Partiti e politici
Se Renzi va a casa: scenari dopo il NO al referendum
Molto, molto interessante l’articolo uscito oggi sul “Sole24ore” firmato da Luca Ricolfi. Si dipingono gli scenari futuri, o futuribili, dell’assetto politico dei prossimi anni, dove potrebbe diventare imprescindibile un’alleanza tra il partito di Berlusconi e quello di Renzi, per fare fronte comune alle forze “populiste” (Salvini, Meloni, 5 stelle) anti-Europa, anti-immigrati, anti-euro.
L’ipotesi tracciata da Ricolfi parte dalla constatazione della difficoltà che, con Salvini leader del centro-destra, il sistema italiano possa rimanere tripolare (sinistra, destra e M5s). Berlusconi, come già ha fatto a Roma appoggiando Marchini contro Meloni, tende a smarcarsi da un’eventualità di questo tipo, cercando altre strategie per avere ancora un ruolo centrale nella politica italiana.
E l’unica strategia possibile sembra quella di ripercorrere il cammino che in tanti hanno intrapreso in molti paesi d’oltralpe, dove alleanze tra socialisti e popolari si sono formate per scongiurare la vittoria dei partiti anti-europei. In Germania, Austria, Olanda, Lussemburgo, Repubblica Ceca i governi sono frutto di questo inedito gemellaggio, contro la deriva lepenista che sta montando un po’ duvunque, e che di certo non rallenterà nei prossimi anni, visto l’immobilismo dei vertici europei. Altre alternative di governo non paiono possibili, poiché nessuna area politica è sufficientemente forte per riuscire ad avere una stabile maggioranza. A meno che non si voglia andare indefinitamente a continue elezioni, che non risolvono nulla, come nel caso spagnolo.
Cosa potrà accadere nell’Italia del dopo-referendum? Se vincerà il Si, Renzi proseguirà ancora qualche mese per poi mandare il paese al voto con la nuova legge dell’Italicum, dove il governo futuro (chiunque vincerà) avrà una sua stabilità grazie al premio di maggioranza.
Se vincerà il No, due saranno le conseguenze possibili: il ritorno al voto, oppure un governo di unità nazionale per cambiare la legge elettorale. Il voto (con un proporzionale quasi puro) non farà che riprodurre lo stallo parlamentare attuale, senza alcuna maggioranza nemmeno alla Camera, visto che il Porcellum è comunque stato abolito. Anche in questo caso, dunque, si riproporrà il problema della riforma elettorale, che potrà di nuovo essere risolto unicamente con un esecutivo di unità nazionale, dove difficilmente sarebbero presenti Salvini e i 5 stelle. Una situazione molto molto simile a quanto accaduto nel 2013, con il governo Letta. Ma, probabilmente, l’unica percorribile per il nostro paese.
Ricolfi ci porta a questa ipotetica soluzione, fanta-politica ma non troppo, ma dimentica un unico essenziale dettaglio: il Pd non sarà più il Pd di Renzi, perché l’attuale premier, se prestiamo fede alle sue parole, non ci sarà più. Sfiduciato prima dalla minoranza interna e poi dalla maggioranza del paese, dopo una sconfitta al referendum, passerà la mano a qualcun altro. Si realizzerebbe alla fine quello che i maggiori avversari di sinistra di Renzi imputano a Renzi stesso: un mortale abbraccio con il centro-destra moderato. Ma quell’abbraccio inevitabile sarà compiuto probabilmente da uno degli attuali avversari interni del Pd. Per la serie: i paradossi della politica.
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