Partiti e politici
Se Di Maio conoscesse la vergogna, dopo la bugia sui Canadair dovrebbe sparire
La bugia delle telefonate che Luigi Di Maio avrebbe fatto alle ambasciate dei paesi confinanti per richiedere dei Canadair di supporto per spegnere gli incendi nel Parco Nazionale del Vesuvio, svelata grazie al fact checking del bravissimo collega Aldo Torchiaro, è assai più grave dei continui problemi della “punta di diamante” del M5S con il congiuntivo o delle sue evidenti lacune in storia e geografia. Il vice presidente della Camera ha confezionato dei video messaggi propagandistici – principale attività del suo partito – lucrando in modo indegno su un’emergenza.
Non è la prima volta che accade, già in occasione del terremoto del 18 gennaio scorso, “Giggino o’ Canadair” aveva attaccato il Governo prendendo a pretesto il crollo del campanile della chiesa di Sant’Agostino ad Amatrice e – cosa assai più grave – aveva screditato il sistema delle donazioni tramite gli SMS solidali al Dipartimento della Protezione civile. Insomma, l’utilizzo della tragedia come lotta politica non è nuova dalle parti del partito di proprietà della Casaleggio Associati e del suo presunto candidato premier.
Ma ciò che rende assai più grave questo ennesimo atto di sciacallaggio è la regia della menzogna, la pianificazione scientifica di una post verità per attrarre consenso. Dopo la smentita dell’ambasciata francese e ancor più dopo l’esilarante pezza che ha cercato di mettere il M5S – una nota diramata all’Adnkronos dove si dice che Di Maio ha parlato forse con un funzionario e non certo con l’ambasciatore – un senso di sano disagio esistenziale dovrebbe prevalere sull’arrivismo e suggerire qualche passo indietro al pupillo di Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Se Luigi Di Maio avesse un minimo di senso della vergogna, se conoscesse la vergogna, dopo questo ultimo gesto dovrebbe dimettersi e sparire per sempre dalla circolazione. Questo eviterebbe anche – nella remota ipotesi in cui il Movimento 5 Stelle dovesse vincere le elezioni – che un futuro premier debba subire l’onta della smentita dopo aver millantato telefonate con capi di stato e di governo, costringendo a continue note riparatrici il futuro ufficio stampa di Palazzo Chigi: “Il presidente ancora non è riuscito a contattare il cancelliere. In questo momento ascolta fiducioso ‘le quattro stagioni’ di Vivaldi in attesa che un funzionario inoltri la telefonata”.
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