Partiti e politici

Si Salvini chi può

19 Gennaio 2015

Ieri sera ho visto l’intervista che Matteo Salvini ha concesso a Fabio Fazio a “Che tempo che fa” e mi ha fatto un certo effetto, soprattutto considerato che molte persone (schierate a sinistra) su Facebook hanno deriso il segretario della Lega e i suoi “slogan beceri da bar sport”. 

La mia impressione è stata molto diversa: secondo me da quel confronto Salvini è uscito chiaramente vincitore e Fazio ha fatto la figura del fesso.

Salvini ha fatto un uso coerente e consapevole degli argomenti che ormai include da mesi nella sua campagna elettorale permanente: misure straordinarie e in apparenza originali di politica economica, la minaccia incombente e drammatica della presunta invasione di immigrati, l’Europa amica dei banchieri e nemica dei cittadini.

Del Salvini politico conosciamo già il carisma e il recente attivismo e dobbiamo anche osservare, negli ultimi mesi, la sua crescita “professionale”; il ragazzo impara in fretta e comunica in maniera efficace: è schietto, radicale quanto basta ma rassicurante quando serve, si scaglia quotidianamente con durezza contro chi, impantanato nell’ennesimo Governo delle larghe intese, fatica ad utilizzare le proprie doti comunicative nel modo migliore. Il problema vero è che conosciamo bene anche il Fazio giornalista, l’incosistenza del suo pensiero, il servilismo delle sue domande quando l’ospite e della parte politica “buona”. Vederlo confrontarsi con Salvini mostra il lato più inquietante del Fazio intellettuale o aspirante tale: la mancanza di idee.

Il leader leghista è stato contemporaneamente l’intervistato ufficiale e il conduttore ufficioso della trasmissione: sulla prostituzione ha invocato con calma e persino con una certa eloquenza la sua legalizzazione, spiazzando un Fazio che ha iniziato a balbettare cose confuse a metà tra un bigottismo dal sapore democristiano e un insieme di banalità provenienti direttamente dalla Fiera dei Buoni sentimenti. 

Salvini, va ricordato, non è particolarmente preparato. Parla a vanvera di Europa, dice cose palesemente false sull’immigrazione, si lascia andare ad affermazioni ridicole. Il problema è Fabio Fazio, che non sa cosa dire. 

Ad essere precisi, il vero problema è che se al posto di Fazio ci fosse stato un qualsiasi importante politico di sinistra avrebbe reagito nella stessa maniera e avrebbe bofonchiato le stesse frasi vuote. La situazione in cui ci troviamo è drammaticamente asimmetrica: da una parte il PD è (per ora) l’unico grande partito italiano, dall’altra Matteo Salvini è l’unico vero politico del Paese, laddove per “politico” intendo qualcuno che porti avanti pubblicamente una posizione politica articolata.

Salvini è razzista, eurofobo e propone ricette economiche e sociali che porterebbero l’Italia alla catastrofe, però è riuscito ad assemblare queste ricette in un programma che diffonde in ogni luogo con convinzione e con abilità: dall’altra parte abbiamo solo Renzi, la cui unica preoccupazione è mantenere il potere. 

Tutto questo accade perché oggi la sinistra non ha idee: quella bersaniana, sconfitta alle elezioni e poi alle primarie, si masturba in una visione del mondo che definire obsoleta è eufemistico; quella renziana non esiste, o meglio esiste come gruppo di potere ma non come gruppo dotato di una visione del mondo. Così, non possiamo trovare nemmeno un esponente di primo piano del centrosinistra che sia capace di rispondere a Salvini sull’immigrazione, nessuno che gli dica che gli immigrati NON rubano il lavoro agli italiani e che tutti i dati di cui disponiamo lo dimostrano, nessuno che gli dica che anzi gli immigrati aiutano a tenere in piedi il nostro sistema pensionistico e che i loro contributi finiscono negli assegni dei nostri pensionati, nessuno che gli dica che nei prossimi 30 anni l’Europa avrà bisogno di altri 50 milioni di immigrati per arrestare l’invecchiamento della popolazione e che quindi i flussi migratori devono aumentare, non diminuire.

Non ci sono politici che dicano in tv cose del genere, o perché non sanno nulla sull’argomento, o perché in fondo pensano come Salvini che l’immigrazione sia un problema, o perché hanno paura di risultare impopolari.

La sinistra ha paura di parlare di dati e di rispondere alla menzogna con i fatti perché spesso non riesce più a distinguere la realtà dalla propaganda, il fenomeno statistico dal luogo comune o dall’aneddoto che viene spacciato per legge universale.

Questo vale per l’immigrazione, per l’integrazione europea, per l’Euro, per la politica estera e per tutti i principali temi del dibattito pubblico: il silenzio della sinistra è un silenzio dettato da un’incapacità ormai cronica di riflettere sul futuro. Che politiche energetiche adottare? Che politica estera proporre? Che visione dell’Europa sposare? Dove fissare l’equilibrio tra privacy e sicurezza, tra protezione della concorrenza e protezione delle aziende?

Il mondo in cui viviamo è decisamente più complesso di quello di 30 o 40 anni fa, eppure il livello del dibattito politico è sceso in maniera inquietante. Si tratta di un problema comune a tutta la sinistra europea, ma in Italia mi sembra particolarmente grave: c’è uno xenofobo rampante che si sta gradualmente prendendo la destra italiana e dall’altra parte Renzi cerca di rimanere aggrappato alla zattera delle larghe intese, arrivando a saccheggiare il risparmio previdenziale pur di raccattare un po’ di soldi.

Chi spera in una grande crisi purificatrice, in un crollo in seguito al quale poter iniziare a ricostruire (ammesso che simili crisi garantiscano prospettive di cambiamento), rischia di rimanere deluso: il prezzo del nostro immobilismo è un lento ed inesorabile declino, meno spettacolare ma non per questo meno doloroso.

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