Partiti e politici

Silvia Sardone e gli altri: tra gaffe e litigi nasce la nuova Forza Italia

8 Aprile 2015

Forza Italia anno zero. “O si rifà tutto, ma proprio tutto o si muore”, vociferano fonti vicinissime a Silvio Berlusconi. E della necessità di mettere un punto ed andare a capo, pare ne sia straconvinto lo stesso ex cavaliere, che da mesi sta cercando di capire come rilanciare il partito. L’ennesimo cambio di nome in “Forza Silvio”, come paventato qualche settimana fa da qualche fedelissimo, non sembra convincere gli spin doctor di Arcore. E comunque non sarebbe sufficiente a centrare il recupero. Occorre un’operazione di rinnovamento generazionale, come in casa Pd. Ma senza rottamazione. “Una cosa controllata”, dicono alcuni deputati ultras di Silvio. Nel senso che sarà Berlusconi, ancora una volta a decidere tutto.

A Villa Germetto, nel novembre scorso, era già andata in onda la prima puntata del casting, voluto da Silvio, per cercare volti nuovi. Belle facce, intelligenze vivide e puntiglio da venditori. Questo vuole il capo, che pare non essere ancora del tutto soddisfatto di ciò che ha potuto vedere. Tanto che in questi giorni di post Nazareno, nel caos degli abbandoni (Sandro Bondi e consorte) e delle spaccature (Forza Italia divisa in tre tronconi e forse anche di più), Berlusconi intende accelerare sulla strada del rinnovamento. Ma l’operazione nasconde più di qualche controindicazione, perché le facce nuove preferite, non sono poi tanto nuove. E nascondono qualche piccolo scheletro nell’armadio. Pare che in pole position nei gusti dell’ex premier ci sia una giovane donna, che partecipò alle selezioni nazionali di villa Germetto. Si tratta di Silvia Sardone, 32 anni, giuslavorista milanese. Una semplice consigliera di zona due, con l’incarico di rianimare il partito a Sesto San Giovanni, dove la destra non tocca palla dal ’45. Roba difficile. Ma la Sardone è testarda e determinata a non mollare. Vuole vivere di politica. Quella che conta.

I bene informati dicono che abbia fatto breccia nel cuore commerciale di Berlusconi. E grazie a questa simpatia, ora la Sardone è invitata in tutti i salotti televisivi che contano. A battagliare da pasdaran come piace a Silvio e a difendere il capo in tutto e per tutto. Sarebbe perfetta per rilanciare tutta la baracca. Ma, nonostante la giovane età, a Milano se la ricordano come quella che ha “distrutto” bilanci e credibilità di Afol, l’agenzia provinciale per il collocamento di cui è stata presidente dal 2011. In una delle relazioni di accompagnamento al bilancio di Afol, il collegio dei revisori scrisse che l’agenzia  “è gestita male e amministrata peggio”. Nominata dall’ex presidente della Provincia, Guido Podestà, la Sardone venne ascoltata dalla procura meneghina che indagò sulla nomina di Luigi Degan  a direttore dell’ente, a 132mila euro l’anno di indennità. Degan ora si trova a rischio processo per falso ideologico e truffa aggravata per aver presentato alla Provincia un curriculum che per l’ accusa è falso. Qualche anno prima, la Sardone già conoscente di Degan,  aveva ottenuto un dottorato nella stessa università di Modena in cui lavorava il direttore di Afol.

Coincidenze, forse. Ma il curriculum della Sardone, che rivendica ad ogni occasione di essere una semplice consigliera di zona, dice tutt’altro. Ed è una storia da prima Repubblica. Appena uscita da Afol, la giovane forzista ha trovato subito collocazione come specialista in risorse umane in Serravalle, altra controllata di Provincia di Milano.
Il viso della 32enne che piace tanto a Berlusconi non è proprio acqua e sapone. Riportarla alla perduta verginità politica  sarà operazione assai complicata, anche per i maghi della comunicazione.

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(Lara Comi)

In lizza per la leadership del futuro c’è anche Lara Comi, eurodeputata di Varese dal 2009. Bocconiana, 32enne, ormai un’esperta di politiche comunitarie. Ma anche di gaffe prodotte in tv, nel tentativo di diventare “amica di famiglia degli italiani”. Famoso il suo scivolone appena dopo il nubifragio che colpì la Sardegna nel 2013. Durante il talk show mattutino Agorà, l’europarlamentare del Pdl intervenne sulle vittime dell’alluvione: “Come è possibile rifugiarsi in uno scantinato, qui manca un’educazione, l’abc delle norme di sicurezza, come uno che durante il terremoto va in ascensore”.  Il conduttore Gerardo Greco le fece notare che la famiglia di Arzachena rimasta uccisa non si era rifugiata nello scantinato, ci abitava. “Sono stata fraintesa” si difese poi la Comi.

Nello stesso periodo aveva dato il meglio a Servizio Pubblico, dove diffamò con soave leggerezza l’ex sindaco di Ferrara Roberto Soffritti, ed ex candidato con Rivoluzione Civile per le elezioni 2013. Un giudice civile ha condannato l’europarlamentare per le frasi dette. La Comi aveva accusato l’avversario, non presente in studio, di essere indagato e di aver fatto da sindaco affari con la criminalità organizzata. Lo aveva definito “persona poco limpida”, “con un background di tipo mafioso”, “che ha fatto fallire la Coopcostruttori”, “imputato per questi fatti” e “condannato” in processi non meglio precisati. Soffritti in realtà non era nemmeno indagato. Ma non sono soltanto le gaffe a rallentare la corsa della “catechista di Forza Italia”. C’è anche qualcosa di più difficile da far digerire a quel pezzo di opinione pubblica dal palato fine.

Secondo il settimanale L’Espresso, durante la campagna elettorale per le europee del 2014, Pasquale “Lino” Guaglianone, ex terrorista nero, avrebbe concesso alla Comi la locazione del “Comi Point” in Corso Buenos Aires oltre a fornirle sostegno per cene ed eventi di fundraising. L’ex tesoriere dei Nar è indagato dall’anno scorso dalla Dia di Reggio Calabria insieme con alcuni suoi soci in seguito allo scandalo che ha riguardato gli investimenti in Tanzania del Carroccio. Ma la Comi non si scompone e non crede di dover dare peso alle polemiche su questa conoscenza. Ad arrivare ancora più in alto, continua a crederci. Resta  in corsa anche Alessandro Cattaneo, classe ’79, sindaco di Pavia fino al 2014, quando perse la città drammaticamente contro un anonimo avversario del Pd. Passò in poche settimane da ragazzo prodigio, (sindaco più amato dagli italiani secondo i sondaggi ma non secondo i pavesi), a promessa non mantenuta della politica. Ma l’ex formattatore di Forza Italia non si rassegna. Da Silvio, dopo lunghe ore di anticamera, è riuscito a strappare un ruolo da formatore politico per i giovani forzisti in giro per l’Italia. Non è molto ma è un punto da cui ripartire, che il giovane ex sindaco è convinto di poter sfruttare come una carta a suo favore. Ma a Berlusconi chi perde non piace.

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(Alan Rizzi)

 

E adesso che Cattaneo sembra in affanno, visto che non possono non tornare alla mente anche le sue cattive frequentazioni elettorali. Come nel 2009 quando Cattaneo partecipò a “aperitivi e cene” organizzati da Giuseppe Pino Neri, condannato a 18 anni di carcere, e che, secondo i magistrati dell’”Operazione Infinito”, era il “capo dei capi” della ‘ndrangheta in Lombardia. Ad appesantire la corsa di Cattaneo c’è anche l’amicizia con Gianfranco Abelli, potentissimo ex deputato del Pdl, vicino a Formigoni e caduto in disgrazia per l’arresto della moglie per riciclaggio. Se si aggiunge a questi particolari di non poco conto, anche la disfatta delle amministrative nel 2014, al pimpante Cattaneo restano pochissime chance. Chi invece può giocarsela davvero ed ambire ad un posto al sole tra i preferiti di Berlusconi è Alan Rizzi. Un cognome che a Milano ha il suo peso specifico. Il 42enne è capogruppo della pattuglia forzista a Palazzo Marino. Corre da una tv locale all’altra per ben figurare ed emergere una volta per tutte. Fa sapere, appena può, che il partito dell’ex cavaliere nel capoluogo lombardo è anche cosa sua. Il padre, Enrico Rizzi, ebbe una lunga carriera politica culminata al Senato, in Forza Italia. E il fratello Richard, dopo aver militato fin da ragazzino nel Psdi al fianco del papa è divenne,  a 22 anni, consigliere regionale e poi assessore. Nel 1994 aderì a Forza Italia, cambiando completamente schieramento.

Anche Alan,  abile e brillante ex assessore allo sport nella giunta milanese di Letizia Moratti, ha la smania del cambiamento. Virtù che in politica fa rima trasformismo. Si scandalizzarono in molti quando paventò l’intenzione di cambiare casacca per entrare nel neonato Ncd di Alfano. Decisione mai presa. Alan Rizzi rimase in Forza Italia. Ma attorno a lui ora si infittiscono gli ostacoli. Non ultimo, lo scontro aperto con la Sardone che ha proposto lo stop agli eletti che superano il terzo mandato. Apriti cielo. Osservando la proposta Rizzi potrebbe non candidarsi più. Tutto con poco più di 40 anni e con un’energica carriera da fare. Nemmeno Berlusconi sarebbe d’accordo.

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