Partiti e politici

Se si vogliono le primarie, conviene regolamentarle per legge

10 Marzo 2016

Che qualcosa non funzioni nel meccanismo delle primarie non è una scoperta recente ma una solida verità, e dopo i recenti episodi accaduti a Napoli e a Roma si può parlare apertamente di un grave problema di regolarità che rischia di inficiare i risultati delle consultazioni popolari che il Pd continua regolarmente a convocare per la scelta dei candidati da mettere in gioco. Infiltrati di altre formazioni politiche, voti veicolati per un paio di euro, schede bianche conteggiate e file di immigrati ai seggi in attesa di essere indottrinati circa la preferenza da esprimere: queste alcune delle negatività che si verificano periodicamente durante le primarie.

Bisogna capire che se andiamo avanti così sarà sempre un disastro, sempre un boomerang. Bisogna intervenire subito per ridare legittimità politica e credibilità al Pd“. Così commenta le recenti vicissitudini il deputato dem Marco Meloni, il quale, lettiano di ferro, il problema lo pose già al primo passaggio dell’Italicum alla Camera, proponendo di regolamentarle per legge. Al premier Renzi l’idea piacque ma dovette stoppare tutto dato che era ancora in vigore il patto del Nazareno, e finchè non ci fosse stato l’assenso di Forza Italia non se ne sarebbe fatto niente. Tuttavia Meloni insistette e nel 2015 presentò una proposta di legge subito firmata da 20 deputati dem di diversa corrente, e poco dopo arrivò una seconda proposta di legge, a firma di Rocco Palese, ex Forza Italia e oggi tra i Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto.

Nel frattempo il consenso cresce e sia a destra che a sinistra in molti cominciano a pensare che le primarie vadano blindate con una legge che le renda più sicure e meno permeabili. Dopo il caso Napoli e il ripetersi delle sceneggiate da seggio, le primarie tornano con energia nell’agenda politica dei dem, ma i renziani preferiscono dissimulare. Renzi stesso si trova stretto tra una fama costruita e consolidata sulle primarie e l’esigenza di non alimentare lo scandalo delle irregolarità verificatesi ai seggi, ma tutto sommato sarebbe d’accordo con una regolamentazione definitiva dello strumento primarie, e sta pensando di inserire tale normativa nel pacchetto di modifiche dell’articolo 49 della Costituzione, in discussione nella commissione Affari Costituzionali.

Una delle ipotesi sul tavolo sarebbe quella di affiancare l’Italicum con una legge che introduca una seria regolamentazione delle primarie.  In Italia, una delle poche legislazioni in materia di primarie è quella della regione Toscana, che prevede la sola possibilità di effettuare elezioni primarie per la scelta dei candidati al Consiglio Regionale e per il Governatore. Tutte le altre primarie sono regolamentate direttamente dai partiti che scelgono di effettuarle: una sorta di privatizzazione della consultazione pubblica, che ha fatto, peraltro, una magra figura per quanto riguarda la regolarità di esse. A fronte di una legge elettorale che lascia poca scelta in ordine ai singoli candidati, si potrebbe rispondere con l’obbligatorietà delle primarie: le primarie diventerebbero così obbligatorie per tutte le formazioni politiche, sarebbero gratuite e verrebbe istituito un registro ad hoc per gli elettori che vogliono partecipare e che potranno scegliere di aderire a un solo partito senza saltellare di qua e di là. Inoltre l’ipotesi sarebbe quella di far tenere le primarie due o tre mesi prima delle elezioni, e tutti i partiti dovrebbero fissarle per lo stesso giorno così da evitare le infiltrazioni ai seggi.

Il punto nevralgico è però la gestione delle primarie: la consolidata prassi che vuole affidato il controllo di esse agli organi di partito ha provocato incidenti e situazioni ai limiti della legalità, e pertanto sarebbe già fonte di una maggiore sicurezza affidare il controllo a pubblici ufficiali e non a volontari iscritti,esattamente come avviene per le elezioni.

Quale che sia il futuro di queste proposte di legge rappresenta una grossa incognita, sulla quale inciderà non poco  il volere di Renzi, ma è innegabile che un passo avanti sia stato fatto. Se la volontà dei partiti politici sarà ancora quella di affidare la scelta dei propri candidati alle primarie, una legge che ne fissi i principi e le modalità di esecuzione sembra ormai necessaria, ed in questo modo si ovvierebbe alla poca rappresentatività della futura Camera dei Deputati che, per evidenti ragioni giuridiche, sarà composta in gran parte da candidati sui quali non sarà possibile esprimere preferenza diretta, e quindi passibile di una futura pronuncia di illegittimità da parte della Corte Costituzionale, che già nel 2013 si pronunciò in questi termini con riferimento al Porcellum.

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