Partiti e politici
Sempre meno votanti, ma vince sempre la destra
Scarso, scarsissimo interesse sembra aleggiare intorno alle elezioni regionali odierne, nel Lazio e in Lombardia. Nel momento in cui scrivo (nel primo pomeriggio di domenica) i dati di affluenza ci dicono che si sono recati alle urne meno del 10% degli aventi diritto, la metà esatta di quanto capitò dieci anni fa, nel 2013, quando si votava come oggi in due giorni, mentre sono improponibili i confronti con le precedenti politiche e regionali, svoltesi in un un’unica giornata.
Poca passione, poca partecipazione, poco entusiasmo circondano i rinnovi delle giunte lombarde e laziali. Venerdì scorso, chiesi agli studenti del mio corso di laurea magistrale (alla Facoltà di Scienze Politiche, eh, mica di Numismatica) se almeno questa volta fossero intenzionati a recarsi alle urne, vista la scarsa affluenza dell’elettorato giovanile alle recenti politiche. Risposta di un buon numero di loro: ah, perché, si vota domenica? E per cosa? Ecco, un piccolo aneddoto che ci racconta quale sia il clima attuale del paese.
Dunque, interesse ai minimi termini, sia tra i giovani che anche in molte altre fasce generazionali e sociali della popolazione elettorale, perfino in Lombardia dove alla Camera qualche mese fa c’è stata una delle affluenze più elevate di tutto il Paese, poco oltre il 70%, insieme a Veneto ed Emilia-Romagna.
Visto il risultato elettorale piuttosto scontato, come ho sottolineato in uno dei miei ultimi articoli, con la probabilissima vittoria del centro-destra in entrambe le regioni, a quali particolari elementi politici potrebbe essere dedicata la nostra attenzione? Sostanzialmente tre: la partecipazione, il rapporto dei consensi tra Lega-Fratelli d’Italia e il rendimento delle differenti alleanze del Partito Democratico.
Del primo di questi temi già ho detto, della disaffezione cioè così elevata e in costante crescita da parte dell’elettorato. Se il trend di queste prime ore viene confermato, esiste il netto pericolo che non si arrivi nemmeno al 50% dei votanti in Lombardia (e ancora meno nel Lazio). Nel 2013 votò nella regione settentrionale il 76% degli iscritti, che si ridusse al 73% nel 2018 e al 70% alle ultime politiche del 2022; un ulteriore riduzione di almeno altri 10-15 punti appare altamente probabile. Così come potrebbe accadere nella regione della Capitale, dove l’affluenza è passata dal 72% del 2013 al 64% di pochi mesi orsono; in questo secondo caso, la discesa sotto la metà del corpo elettorale è quasi scontata, e non è certo un bel segnale per il rapporto sempre più instabile tra politica ed elettorato.
La domanda che ci si pone è presto formulata: chi avvantaggia una bassa partecipazione? Fino a qualche anno fa, era la sinistra, con un elettorato più interessato alla politica, ad approfittare della maggior astensione, ma negli ultimi tempi le cose sono parecchio mutate, come è stato dimostrato alle recenti politiche, quando una forte diminuzione del turnout non ha penalizzato per nulla il livello dei consensi per la compagine di centro-destra, anzi. Staremo a vedere se sarà ancora così.
Il secondo elemento interessante da verificare è il rapporto di forza tra i due primi partiti che sostengono Fontana in Lombardia: alle politiche si è consumato uno storico sorpasso, impensabile fino ad un paio d’anni fa, con Fratelli d’Italia che doppia addirittura la Lega. Vedremo se la situazione resterà tale anche oggi o se, come alcune indagini suggeriscono, il distacco si incrementerà ulteriormente, nonostante la presenza di un candidato leghista.
L’ultima questione da verificare, che riguarda le alleanze variabili del Pd, con i 5 stelle al nord e con Calenda al centro, è quale delle due reggerà meglio il confronto con i candidati probabilmente vincenti del centro-destra: le stime pre-elettorali più accreditate parlavano di un distacco di 10-12 punti in Lombardia e di 7-8 nel Lazio. Bisognerà capire chi riuscirà infine a “perdere meglio”: questo è ormai l’obiettivo attuale dell’area di centro-sinistra, non subire un cosiddetto “landslide”, una sconfitta schiacciante da parte dei suoi avversari.
Università degli Studi di Milano
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