Partiti e politici

Sconvolti dalla svolta? Un bagno salutare…

8 Marzo 2018

Sconvolto dalla svolta con risvolto, risvolto personale… (flop alle Regionali lombarde con la Lista civica Gori presidente) ho preso un bagno a metà pomeriggio, tanto sono in aspettativa a stipendio zero e credibilità professionale in frantumi. Beh! Dopo circa un’ora fra i vapori della vasca in ebollizione… ho capito che ha ragione Aleotti, l’amico filosofo uso a queste mollezze: vengono strane idee.  La trasmutazione di tutti i valori politici dell’italietta vista in questa Campagna campagnola, è un male? Un bene? Direi nietzschianamente che siamo al di là del Bene e del Male e nella grande confusione che c’è sotto il cielo di Roma, la situazione inizia a rivelarsi eccellente. Due episodi, due eventi, due esempi carichi di inimmaginabile energia positiva. Inimmaginabile fino al 4 marzo notte. Quali? 1) L’elezione di Toni Iwobi, primo Senatore nero africano della Storia della Repubblica. Leghista. Qui il paradosso va messo a frutto, ed è un bel frutto maturo: il sen. Iwobi, 2 lauree, imprenditore, Italiano e Bergamasco parlato come la madrelingua inglese, è il simbolo più splendente che “Prima gli italiani”, lo slogan con cui Salvini ha fatto pesca a strascico di voti tradizionalisti e suprematisti-bianchi è, anche a casa loro, un gigante con i piedi di argilla. Un fantoccio. Una menzogna. E questa è una bellissima notizia: il Salvini di governo inizia a sbattere la barba contro la realtà fuori dalla finzione, e – tutto contento – presenta a Mattarella la prova provata che la società multietnica, multiculturale e di conseguenza multireligiosa (pure se Iwobi è cristiano) è anche il suo mondo, è il mondo contemporaneo. Probabilmente, il furbissimo Salvini, vorrebbe mantenersi nella doppia o tripla verità: al popolo le sceneggiate con il santo Vangelo (che comunque è un testo progressista e multietnico) e le fiaccolate contro i Nigeriani (Toni Iwobi, fra parentesi, è nigeriano), in Regione Lombardia le leggi anti-Kebabbari, anti-Money Transfer, anti-Moschee, e ai Poteri forti la narrazione di una Lega moderna e innovativa, molto più di quella di Bossi che chiamava i meridionali “terroni” e gli africani “Bingo-Bongo” (cit. Calderoli). Ma intanto noi, qui dalla calda vasca, ora abbiamo la prova provata che anche per lui l’immigrazione NON E’ una “Invasione” da respingere con le armi in pugno, quella era solo una vecchia sceneggiata padana. Anche per Matteo Salvini gli immigrati – vedi Iwobi – sono una componente strutturale dell’Italia di oggi, non una colpa dei “Buonisti”. E lui stesso, Salvini, potenzialmente Premier, accoglie e nutre la diaspora africana gestendola politicamente secondo il criterio del merito, cioè fa la cosa giusta: se il nigeriano ha più meriti (guadagnati sul campo) dell’italiano… il Senatore lo fa il nigeriano. “Prima gli italiani” è già in rottamazione. Viva la democrazia meticcia della Meritocrazia. Evviva! 1 a 0 e palla al centro, altro che destra. Quando poi, soprattutto se di nuovo all’opposizione, la Lega riprenderà a giocare alla divertente Caccia al negro per piacere alle vecchiette acidelle che sognano un futuro in dialetto e ai ragazzotti di Macerata che hanno acquistato la Glock calibro nove, stavolta potremo interpellare il senatore Iwobi, e chiedergli conto: “Toni, dì qualcosa di Africano “ già gli ha postato su Facebook l’amico Otto Bitjoka, padre dei primi Stati Generali dell’ Immigrazione (Milano, 2006), anzi si potrebbe organizzare un gruppo social “Dillo a Iwobi” da attivare ad ogni caso di razzismo, o rozzismo, di marca leghista. Intanto il botta e risposta fra il primo senatore nativo africano e Balotelli, il primo centravanti di colore della Nazionale italiana, è già entrato nella leggenda: “Non ho capito se è cieco o se non glielo hanno ancora detto che è nero. Ma vergogna!” ha scritto su FB Balotelli, ottenendo di rimando uno sprezzante “Balotelli giochi a pallone che è il suo mestiere, io non gli rispondo proprio” che finalmente ci fa entrare nella normalità della modernità, dove il senatore di colore ha la spocchia da Casta che hanno tutti gli altri. Wonderful!

L’evento-esempio numero 2) è la folla di pugliesi che a Giovinazzo e a Bari si è già recata in Comune o ai Caf pretendendo di compilare moduli di richiesta per il Reddito di cittadinanza promesso dai 5 Stelle. Giusto! Il sacrosanto principio che dice “ogni promessa è debito” deve iniziare a pesare sulle spallucce di Di Maio come un macigno. Ovvio che trattasi di allucinazioni naive per ora (ma stiamo ancora messi così, in Italia?) ma c’è molto di buono e utile nella vicenda. Anche a favore dei 5 Stelle: il Reddito di Cittadinanza è la loro proposta cardine, la vera novità. E’ roba grossa e roba seria. Deve suscitare fatti straordinari e sorprendenti, deve essere approcciato e perseguito come una vera Rivoluzione del Welfare nostrano. Non va filtrato, sminuito, intiepidito, frenato con apparente buonsenso dicendo – come già dice Di Maio – che bisogna attendere la riforma dei Centri per l’impiego (1 anno), e che poi “non è fatto per i fannulloni”, che bisognerà accettare le prime offerte di lavoro, se no nisba. Così facendo rientriamo mestamente nelle solite e fallimentari pratiche di assistenzialismo e/o di formazione-lavoro che già esistono. Che senso ha? Il Reddito di cittadinaza ha una sua filosofia radicale: superare la Povertà in quanto tale, dando soldi sicuri a tutti i poveri. Punto. La scommessa è quella che una Italia senza poveri è un’Italia che costa meno allo Stato rispetto all’attuale, riattiva il mercato interno e spinge giovani e disoccupati fuori dalla bassa manovalanza verso specializzazione e qualificazione. Cioè verso forme di lavoro più motivanti e complesse che rendono, in termini di paga, più del minimo garantito. Fuori da questo obiettivo il Reddito di cittadinanza è una barzelletta che produce soltanto clientele di vecchio stampo per la Partitocrazia divenuta Movimentocrazia e non cambia una virgola del dramma Sud e del declino Italia. Il fatto che, a pochi giorni dal voto, sia già scoppiato un casino pugliese che mette pressione ai 5Stelle e ributta loro in faccia le altissime attese suscitate nel “popolo”… caspita, è una splendida notizia! Correre! Sudare! Fare l’impossibile! Questi punti esclamativi devono fischiare nelle orecchie di chi ha vinto le elezioni. Mica che per caso ci si immaginava la vittoria elettorale come diritto alla comoda poltrona del Potere, neh? Ci mettiamo le puntine da disegno sulla seduta, sapevatelo Movimentisti miei, rivoluzionari immaginari. E se poi ce la facessero davvero a rivoluzionare lo stantio e perdente welfare italiano (mercato del lavoro incluso) applausi e riverenze, evviva! Ma nel mondo reale, non nel virtuale. Più la gente prenderà sul serio le promesse fatte dai 5Stelle, più velocemente si avrà la metamorfosi da Movimento populista a Governo responsabile. Se poi usciranno vivi dalla metamorfosi non lo so, ma permettere loro di fantasticare ancora nel limbo delle belle faccine da giovani ribelli è il vero danno che il Paese deve evitare. Quindi, se non vogliono che quelli di Giovinazzo prendano i forconi in mano, Lorsignori scendano dal piedistallo e vengano a trattare con chi li può aiutare a mantenere le promesse. E se il cammino inizia così, verso la concretizzazione delle promesse il bicchiere di tutti è mezzo pieno. Brindisi! Risciacquo: tutta questa confusione sotto al cielo forse davvero non porta tempesta, ma un bagno salutare di insperate e positive novità. Una Lega non più razzista, un Movimento non più vanesio. Meglio di prima.

 

 

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