano che provava a dire che il confine tra molestia e corteggiamento non è poi così vaporoso. Un tempo bastava attaccare Berlusconi e si finiva in prima pagina. E l’arroganza veniva da sé.
Berlusconi rientra nelle vite degli italiani con una notizia che a tante persone – uomini e donne, perché come abbiamo visto in questi giorni di molestie dintorni la misoginia è femmina – sembrerà il trionfo della ragionevolezza. L’assegno mensile di 1,4 milioni di euro per la ex moglie Veronica Lario era fuori dal mondo. Il ritorno di Silvio Berlusconi – incredibile paradosso nell’Italia che sembra ormai aver smarrito punti di riferimento pubblici – stavolta potrebbe avvenire all’insegna del buon senso. Lui, l’uomo degli eccessi, con una vita che a voler essere magnanimi potremmo definire border line, potrebbe rientrare con il vestito dell’affidabilità.
E lo fa in un modo che colpisce, e che può essere giudicato da tutti. È un passaggio importante. Matteo Renzi parla da sempre un linguaggio incomprensibile a tanti italiani. Il linguaggio moderno, da Twitter, che almeno un italiano su due non capisce. A prescindere dal giudizio che si ha del suo operato, proprio Renzi ha insegnato che in politica i risultati non sono tutto. Basta guardare che cosa è successo nel mondo della scuola. Una riforma come non se ne vedevano da anni. Ciascuno di noi conosce almeno, almeno, tre persone che hanno ottenuto la cattedra grazie alla “buona scuola”. E ciascuno di noi sa che nessuno dei nuovi insegnanti voterà mai Renzi. Lo odiano. Di un odio purissimo. È un caso di scuola di psicologia collettiva.
Renzi è distante. Berlusconi no. Tutto ciò che riguarda Berlusconi, riguarda tutti. Pur essendo un uomo ricchissimo, la sua vita sembra accessibile. Ha segnato questo Paese. Piaccia o no, ha cambiato il rapporto degli italiani con la magistratura vent’anni fa ritenuta la divinità in terra e oggi decisamente meno. Ha fatto discutere del suo rapporto con la moglie, del suo rapporto con l’universo femminile. Anche quello sottoposto a regolare contratto. Un datore, più che un molestatore.
Non c’è stata famiglia, non c’è stata cena con gli amici, caffè sul luogo di lavoro dove non ne se ne sia discusso. Animatamente, ovviamente. Argomenti chiari. Invece, anche le malefatte o presunte tali di Renzi sono poco traducibili. Per nulla appassionanti. E non ci addentriamo qui – non è quest’articolo la sede per farlo – nell’universo politica estera. Se non si chiamasse Berlusconi, qualcuno dovrebbe riconoscergli la bontà delle sue visioni quando era a Palazzo Chigi.
Si ritroverà in campagna elettorale con uno spot di eccellenza: nientemeno che un film tutto dedicato a lui del premio Oscar Paolo Sorrentino. Non decide l’agenda setting. È l’agenda setting. Ora è diventato anche animalista.
Improvvisamente, Berlusconi riporta il Paese reale nelle pagine dei politica. Non a caso, in tanti anni non lo abbiamo sentito pronunciare la parola food. Né impiattamento. Né gourmet. Sono termini renziani. L’ha capito anche la Guida Michelin. Ecco cosa c’entra Cracco. I cambiamenti non avvengono mai per caso. La tendenza Veronica sembra passata di moda.
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