Partiti e politici
Se alla Lega (dice Salvini) tocca fare la sinistra
E alla fine si son presi pure le salamelle e le salsicce. E’ gremito il Piazzale dei Salinari. Il quadrilatero, su cui si affaccia il Magazzino del Sale di Cervia, ‘ribolle’ di composta passione. Tra una piadina – alta e spessa come si usa da queste parti del Ravennate – e una salamella ben cotta, centinaia di persone, aspettano di vedere sbucare e ascoltare Matteo Salvini.
Il leader del Carroccio, ospite ieri sera alla Festa della Lega Nord Romagna – che sogna l’autonomia dalla vicina Emilia – arriva in bicicletta. “Vien su dal Papeete di Milano Marittima – fa un signore in maglietta verde e abbronzatura dorata – il bagno dove ci sono i giovani e le belle ragazze”. Due parole con i giornalisti e sale sul palco. Ci starà poco meno due orette, prima di dedicarsi – sorridente – ai selfie e alle foto con i fans.
Che lo applaudono a più riprese. Riservando il battimani più caloroso quando il ‘capo’ leghista, allarga le braccia e sospira: innanzi all’attuale situazione economica e dell’occupazione “ci tocca fare anche il lavoro della sinistra”, quindi, suggerisce, guardare al sociale e alle difficoltà degli italiani. Cose di sinistra, annuiscono tanti tra il pubblico. Che, a quanto pare, per il popolo verde, la sinistra non fa più.
“Quando un tempo parlavano Berlinguer o Almirante – scandisce Salvini – c’era da togliersi il cappello di fronte alla loro personalità e alla loro conoscenza. Berlinguer andava in fabbrica, conosceva gli operai, Renzi non ne conosce neanche uno, Renzi conosce i banchieri. Ma guarda un po’- ironizza – ci tocca fare anche il lavoro della sinistra”. E giù applausi. Convinti. Due signori di mezza età, in piedi, fermi con le loro biciclette davanti a un chiosco di piadine, fanno sì con la testa. “Eh già – commenta uno ad alta voce rivolto all’amico – ha ragione, davvero, la sinistra, il Pd non si occupano più delle persone e dei bisogni della gente. Son diventanti distanti”.
La esse romagnola sibila. Il signore, appoggiato alla bici si definisce un semplice curioso, “non proprio un simpatizzante”, ma curioso sì: “sono venuto qui in piazza a sentire e quel che dice non mi spiace”. Ascolta attento. Come tanti del pubblico. Composto da militanti, ovviamente, e da molti curiosi come il signore di mezza età: parecchi giovani, molti meno giovani, gente del posto e turisti. Una platea variegata. Niente a che vedere con i raduni della Lega che fu quando nelle lande del Varesotto o del Bergamasco, bardati di verde e simboli celtici i sostenitori parlavano di secessione, di ‘Roma Ladrona’ e qua e là scappava un Bergamo ma anche Varese o Como o Milano o… ‘nazione tutto il resto è Meridione’.
Sulla spianata cervese l’applausometro fa segnare i picchi più alti quando Salvini parla con tono da quasi premier spiegando che quando la Lega Nord “sarà al governo questo Paese lo rilanceremo da Nord a Sud”, attraverso “normalità, semplicità e onestà. Vogliamo cose normali – argomenta – un po’ di lavoro in più, un po’ di sicurezza in più. Non sono in grado di moltiplicare pani e pesci ma ho idee per questo Paese”.
Idee che per il pubblico, dall’altra parte, a sinistra, non hanno più. Anche nella Rossa Romagna. O quella che era la Rossa Romagna, se persino le salsicce e le salamelle, vanto di ogni Festa dell’Unità che si rispetti, strappano lunghe code agli stand con le bandiere bianco-verdi a fluttuare nell’aria.
Nelle quasi due ore sul palco Salvini, non manca di recitare, come un mantra, le parole d’ordine del buon comizio leghista, dal rilancio del blocco navale, al “c’è da blindare il Mediterraneo, blindare Ventimiglia, blindare il Brennero, proteggere i confini”; dal “fare basta con i migranti in hotel a quattro stelle” al “Pd che è una calamità naturale e una sciagura perché non solo sono incapaci, sono complici di quella che è una invasione, una occupazione militare”. Applausi scontati ma compassati, senza quella plateale esultanza che ci si poteva aspettare.
Che viene accordata, invece, non appena capitan Salvini ribadisce che al Carroccio toccherà fare i compiti che, a suo dire, spetterebbero alla sinistra. “Stiamo arrivando. Ho fretta e voglia di dare – sillaba per bene: non vedo l’ora di smettere di parlare e di iniziare a fare”. Fine dello show. Foto e selfie per tutti. E salsicce e salamelle. Ovviamente.
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