Partiti e politici
Scusi, LEI PERCHE’ NON HA VOTATO? Arrabbiati, rassegnati e (…)
Scusi, lei perché non ha votato? Sarà per paura della risposta, poco si investiga questo aspetto. Eppure alle elezioni del 4 marzo l’affluenza è stata di circa il 73% (dati Viminale), il risultato più basso della storia repubblicana per una elezione politica nazionale (Istituto Cattaneo), il raffronto con il 2013 non vale, si votava in due giornate. Anziché investigare su cosa ha tenuto tutta quella gente fuori dalle cabine elettorali, i giocatori in campo stendono un velo pietoso su un atteggiamento costituzionalmente riprovevole, cercando di nascondere la propria coda di paglia: 1. sono i non votanti ad averci fatto fuori, 2. non mi sono piazzato malaccio, ma il risultato è debole. Chiedere a Mattarella per credere.
Eppure il partito dei Non Votanti ha ben il 27% circa, sbaglio? Probabilmente sì, sbaglio, perché andrebbero distinte diverse posizioni antitetiche all’esercizio effettivo di voto, non basta una sottrazione per arrivare al dato secretato dei non votanti effettivi, per scelta, lo zoccolo duro dei “Non vado a votare neanche se mi ammazzano”. Comunque una percentuale sufficiente a posizionarsi appena dopo il Movimento 5 Stelle (circa 32%) e prima di Pd (circa 19%), Lega (circa 17%), ecc. Ora, escludendo quelli che sono andati al mare (pochi, il 4 marzo tra una perturbazione e l’altra nessuno si è fidato a tirar fuori il costume), avranno ben avuto dei motivi questi irresponsabili.
Togliamo quelle/quelli che, ricoprendo funzioni di cura (altra categoria su cui non si investiga: i care-giver), non si potevano sganciare da ospedali, case di riposo e vigilanza privata di neonati/e, anziani/e, disabili, ecc. Togliamo la categoria dei “non ho neanche tempo di”, talmente vessati dagli adempimenti burocratici quotidiani da non essere riusciti ad infilare in agenda la scadenza del voto, questi vivono con gigantesco senso di colpa il mancato appuntamento con l’urna. Togliamo gli utopisti, che non credono alla rappresentanza (o sono più utopisti i credenti?). Togliamo quelli – e non sono pochi – che ritengono di aver ricevuto un torto dagli apparati statali, ad esempio, uno a caso, dalla Giustizia e considerano lo Stato un tiranno da abbattere. Togliamo anche quelli che hanno avuto un incidente e quelli che quel giorno hanno finalmente trovato con chi fare l’amore.
Restano, azzardo, due macrocategorie possibili, ma certe: gli arrabbiati e i rassegnati. Difficile ascoltare i primi, gli arrabbiati, per il tono esasperato e acusticamente esasperante con cui esprimono la propria posizione. Difficile aver risposta dai secondi, i rassegnati, che vocalizzano mugolii in bassa frequenza che si spengono nel silenzio. Evidentemente c’è un problema di comunicazione. Ora, anziché focalizzare le rare ricerche a monte sulla fiducia o meno al Parlamento da parte dei non votanti, perché non ci chiediamo che possibilità avevano di essere ascoltati a valle da qualcuno/a che, interloquendo, avrebbe potuto forse perfino intercettare il loro voto? O magari, so che è fantapolitica, cercare di orientare il programma in modo più inclusivo.
Capisco. Si aprirebbe un dibattito sugli sgomitamenti in quel che resta dei partiti. Sull’inconsistenza dei programmi escogitati mediaticamente al di là dei bisogni e della fattibilità reale. Sui voti di scambio e sull’equivocità dei “contratti” elettorali. Si dovrebbe prendere atto che la digitalizzazione ha fatto fuori ogni possibilità di umana aggregazione, cioè si metterebbe il dito sulla piaga. Anzi, si entrerebbe nella piaga fino al gomito, a mo’ di fisting. E allora proseguiamo così, mentre si va svuotando il senso di quella che con linguaggio desueto era chiamata “partecipazione democratica”. Un bel danno per tutti e per tutte. Un torto marcio verso quelle sante donne delle Suffragette che si facevano menare, e qualcuna ammazzare, per il diritto di voto.
Alcuni pareri intercettati. Profetico: che ci andiamo a fare, tanto non vince nessuno. Femminista: l’unica donna che respira è Meloni, ma mica si può votare una fascista. Di destra: non c’è nessuno con le palle. Di sinistra: non c’è più la sinistra. Ambientalista: andiamo tutti a pulire l’argine, se facciamo in tempo veniamo a votare. Antivaccini: si sono già comprati anche questi. Qualunquista: sono tutti uguali. Egualitario: qualunque vinca, addio pensioni. Investigativo: ma se hanno messo in lista il capobanda! E poi: perché la scuola, perché la casa, perchè il lavoro. Eh, sì, davvero inascoltabili questi non votanti. Meglio concludere genericamente (Sise-Repubblica): “Quale che siano i sentimenti verso la politica, poi alla fine quello che conta è se si percepisce che le elezioni abbiano o meno una posta in gioco chiara, per la quale vale la pena uscire di casa”. E TU, PERCHE’ NON HAI VOTATO?
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