Partiti e politici
Sardine nel deserto. Conversazione con un proletario bolognese
Improvvisamente a ridare speranza alla sinistra italiana in prognosi riservata dopo la batosta umbra e l’impatto della questione ILVA sulla fragile alleanza di governo è arrivato il ‘movimento delle sardine’. Una piazza piena di gente che non vuole consegnare una storica roccaforte della sinistra a Salvini, ma allo stesso tempo una novità politica che a Bologna esplode in un quadro più generale di desertificazione sociale e di stagnazione del movimento sindacale e studentesco, da sempre protagonisti della vita di questa città e della ‘rossa Emilia’. Ne parliamo con Paolo, operaio di fabbrica fino alla chiusura in seguito all’ennesima ristrutturazione, una decina di anni fa, poi dipendente di una piccola azienda artigiana del settore metalmeccanico e oggi, a quasi 50 anni, addetto alle pulizie per 400 euro al mese (‘me la cavo perché ho la fortuna di avere una casa’ confessa). Di sinistra – anzi ‘comunista’ ci tiene a precisare – Paolo ha bazzicato il M5S bolognese, ma anche gli ambienti della sinistra. ‘Ora non faccio più nulla’ ci spiega. A lui, che osserva Bologna dal punto di vista che più ci interessa e che conosce la scena politica della città chiediamo innanzitutto un’opinione sulla novità politica del giorno.
Come giudichi la piazza di Bologna?
Innanzitutto non voglio mettere in dubbio la buona fede dei quattro ragazzi che si dice abbiano organizzato la mobilitazione. La destra nei giorni scorsi ha messo in giro la voce secondo cui dietro alle ‘sardine’ in realtà ci sarebbe Matteo Lepore, assessore alla cultura del comune di Bologna, PD. Ma aldilà di queste ricostruzioni, apparentemente basate più su voci di corridoio che su prove, è chiaro che questa è una piazza che porterà voti al PD, il partito che qui in Emilia-Romagna tuttavia governa da sempre e rappresenta il vero problema. Se guardi le dichiarazioni fatte all’Huffington Post venerdì viene detto esplicitamente che l’obiettivo è far vincere Bonaccini, che lui non ce la può fare senza le ‘sardine’.
Chi c’era in quella piazza?
C’era gente stufa del PD, che però alle regionali voterà PD per fermare Salvini. C’erano altri che non voteranno PD, ma per la lista di Elly Schlein e di Errani, alleati del candidato del PD Bonaccini, e così facendo si illudono di cambiare qualcosa. Infine c’erano alcuni ex cinque stelle, fuorusciti dal Movimento per ritrovarsi oggi a dire che bisogna allearsi col PD per fermare la Lega. Tra questi anche i seguaci di Pizzarotti, i primi a teorizzare la necessità di allearsi coi dem, ma a cui Zingaretti ha preferito i Cinque Stelle, aggiungendo ulteriori elementi di ruggine tra ex. Un po’ più in là invece c’erano i centri sociali, da cui le ‘sardine’ però hanno preso le distanze condannando i loro metodi ‘violenti’. Ora le ‘sardine’ hanno annunciato che organizzeranno manifestazioni anche a Modena e a Firenze. Il paradosso di questa mobilitazione è che in città che sono feudi del PD la gente va in piazza non contro chi li ha governati tagliando trasporti, sanità e svendendo il patrimonio pubblico, ma contro la destra. Sia chiaro: a me questa destra fa schifo, ma rimane il fatto che è una situazione paradossale.
Il problema, si direbbe, è che manca un’alternativa politica alle forze in campo.
Certo, a sinistra hai Rifondazione e Potere al Popolo che si sono divisi su delle sciocchezze, col segretario di Rifondazione che l’anno scorso voleva fare causa per impedire a PaP di usare il simbolo elettorale . A me queste forze non hanno mai ispirato fiducia, ma il fatto che si dividano e per giunta con queste motivazioni fa capire che in futuro conteranno ancora meno che in passato. Quindi abbiamo una sinistra inconsistente e la maggior parte delle persone di sinistra voterà PD pensando che il PD possa essere un argine alla Lega.
Mentre i Cinque Stelle sono così in crisi che potrebbero addirittura non presentarsi.
I Cinque Stelle hanno subito un duplice colpo. Da una parte conoscono un lento declino da quando il gruppo che a Bologna fa riferimento a Massimo Bugani ha cominciato a gestire sia la presenza in consiglio comunale sia il Movimento bolognese in base a logiche di carattere personalistico. Dietro la maschera dell’ ‘uno vale uno’, infatti, hanno cominciato a piazzare uomini del ‘cerchio magico’ locale come candidati nelle liste elettorali o in posti di potere. C’è stato anche un caso che è uscito sui giornali suscitando un certo scalpore. Su questi temi già il Movimento bolognese si era spaccato e molti se ne sono andati. Quando poi il M5S è arrivato al Parlamento alle delusioni locali si sono aggiunte quelle nazionali, proprio nella città che era stata la culla del Movimento. Non dimentichiamo che il primo V-day si è svolto proprio qui.
Possiamo dire che nel luogo dove i Cinque Stelle hanno colto i primi successi è iniziato il processo di disgregazione.
Sì, in questo senso il M5S ha bruciato le tappe, facendo una rapida ascesa e successivamente disintegrandosi a un ritmo molto più rapido di quello dei partiti tradizionali. Lo hanno fatto alleandosi con Salvini, che è riuscito a trarre vantaggio della loro inesperienza tenendo le redini del Governo e crescendo a dismisura. E questa esplosione della Lega oggi qui sta rafforzando il PD e stimolando mobilitazioni come quella che ha riempito Piazza Maggiore. In questo senso i Cinque Stelle sono riusciti a fare due danni insieme. Sono partiti per combattere l’establishment e sono riusciti a rafforzare sia la Lega sia il PD.
Che tipo di insediamento ha la Lega in Emilia-Romagna? E’ vero che hanno ereditato buona parte della base militante del PCI?
Per quel che vedo qui ci sono le stesse dinamiche che osserviamo a livello nazionale. La classe operaia, i lavoratori, non hanno più la coscienza politica che avevano al tempo del PCI, sono stati lasciati completamente allo sbando e per un altro verso subiscono da anni politiche di macelleria sociale, per cui c’è una rabbia che in parte si traduce nel voto alla Lega. Del resto è una risposta speculare a quella delle sardine: ‘sono arrabbiato con quello e allora voto per quell’altro’. Poi è chiaro che pesano argomenti come l’immigrazione: ‘gli immigrati ti portano via il posto di lavoro, il PD difende gli immigrati, quindi l’unica soluzione è votare Salvini’. Per questa volta può anche essere che il PD riesca a scamparla, anche se non è scontato e bisogna tener presente che l’ultima volta la Lega al comune di Bologna è arrivata al ballottaggio. Ma la volta dopo? Il problema è che con le politiche che fa il centrosinistra la destra è destinata a esplodere.
A questo vuoto politico si aggiunge il fatto che in termini sociali pare che non si muova nulla. Cioè da una parte c’è la liturgia antagonista dei centri sociali, che però appaiono sempre più deboli. Per un altro verso l’unico elemento interessante in regione sembra sia rappresentato dalle lotte delle logistica, i facchini organizzati dal Si Cobas.
Quello in effetti è l’unico vero elemento di novità, ma è chiaro che da solo il Si Cobas può fare poco. E’ relegato in un ambito molto circoscritto, un microcosmo fatto di lavoratori perlopiù stranieri, che vivono le condizioni di sfruttamento peggiori e che spesso la maggio parte della gente ignora persino che esista. I centri sociali invece cercano di sopravvivere. Da una parte coltivano il loro spazietto in cui organizzare concerti e vendere birre, dall’altra, quando si tratta di affrontare alcune questioni sociali, tendono a muoversi ciascuno per sé. Per fare un esempio, se a Bologna invece di fare decine di occupazioni, che sono state sgomberate senza problemi dalla polizia, ne avessero fatta una soltanto tutti insieme, forse avrebbero lasciato un segno più profondo di quello che hanno impresso. Nessuno ha abbastanza militanti, ma se la logica è quella di agitare ciascuno la propria bandiera è chiaro che la volontà di unire le forze viene meno.
Quindi in sostanza, mi stai dicendo, non essendoci un’alternativa sul piano della mobilitazione sociale, non ci sono neppure le condizioni perché maturi un’alternativa politica.
Sì e una delle ragioni è che tu puoi fare le occupazioni abitative o occuparti degli immigrati, ma in questo modo non intercetti tutti i lavoratori. La questione della casa, almeno in quei termini, riguarda un settore specifico di lavoratori, sia italiani sia stranieri. Se tu quindi non intervieni sui temi che colpiscono tutti i lavoratori, penso ad esempio alla privatizzazione della sanità o alla svendita del patrimonio pubblico – qui a Bologna abbiamo avuto l’episodio del parco agro-alimentare Fico, col Comune che ha regalato a Farinetti un’area pregiata senza un bando di gara – se ti limiti a questioni circoscritte, è chiaro che non riesci a sfondare. Ma le iniziative su quei temi o non vengono fatte oppure sono troppo deboli. Prendi anche la questione dei trasporti. Da quando sono arrivato a Bologna i trasporti sono peggiorati e quest’estate sono aumentate le tariffe e di parecchio. Io non ho l’auto e per andare a lavorare devo attraversare tutta la città e ci metto un’ora e mezzo, per cui per lavorare tre ore al giorno devo passare altre tre ore sui mezzi pubblici.
E questo è un problema che colpisce tutti e che dovrebbe essere messo al centro dalla sinistra sociale e politica.
Sì, se ti occupi di cose che toccano le tasche delle persone puoi star certo che un minimo di attenzione in più la ricevi. Guarda la sanità. A sinistra hanno riso per la gaffe commessa da Salvini, che ha detto che gli ospedali devono essere aperti anche il sabato e la domenica. Ma aldilà della gaffe conta la sostanza: prova ad avere bisogno dell’assistenza sanitaria nel week end e a ritrovarti per delle ore steso su una barella in pronto soccorso e allora capisci che cosa voleva dire Salvini nella sostanza. Invece di impugnare la questione si sono messi a fare dell’umorismo, in questo allineati, sia i centri sociali sia qui radical chic del PD che se non possono andare in ospedale possono permettersi di andare in clinica. Una delle radici del problema sta proprio qui.
Intervista tratta dalla newsletter di PuntoCritico.info del 19 novembre-
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