Partiti e politici
Si ferma la corsa a sindaco del M5S a Rimini
Nelle ultime consultazioni comunali riminesi,quelle del 2011 l’allora candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, Luigi Camporesi – oggi beatamente fuoriuscito dal gruppo – strappò l’11,3%. Un risultato più che lusinghiero per una forza giovane, alla prima sfida con il gigante Pd. Un paio d’anni dopo, alle politiche del 2013, i pentastellati, si arrampicarono, in provincia, fino al 30,6% alla Camera e al 28,7% al Senato. Alla ‘prova del nove’, le elezioni amministrative in programma a inizio estate, quelle che dovranno incoronare il nuovo sindaco di Rimini e in cui era accreditato di portare l’attuale primo cittadino – il democratico Andrea Gnassi – quanto meno al ballottaggio, il Movimento non ci sarà.
Lo hanno deciso i vertici nazionali mettendo Rimini tra le città in cui il M5S non correrà per lo scranno più alto. Liquidando ogni velleità con due righe sul Blog di Beppe Grillo. E sconfessando, il celeberrimo e pubblicitario ‘Teorema Accorsi’, quello secondo cui, ’du gust is megl che uan’.
Già, perché dalle parti dell’Arco d’Augusto e del Ponte di Tiberio, due erano le liste Cinque Stelle in attesa della certificazione, dell’imprimatur dello staff di Casaleggio per potersi fregiare del prezioso titolo pentastellato: una appoggiata dallo ‘zoccolo duro’ degli attivisti riminesi, tra cui la deputata Giulia Sarti, l’europarlamentare Marco Affronte e la consigliera regionale Raffaella Sensoli, a sostegno dell’avvocato Davide Grassi; l’altra cucita dall’ex moglie di Beppe Grillo, Sonia Toni, a sostegno del geometra Fabio Lisi.
Entrambe parecchio agguerrite. Battagliere. Inclini alla schermaglia dialettica – anche dura – sui social media. Cancellate, in un amen, dal colpo di spugna passato dal Blog. Dopo settimane abbondanti di riflessione. Solo lo scorso 20 febbraio, a Bologna per inaugurare il punto civico d’ascolto ‘Sos Equitalia M5S’, Carlo Sibilia – membro del direttorio nazionale – si era limitato a dire che “nel momento in cui ci sono due liste che chiedono la certificazione, una delle due ci sarà. Oppure si metteranno d’accordo per usarne una soltanto. Questo – sottolineava- segnala una cosa fondamentale nel Movimento 5 Stelle. Per noi non è la persona al centro: noi mettiamo al centro il programma, cose da fare”.
Che, forse, non hanno convinto i vertici del Movimento. Tanto da scegliere, di fatto, di non scegliere. Non che fosse facile, per carità – stretti tra il premiare gli attivisti della prima ora o una lista promossa dalla ex moglie del fondatore di un movimento che dovrebbe aborrire nepotismo e familismo in nome dell’uno vale uno – ma che, ora, getta al vento la possibilità di puntare a un ballottaggio, a sentire i commenti per strada, nemmeno così irreale da raggiungere.
Ormai a fine corsa – salvo stravolgimenti dell’ultimo secondo – Grassi, considerato un candidato in grado di impensierire il sindaco in carica, affida a Facebook le sue riflessioni. “Si respirava un clima davvero pesante – posta – e sono in parte sollevato dalla decisione. Sollevato perché, nel caso di un esito positivo delle elezioni, avrei dovuto sacrificare per cinque anni la mia professione. E chissà se ne sarebbe valsa davvero la pena. Non nego infatti di aver avuto parecchi ripensamenti in questo periodo. Ho cercato di non dare mai peso alle accuse e ai vari post diffamatori che quotidianamente venivano pubblicati. Ora mi rimetto al lavoro. Un lavoro che non ha mai smesso di gratificarmi e al quale devo tutto quello che sono”.
E su Facebook, un pensiero alla sua ‘vecchia casa’ lo invia anche Luigi Camporesi,fuoriuscito dal Movimento 5 Stelle e alla guida di un quadrumvirato di liste civiche per tentare la scalata a Palazzo Garampi. “È un brutto modo per dimostrare di avere ragione – scrive -: è l’effetto di regole assurde, comunque note da sei anni. Beppe Grillo dimostra per l’ennesima volta di essere diventato inutile, se non addirittura pericoloso per la vita democratica. Mi spiace – chiosa – per tutti quegli attivisti che rispetto”.
Parole dirette ma ben meno dure di quelle affidate, ancora una volta al social media blu, dall’europarlamentare, Marco Affronte. Che non lesina sferzate. “Tutti gli attivisti e tutti gli eletti ogni ora di ogni giorno del loro impegno ci mettono la faccia, sempre, in prima persona: è ora – attacca – che lo ‘staff’, qualunque cosa esso sia, faccia lo stesso. Vogliamo vedere le vostre facce, sapere i vostri nomi. Giochiamo ad armi pari. Fate questo o il Movimento morirà di microcefalia. Un corpo da adulto con su una testa da bambino”. A giudizio di Affronte, con la scelta compiuta dall’alto “chi ci perde sono prima di tutto i cittadini riminesi, a cui togli quanto meno una valida alternativa”. Inoltre, argomenta, per comunicare la scelta, invece di un post secco sul blog di Beppe Grillo “bastava una telefonata al nostro capogruppo in Comune. Una telefonata. In due mesi, niente. E – chiosa – niente neppure prima di pubblicare quel post”.
No,davvero a Rimini, ’du gust is megl che uan’, non funziona.
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