Come sul Titanic qualcuno si lamentava della musica troppo alta, la politica di oggi parla a vanvera e non trova risposte all'astensionismo dilagante

Partiti e politici

Si discute sulle alleanze, mentre la gente abbandona la nave

La percezione diffusa degli elettori è che le redini del mondo siano tenute da forze economiche “superiori” al mondo politico, che appare rilevante, ma che ne è diventato solamente un orpello di falsa immagine. Perché dunque sprecare il proprio tempo a informarsi e a votare?

14 Aprile 2025

La metafora è sempre la medesima, quella del Titanic, però questa volta è una metafora virata al contrario, sotto-sopra: non è tanto la barca che affonda (anche se effettivamente un po’ affonda) mentre l’orchestra suona, quanto i passeggeri che scendono, che se ne vanno. Prima infastiditi, poi insofferenti, poi ancora indifferenti e, infine, apatici. Il fenomeno dell’astensionismo elettorale è in costante crescita, con una partecipazione alle diverse consultazioni sempre più limitata (vedremo a Genova se si arriverà almeno alla metà di votanti), e ora anche con dichiarazioni di non-voto (alle consultazioni politiche!) ben oltre il 40-45% dell’elettorato italiano, secondo i sondaggi degli ultimi mesi.

Le più recenti rilevazioni demoscopiche ci informano che queste astensioni vanno ricercate in particolare negli individui con basso livello di scolarizzazione e limitate risorse economiche, con scarso interesse per la politica e poca fiducia nelle istituzioni, tra le casalinghe, tra i residenti nel sud e nelle isole: una conformazione che richiama per alcuni versi l’astensionismo “storico”. Ma a questi soggetti si vanno aggiungendo, negli ultimi tempi, caratterizzazioni di progressivo allontanamento non soltanto dai partiti più tradizionali (come era nel caso del voto al Movimento 5 stelle), ma alla politica nel suo complesso.

Propensioni più elevate verso la mancata partecipazione al voto si rilevano dunque anche nelle classi di età centrali della popolazione elettorale e negli studenti, categorie che un tempo si potevano definire centrali anche per quanto riguarda il loro rapporto con la politica. Una più diffusa disponibilità all’astensione emerge in generale tra gli elettori che avevano votato per le attuali forze di opposizione, confermando quanto era già emerso in relazione all’ultimo periodo elettorale: coloro più propensi alla partecipazione sono dunque gli elettori di destra, più convinti peraltro che il paese stia andando nella “giusta” direzione.

Indecisione, disaffezione e atteggiamento negativo nei confronti dei propri partiti di riferimento, accanto alla evidente percezione di non poter essere elettoralmente competitivi, si riscontrano al contrario nelle forze politiche di opposizione, e in particolare nello stesso Partito Democratico, dove quasi il 20% dichiara la propria mancata propensione a recarsi alle urne nei prossimi appuntamenti elettorali, contro valori vicini al contrario al 4-5% che caratterizza l’elettorato di destra e di centro-destra.

Resta in definitiva da comprendere se l’attuale parziale “rifiuto” della politica da parte di questa inedita fascia di elettori tendenzialmente di sinistra o di centro-sinistra sia soltanto contingente, dovuta unicamente alla percezione della probabile sconfitta elettorale, ovvero tenda progressivamente a sedimentarsi nelle loro coscienze, e lasciando di fatto nelle mani del centro-destra il futuro politico ed elettorale del nostro paese. Come se appunto la politica, per loro, non rappresentasse nemmeno lontanamente una possibile risposta ai problemi e alle molteplici issues presenti nel mondo contemporaneo.

Qualcosa di simile a quanto si racconta dell’amministrazione delle grandi metropoli (italiane, ma anche e forse soprattutto europee): il sindaco di una città ha l’unico compito di mantenere sotto controllo le strutture pubbliche, coadiuvando ma senza interferire troppo nell’attività del privato, che deve agire “indisturbato”, indipendentemente dal colore politico delle giunte in carica.

È questo il futuro che ci attende anche nella governance degli Stati?
L’apatia sembra prevalere; l’indifferenza dell’elettorato italiano, in particolare dei giovani, è un fenomeno che riflette la difficoltà della politica nel rispondere alle reali necessità della società. Le opposizioni discutono di campo largo, di quali manifestazioni “pacifiste” romane siano state le migliori, se Schlein e Conte abbiano un orizzonte comune o restino in costante competizione.

La risposta degli elettori è semplice e sempre più evidente: fatti loro!

 

Università degli Studi di Milano

 

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