Partiti e politici
Letta invita all’autocritica: Non possiamo dire agli elettori che non capiscono
Difesa orgogliosa degli ideali europei, ma anche autocritica. Gira attorno a due concetti apparentemente antitetici una buona parte della Summer School della Scuola di Politiche, fondata da Enrico Letta e in corso di svolgimento in questi giorni a Cesenatico. La difesa orgogliosa, ad esempio, sta tutta nelle parole di Joaquin Almunia, ex commissario europeo proprio negli anni in cui, dal crac di Lehman Brothers, si propagò la più grave crisi economica dei tempi del 1929. È invece il padrone di casa, Enrico Letta, a dare eco al bisogno che le istituzioni e i partiti riconoscano i propri errori, le proprie chiusure e le ragioni che hanno animato uno scollamento tra i popoli europei e i partiti che li hanno rappresentati finora.
“Le prossime elezioni europee di maggio – ragiona proprio Almunia – prossimo ruoteranno attorno alla dicotomia, tra sostenitori dell’integrazione europea e della democrazia liberale, parlamentare, per come la conosciamo, e i populisti, gli xenofobi, i nazionalisti escludenti, antieuropei, che cercano di massacrare l’integrazione europea, calpestando i valori europei, smettendo di rispettare i diritti umani e maltrattando i migranti, lanciando proposte totalmente erronee e dati falsificati per cercare di confondere l’opinione pubblica. Questo è un dibattito molto importante e spero che il prossimo Parlamento Europeo, i democratici europei, riescano a mantenere una maggioranza chiara e se questa maggioranza si conferma – e spero sia così – non mancherà la proposta. Io spero che non si materializzi un Parlamento antieuropeo, ma dal passato dobbiamo ricavare una lezione e non dimenticare i rischi che esistono. Dobbiamo metterci al lavoro, prendere decisioni, superare gli egoismi nazionali, superare le posizioni contrarie agli accordi perché l’Europa deve progredire, ci interessa che progredisca, ci conviene che avanzi per avere un futuro migliore rispetto al presente e per evitare le crisi come quelle già sperimentate. E queste proposte devono essere influenzate da un dialogo per mettere la paura alla corda, la paura porta all’incapacità di governare le situazioni”.
Tutti i problemi legati all’Unione Europea, dice introducendolo l’ex presidente del consiglio italiano, “non sono colpa delle istituzioni” ma “è colpa degli Stati membri che non hanno voluto fare mai passi avanti. Se oggi abbiamo una situazione politico-economica e sociale come quella che abbiamo in Italia adesso, credo che il principale problema sia che non ci sono mai state risposte e che le poche arrivate hanno avuto un timing sbagliato”, spiega prendendo come esempio la Grecia, che nonostante abbia ricevuto “molti soldi dall’Unione non ha saputo gestirli”. Per Letta “sono importanti le parole”, e quindi è sbagliato dire che davanti a ogni crisi, da quella economica a quella migratoria, l'”Europa sia la colpevole di questo problema”, perché “poi le persone ci credono”. Secondo me “dobbiamo iniziare a alzare la testa su questi temi e a combattere la battaglia culturale e politica”, incalza l’ex presidente del Consiglio che oggi vive a Parigi, dove insegna all’università di Scienze politiche. Per lui, “capire perchè non si è imparata la lezione fino in fondo è l’unico modo per ripararsi dagli errori”.
Ma l’analisi di Letta non risparmia le istituzioni politiche, e arrivando da un uomo nato e cresciuto nei partiti, come lui, la notazione pesa doppio: “I partiti oggi sono privi di qualsiasi autocritica. Se gli italiani hanno cambiato pagina” dando “uno schiaffo” notevole e “invece di capire perché si riparte insultando gli altri e cominciando a dire agli altri ‘noi siamo meglio, non avete capito niente’… ecco quando dici agli elettori ‘non avete capito’, allora c’é un problema”.
Sì, e bello grosso.
Devi fare login per commentare
Accedi