Partiti e politici

Senza Casaleggio (e senza Grillo) i 5 stelle ce la faranno?

12 Aprile 2016

Al di là dell’ovvio dolore per la scomparsa umana, la perdita di Casaleggio è molto grave anche dal punto di vista politico, per il Movimento 5 stelle. Da qualche mese i due fondatori dell’inedita forza politica pentastellata avevano intrapreso la strada di un progressivo “abbandono” della loro creatura, per permetterle di reggersi con le sue gambe, senza più numi tutelari.
Il motivo è abbastanza chiaro: per farla diventare importante e competitiva, la coppia Grillo-Casaleggio ha egregiamente funzionato come megafono (il primo) e come organizzatore (il secondo) spendendo le proprie capacità e le proprie influenze, in rete e fuori rete, per tracciare le linee programmatiche di un movimento che voleva porsi in aperto contrasto con le antiche modalità di far politica.
Il tratto fondamentale di questa loro proposta si poneva in chiara antitesi – checché se ne dica – con la “deriva” leaderistica che stavano assumendo i contorni dei maggiori partiti italiani. La scommessa era (ed è ancora) quella di contrapporsi al “partito del leader”, sempre più presente e determinante sia in Italia che all’estero, con una sorta di “partito della gente”, in cui il ruolo dei diversi personaggi impegnati in politica divenisse quasi intercambiabile. Al centro non si pone dunque un uomo solo al comando, ma una serie di protagonisti (tendenzialmente affidabili, va da sé) in grado di sviluppare tematiche politiche talora in aperto contrasto con quelle tradizionali.
La programmatica rinuncia al potere ed all’influenza personalistica ha indirizzato finora i 5 stelle verso battaglie, magari un po’ populistiche se vogliamo, condivise dalla popolazione (il reddito di cittadinanza, il rifiuto dei compensi elettorali, l’attenzione ecologista) e utilizzando strumenti inediti come le votazioni on-line, peraltro da molti derisi, dove l’intento ultimo è quello della partecipazione costante e indifferenziata da parte dei suoi sostenitori.
Un processo ovviamente irto di difficoltà, data la sua natura alquanto sperimentale, ma che traccia una strada inedita, cercando di andare oltre le classiche differenze di schieramento (destra contro sinistra) per coinvolgere la cittadinanza sui temi, anziché sulle appartenenze politiche.
Per giungere a compimento, questo percorso aveva bisogno come il pane di figure capaci di mantenere sotto controllo il disegno complessivo e, nel contempo, di essere costantemente presenti nel mondo mediatico. Funzioni che svolgevano egregiamente, appunto, i fondatori del movimento. Poco alla volta, lentamente, Grillo e Casaleggio avrebbe dovuto “scomparire”, per lasciare il posto ad una nuova generazione di uomini e donne che prestavano il proprio volto e le proprie abilità alla politica attiva.
Il parziale auto-allontanamento di Grillo, prima, e la definitiva perdita di Casaleggio, oggi, potrebbero avere ripercussioni esiziali per il prosieguo di un percorso oggettivamente difficile, dal momento che l’attuale classe politica pentastellata, forse, non è ancora giunta ad una piena maturazione, e dovrà ora reggersi (quasi) unicamente sulle sua gambe.
A meno che Beppe Grillo non torni sui suoi passi, per ripresentarsi come necessario punto di riferimento di questa transizione, verso un futuro ancora per certi versi ignoto, del Movimento 5 stelle.

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