Partiti e politici
Sed quis custodiet ipsos custodes?
“Perversità in cucina!
Sibila il bollitore.
È tutto un Hollywood, senza finestre,
la luce fluorescente ha crampi d’emicrania,
al posto delle porte pudiche strisce di carta
tendine finte di scena, una frangetta da vedova”.
Chi siamo? Questa è la prima domanda a cui i ragazzi vorrebbero risposta durante l’adolescenza, età che corrisponde più o meno a quando giungono alle scuola superiore. Prima esistono i genitori, il gruppetto di amici, la scuola, forse lo sport. Dopo esiste ancora tutto questo, ma non basta più, a volte un’insoddisfazione latente striscia nelle loro vite. Essere adolescente ti pone in quell’età di mezzo in cui si è ma non troppo: si è ragazzi, ma ci si affaccia al mondo degli adulti, si è troppo grandi per fare delle cose, ma non ancora abbastanza grandi per farne delle altre. Si è in quell’età in cui il mondo si affaccia con tutte le sue possibilità, ma non hanno ancora la possibilità di afferrare ciò che in potenza intravedono. Iniziano i primi amori più importanti, quello che coinvolge il piacersi fisicamente e che li trasporta nel mondo delle emozioni, dei dubbi, delle incertezze, della competizione. Emozioni che trovano espressione nel modo in cui postano simulazioni di balli e smorfie su instagram nell’attesa che la persona che loro interessa li noti e che dia un segno del suo passaggio ed apprezzamento, con un cuore o un commento carino.
Ai miei tempi le emozioni riempivano i diari, eravamo tutti poeti, o ci si limitava a scrivere stralci di canzoni che coglievano l’emozione del momento. Si usciva più poco, a limite per raggiungere un amico col quale studiare. Le discoteche erano luoghi di cui si conosceva solo l’esistenza, che avremmo frequentato in tarda età, lo studio era una priorità.
Non siamo mai completamente neutri, siamo il prodotto di quanto è avvenuto nelle nostre case, l’impronta che abbiamo ricevuto rappresenta un marchio indelebile a cui si sono sovrapposte le esperienze vissute all’esterno dell’ambiente familiare, esperienze che ci formano senza corrompere il senso dei valori ricevuti. Lo studio era una priorità, un monito che mi ha spesso accompagnato nella vita. Siamo i libri che leggiamo, i viaggi che facciamo, le persone con cui abbiamo condiviso esperienze significative. Per significativo, intendo coloro che sono riusciti a plasmarci perché simili al nostro sentire, le cui doti e meriti sono stati i pilastri delle nostre vite.
Ubi maior minor cessat. Minor -ōris, comparativo di parvus “piccolo”.
Spesso in classe esorto a non essere piccoli, l’età adulta è segnata dal passaggio dell’acquisizione della capacità di essere se stessi, con le proprie imperfezioni, i propri disagi, le proprie debolezze. Esorto a dichiararle, perché sulle proprie mancanze si edifica, diversamente si fugge.
Niente si ottiene con minor spesa, è lo spendersi che attribuisce significato alle proprie esperienze, è sforzandosi che si ottengono i risultati.
Durante il governo Renzi, Massimo d’Alema e compagni si comportano all’interno del partito come se facessero ancora la resistenza, il governo ombra, l’opposizione. Per chi appellava Renzi “Renzino”, sarebbe stato meglio uscire dalla boscaglia e fare un atto di coraggio. Era da vigliacchi cercare di distruggerlo internamente: sferrando quasi quotidianamente dei colpi bassi.
Se un Renzi ha occupato lo scranno, è perché i vari Bersani, Letta si sono dimostrati inadeguati a governare. Lungi dal fare un’apologia di Renzi, ma una cosa bisogna riconoscergli: ha la pellaccia dura e la cambia velocemente, lasciando i lenti alleati con un palmo di naso. Il camaleonte ha sconfitto i dinosauri. Non che Renzi non ci abbia mai fatto ridere, una delle cose che sa fare è il comico, ma veste bene pure i panni del tragico. Si pronosticò che il suo governo durato 2 anni e nove mesi, il quarto più longevo della storia della Repubblica Italiana, non avrebbe avuto vita lunga sulla scena politica se non si fosse occupato del popolo delle partite iva, se non avesse fermato gli strozzini all’Agenzia delle Entrate, se non avesse regolamentato la politica dell’accoglienza, facendo lavorare gli extracomunitari.
Prima di fare qualunque cosa, avrebbe dovuto modernizzare la burocrazia. L’aveva promesso all’inizio del suo mandato, poi non l’ha più toccata. É inaccettabile che negli enti pubblici ci siano dirigenti che non assumono la responsabilità dei loro atti amministrativi e continuano a ricoprire incarichi importanti nuocendo al Paese. Per loro la parola fallimento non esiste, ma intanto mandano in fallimento lo Stato.
É ormai completamente definito il plenum di 1.009 grandi elettori che da lunedì 24 gennaio dovranno eleggere il tredicesimo presidente della Repubblica: 321 senatori (compresi i sei senatori a vita), 630 deputati e 58 delegati regionali, tre per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno, designati in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze.
Per l’elezione nei primi tre scrutini per essere eletti occorre il quorum dei due terzi dei componenti dell’Assemblea: quindi 673 voti. Dal quarto scrutinio basta, invece, la maggioranza assoluta: quindi 505 voti.
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