Costume
Sarde, sardine e sardelle
Il neonato movimento sardinista scuote le piazze d’Italia che, peraltro, a dispetto di ciò che molti credono, ossia che la gente non partecipi e preferisca restare seduta comodamente in poltrona davanti alla tv o alla play station, lasciando che il paese vada a ramengo nell’indifferenza, si sono colmate perfino sotto la pioggia battente di questo ciclone mediterraneo che inonda ogni cosa.
Le piazze si riempiono. Non importa chi le riempia, alla fine, perché sia Salvini coi salvinini, Grillo coi grillini, Greta coi gretini, Casapound coi pandini e così via significa che la piazza continua ad avere sempre più i connotati del luogo dove si vorrebbe far veramente politica in un paese in cui le istituzioni appaiono immobilizzate dalle ragnatele su cui è stata colata la lacca Cadonett per fissarle meglio. Alla fine però la lacca Cadonett, che fissa morbido morbido, si può togliere con uno, due, tre colpi di spazzola e i capelli, diceva la vetusta pubblicità, tornano liberi come prima. Per togliere le ragnatele dalla politica italiana, altro che colpi di spazzola: ci vorrà l’acido muriatico che, ahimè, con buona pace di Greta, svilupperà pure la terribile CO2 in forma di bollicine. D’altro canto tante persone in piazza tra espirazione e peti sviluppano una tale quantità di anidride carbonica e metano che metà basta, Greta dovrebbe saperlo. Chissà come va il suo mal di mare in un Atlantico in preda alle procelle.
Lo scontento. L’espressione di tutta ’sta gente a zonzo è lo scontento. Ed è uno scontento accumulato e in aumento, proprio perché la politica attraverso le sue esibizioni e i suoi canali ufficiali si è finora dimostrata e continua a dimostrarsi “inadeguata”, se volessimo usare un gentile eufemismo, con gente che urla e si insulta in tv, sui social, per piccione viaggiatore, tanto da nutrire un crescente astio e una repulsione, da parte dei più, verso chi rappresenta il potere. La grande furbata di Salvini è stata abbandonare la nave che affonda, accomodandosi su una scialuppa di salvataggio da lui stesso (o dal suo staff di comunicazione) allestita e mandando bacioni: “Sbrogliatevela voi. Io posso tranquillamente dire che così non si poteva lavorare e voi continuate a dimostrarlo pure coi nuovi venuti. Naturalmente non direi mai, e non me lo fanno neanche dire quelli che curano la mia immagine e i copioni che devo recitare, che le cose che ho fatto e lasciato a metà erano irrisorie, oltre che inutili, per chi avesse voluto governare seriamente un paese, ma alla massa non pensante questo non interessa, perché comunque erano “appariscenti”, e le allodole davanti agli specchietti ci cascano come le pere cotte. Ma chi se ne frega, a me importa solo il potere assoluto.” Naturalmente non lo udremo mai dire questo, a parte che vuole pieni poteri, ma sappiamo in cuor nostro che lo pensa. La massa non pensante segue il Capitano con carisma e spirito, il padre dei sessanta milioni di italiani. E segue anche la Meloni, per quanto possa apparire detestabile o ridicola o anche peggio, ma il carisma forse ce l’avrebbe, la quale sta accogliendo tra le sue fila una parte di scontenti che hanno voglia di identificarsi colle sue pagliacciate filofasciste, forse senza neanche lontanamente sapere cos’è stato il fascismo né riuscire ad inquadrarlo in un determinato contesto storico. Ciò vorrebbe dire avere una conoscenza della società di quell’epoca, cosa che chissà se lei ha e che tanto meno mostrano di avere i suoi simpatizzanti. Né, ancora meno, molti oppositori che del fascismo rammentano solamente l’ultima, terribile, oscena parte, ignorando il resto e come, quando e perché si sia sviluppato e sia arrivato a quel punto di non ritorno che ha fatto scempio di un paese e si fermano a Bella ciao, identificandosi nella canzone attribuita alla lotta partigiana (forse non tutti sanno che l’attribuzione fu data al canto diversi anni dopo e che è, quindi, sovrapposto arbitrariamente alla Storia; Fischia il vento, piuttosto), mentre il fascismo fu un fenomeno che coinvolse diversi paesi che imitarono l’Italia e che in origine piaceva anche ad altri stati europei che poi diventarono nemici. L’idea romantica del fascismo o di qualcosa che in qualche maniera gli assomigli fa presa sulle masse disinformate, certamente, ma anche su molti scontenti che non riescono più a identificarsi con una forza o con un’altra perché in Italia ormai, si sostiene da più parti anche se non è così, non ha più senso dire di destra o di sinistra. E allora si sceglie anche la cosa più improbabile come due entità tipo Fratelli d’Italia o la Lega – una che trova il nome addirittura nell’inno nazionale in un bizzarro affratellamento; l’altra, che pure nel nome contiene semanticamente un concetto di coesione e resistenza agli acidi, tipo una lega metallica sconosciuta, che fino a poco tempo fa vedeva il proprio inno nientemeno che in Va’, pensiero, sull’ali dorate –, unicamente perché presentano un fantasma di struttura che dia “sicurezza” non importa se vera o finta.
Per questa difficoltà di identificarsi in qualcosa, individuato in destra e sinistra, il movimento 5 stelle ha avuto tutto quel successo iniziale, un potenziale futuro partito super partes che avrebbe avuto il potere di cambiare realmente qualche cosa ma che, se e dove lo ha cambiato, è riuscito a combinare un pasticcio dopo l’altro, alimentando la massa di scontenti, già abbastanza nutrita. E così, prova e riprova, oramai non è più nuova, diceva una canzone ribalda degli anni Venti (Era nata a Novi – Avventura ligure di Ripp). Perché non sia riuscita a cambiare un sistema incancrenito può essere oggetto di discussioni infinite, anche perché i nodi gordiani della politica del nostro paese hanno lontane origini, pure esterne, e sono difficilmente risolvibili da nuovi politici improvvisati e di scarsa competenza, nonostante siano sedicenti onesti. La trappola del consenso arriva proprio da lì: sono onesti, non possono fare più danni di quanto abbiano già fatto i disonesti. E invece non funziona necessariamente così perché, come ci ha insegnato Carlo M. Cipolla, autore dell’esilarante pamphlet Allegro ma non troppo, i quadranti degli stupidi e degli sprovveduti sono proprio quelli in cui si concentrano i danni maggiori per un’intera società, vedi grafico di seguito. Alla fine dell’esposizione delle cinque leggi fondamentali della stupidità umana ne risulta che lo stupido è la persona più pericolosa che esista, perfino più pericolosa del bandito che riesce a far meno danni dello stupido. Naturalmente la colpa è anche di chi sottovaluta l’enorme presenza di stupidi nella nostra società, per superficialità, per buona fede, per epidermico e frivolo ottimismo. Il saggio grottesco di Cipolla, del 1988, diventa quanto mai tragico nella constatazione che le sue leggi ironicamente esposte allora si traducono oggi nella realtà sotto gli occhi di tutti.
Siamo circondati da stupidi. E risulta impossibile comunicare cogli stupidi se non attraverso slogan, non puoi riuscire a far ragionare uno stupido perché proprio manca la materia prima. Anche per questa ragione gli stupidi spesso si ritrovano tra loro in grandi masse, proprio perché, riconoscendosi tra loro e spalleggiandosi l’un l’altro, percepiscono che alla fine la stupidità è un valore aggiunto. D’altro canto, quando la stupidità viene travestita da acume ed eleganza nella maggior parte delle trasmissioni televisive, lo stupido si sente valorizzato e quindi si sente invincibile, soprattutto se in compagnia di altri stupidi come lui. Inevitabilmente però lo stupido è ondivago, proprio perché le convinzioni del momento non sono il frutto di un impossibile ragionamento ma solo di un tifo provvisorio, insufflato e alimentato dal demagogo di turno. E qui Salvini, Renzi, Berlusconi, Meloni, Grillo e molti altri trovano terreno fertilissimo per potersi creare una corte estesa di creduloni che, non ragionando sulle cose, sia per assenza di strumenti critici sia per ignoranza della Storia e dei fatti, ossia un quasi totale deficit d’informazione, si aggrega, sentendosi meno isolata e immaginando di contare qualcosa. Soprattutto immaginando che quei capi pensino veramente al loro bene. Ed ecco che le sardine si uniscono a scioperare il venerdì insieme ai ragazzi di Greta, pensando di essere accomunati in un disegno condiviso, forse anche per infantile adesione a qualsiasi movimento spunti dalla sera alla mattina, basta che sia “contro”, raccogliendo anche dei cascami delusi dai 5 stelle. Già visto e rivisto nel corso del Novecento.
La realtà smentisce quindi clamorosamente le aspettative di quella massa di stupidi o di sprovveduti che, inevitabilmente, si rivolgeranno al prossimo demagogo che darà loro la certezza che anche essere stupidi è un talento da premiare, e riuscendo anche a fare sentire gli stupidi nient’affatto sprovveduti.
E così via, in un vortice dantesco di masse che si scambiano nei vari gironi infernali, ritrovando magari persone che s’erano incontrate in altri contesti Toh! Ci sei anche te! e con cui addirittura avevano avuto dei disaccordi mentre poi invece si ritrovano momentaneamente unite in un flusso ittico che probabilmente si biforcherà ancora non molto tempo dopo. L’ondivaghezza la vediamo come continuo modello davanti ai nostri occhi: un esempio clamoroso è Beatrice Lorenzin che cambia vestito politico come si cambia messa in piega secondo l’estro e la moda del momento. Come lei mille. Poi ci si stupisce se il PD perde terreno.
Il delirio di questi strani tempi è il frutto dell’assenza di idee forti da parte di chi vorrebbe contrastare l’ascesa di un salvinicchio e dei suoi seguaci.
Il neonato movimento sardinista, per esempio, se lo si guarda bene, ha tutte le caratteristiche iniziali dell’ormai adolescente movimento cinque stelle – che, in quanto adolescente ormai pubere ha imparato fin troppo bene a scoprire l’autoerotismo per provocarsi orgasmi basati sul nulla – rischiando proprio di fare la stessa medesima fine. Forse prematura.
Per carità, fa tenerezza vedere i pesciolini che reagiscono e che si stringono in piazza per contrastare gli squaloidi in agguato su tutti noi, ma occorre di più. Se gli intervistati, alla domanda “Per chi voterebbe?” rispondono: “Per tutti ma non per Salvini” oppure “Per noi stessi”, si salvi chi può. Vuol dire non avere coscienza che un paese come il nostro, inserito in una realtà europea e, ancor peggio, atlantica, necessita di persone al governo che conoscano bene codeste realtà e che le manovrino meglio di quanto sia stato fatto finora (e di certo Salvini, insieme ai vecchi “amici” 5 stelle, hanno fatto una frittata dopo l’altra, come sta succedendo ancora e ancora e ancora), vuol dire vivere tra le nuvole.
È senz’altro un bene e un piacere che ci siano persone dissenzienti verso la beceraggine, ma ci vogliono idee concrete e precise, non basta mettere due o tre motivetti generici in un manifesto. Va bene raccogliere lo scontento, ma lo ha fatto pure Grillo, e con mezzi mediatici ed economici enormi rispetto a quelli facebookiani sardinisti, ed è finita come ognuno può vedere, una pena. Una pena perché si annunciava come un rovesciamento pacifico animato da buona volontà, al di là delle cosiddette barriere ideologiche, anche se certe frequentazioni grillesche facevano accapponare la pelle.
Se questo branco di sardine mi proponesse di andare a far parte del loro movimento avrei parecchie domande da porre. Vorrei vedere, per cominciare, un programma dove si illustri come debba essere rigovernato lo Stato, sempre secondo l’attuale Costituzione, perché quella abbiamo, come vadano riorganizzati il lavoro, l’assistenza medica alle persone, siano esse cittadini italiani e non, l’istruzione, i disagi sociali, la salvaguardia e l’interazione del territorio, la politica estera e quindi anche coll’UE, l’immigrazione, i diritti civili, la giustizia, la posizione verso la Chiesa, perché non mi basta essere contro Salvini, è fin troppo facile come bersaglio. Bisogna avere una o più persone di riferimento per batterlo alle elezioni e questa persona dev’essere affidabile e carismatica anche più di Salvini altrimenti si ricomincia da capo e si farà il Movimento delle sardine II la vendetta e io, come milioni di altre persone orfane di punti di riferimento, sono abbastanza stanco di tutti i demagoghi che hanno infestato Montecitorio, dentro e fuori. Certo, la maggior parte degli aderenti sardinisti sono giovanissimi, e proprio in quanto giovanissimi non conoscono abbastanza i meccanismi dello schifo che invece i più maturi conoscono abbastanza bene ma non hanno più le forze per contrastarlo. Per esperienza so che difficilmente, oggi, i più giovani si fidano di persone più mature che pure magari dissentono dall’attualità, ma non vedo, in questa generale superficialità che si manifesta unicamente contro qualcuno o qualcosa, un vero futuro. Perché un vero futuro va sempre e comunque progettato per benino e argomentato con dovizia di dettagli, lasciandosene sfuggire il meno possibile.
In fondo il Manifesto di Marx era assolutamente ben dettagliato, così come pure il manifesto dei fasci di combattimento del 1919 (che pur prevedeva: “Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le mense Vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e un privilegio di pochi.” Salvo poi promulgare pochi anni dopo i Patti Lateranensi, che ancora oggi, DOPO UN SECOLO, ci portiamo sul groppone, addirittura inchiavardati nell’articolo 7 della Costituzione, rinnovati e sempre coi soliti privilegi ecclesiastici, il vero cancro della nostra economia e società, enorme passività per la Nazione oggi come allora), come esistevano opuscoli informativi dei rivoluzionari francesi e di ogni movimento che volesse avere voce in capitolo in tempi in cui esistevano monarchie assolute e imperi, pertanto tempi molto più difficili degli attuali. E infatti neanche ’sti moderni ecologisti da strapazzo che seguono la nuova Giovanna d’Arco svedese hanno un’idea chiara dell’ecologia e di ciò che la scienza sia realmente.
Non è possibile far fronte solamente con facebook e i social a una situazione incancrenita come l’attuale, perché vuol dire continuare a illudersi che il mondo esista solo nella rete. È un atteggiamento assolutamente infantile. Quello che mi risulta difficile credere è che Mattia Santori, la “sardina” che ha ideato il movimento, sia un laureato in economia e diritto e abbia trentadue anni e che quindi dovrebbe avere una struttura di pensiero ben salda. Al contrario del coetaneo che fa il ministro degli esteri e non sa manco l’inglese, oltre al resto. Le sue parole sono: “Questa è una grande dimostrazione di partecipazione non violenta e di avvicinamento alla politica, dopo anni che si parlava di “come avviciniamo i cittadini alla politica” abbiamo una massa di cittadini che si sta proponendo alla politica“. Anche se poi, sollecitato a rispondere un po’ più chiaramente a come dar seguito concretamente a questo tipo di protesta, Mattia Santori sfugge e dice che non si candiderebbe per essere coerente… mah. Quindi protesto, non sono contento, ma oltre a protestare non faccio altro a livello amministrativo in un paese dove sarebbe necessario agire proprio lì. Dovrebbe avere un senso? L’unico senso che trovo è che una persona così, per quanto pacifica e dolce e non violenta, sia infantile. E di uomini o donne infantili, mi perdonino Santori e tutti quelli che lo vedono come il messia, francamente non abbiamo bisogno perché ce n’è fin troppi.
Una delle cose più evidenti che mi risulta intollerabile è il fatto che ben quattro persone, così raccontano, si siano messe a stilare il manifesto di un movimento producendo pure errori di grammatica: «Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo», dove la relativa da me evidenziata in grassetto soffre notevolmente per una forma bizzarra inventata dai compilatori. Ora, a parte i concetti e la minaccia del mal di mare oltre all’esibizione di un “sacrificio”, che dei laureati commettano pure degli errori idiomatici di questo calibro non promette bene, né per il presente né per l’avvenire. Piccolo dettaglio, in un mondo sempre meno alfabetizzato, mi si dirà, ma se un professionista compila una relazione sgrammaticata io mi rifiuto di prenderla in considerazione, non per snobismo ma perché l’esattezza della lingua è fondamentale per la comprensione. Se una legge è scritta male e presenta ambiguità proprio perché grammaticalmente non torna quella legge produrrà guasti, per esempio. Un giorno pubblicherò certi referti medici, compilati da fior di professori e specialisti, scritti coi piedi. Ma questa è un’altra storia.
Tutto risulta essere assolutamente ed evidentemente superficiale, senza che si possa scorgere – o, almeno, io non riesco a vedere nulla – un percorso costruttivo. Pensiamo solamente, giusto per avere un minimo di orientamento, che un ventiseienne genovese dell’800, Giuseppe Mazzini, presentò a Marsiglia, in esilio, il celebre movimento della Giovine Italia (1831), che ricordiamo essere unicamente un progetto insurrezionale, ma assai ben impostato e in tempi ben più problematici dei moderni, almeno per quanto riguardava i regimi e le libertà dell’individuo. Ve lo immaginate a dirigere un movimento ittico, Giuseppe Mazzini? È proprio codesto infantilismo che un personaggio oscuro come Salvini (costantemente suggerito dal suo agguerrito staff di comunicatori) usa a proprio vantaggio, riempiendo il vuoto coi suoi rosari e altri simboli in cui le persone poco strutturate possano identificarsi e trovare una direzione che dia loro la sicurezza che non hanno mai avuto o che hanno perduto, rispondendo perfino con immagini infantili e accattivanti, tipo il gattino che si mangia le sardine. Il vuoto, lo stesso vuoto che le sardelle vorrebbero riempire, disagiata manifestazione che questo vuoto non lo si vorrebbe ma non si sa bene con cosa riempirlo.
È su quello che bisogna far leva, secondo me, non sull’infantilismo delle sarde strette strette come in un barile. Perché poi il barile è proprio la gabbia che non si auspicherebbe e che invece potrebbe risultare fatalmente la prigione prossima ventura. Il danno fatto a livello sociale (e non solo) dai governi degli ultimi quarant’anni, forse oltre, compreso l’attuale, è enorme: la mancanza di coscienza e di maturità di molti giovani si è espansa. Ma sono molte le cause di questo disastro intellettivo, come ho già illustrato in altri miei interventi.
Peter Pan potrebbe essere il nuovo ispiratore di un prossimo movimento di adulti non cresciuti che credono di poter volare…
Ciò che le sardine non dicono è però che Salvini dovrebbe essere in compagnia di Di Maio a sorbirsi le contestazioni. In fondo l’ultimo Salvini è stato appoggiato in tutti i suoi decreti folli, disumani e inutili da Di Maio, ossia dai 5 stelle, e quindi anche dall’attuale presidente del consiglio Conte, anche se ciascuno tesseva la tela che l’altro disfaceva o continuava, in un gioco che non è piaciuto a nessuno e che continua solamente a far perdere tempo prezioso in una situazione da Titanic.
Ma le soluzioni quali sono? Come si fa a metter mano a un simile garbuglio? Di certo non con cartelli di venerdì per il futuro o di mezze sarde gialle agitati in corteo. Ci vogliono idee concrete e ben composte che ognuno ha paura a mettere in piazza perché sono assai scomode e metterebbero in crisi l’identità della maggior parte delle persone. A cominciare dall’educazione, fin dai primi anni di vita. Sarebbe un totale capovolgimento di visioni, senza la visione magica di un cattolicesimo invadente e pernicioso che inquina tutto fin dall’asilo. Ma l’educazione dei più piccoli implica avere a disposizione tanto tempo che oggi viene sottratto da un intero sistema fondato sul profitto e sulla sopraffazione che non consente ai genitori di stare molto tempo coi figli, come non consente ai giovanissimi di mettere a profitto lo studio. E un ruolo fondamentale nella diseducazione giovanile lo ha la tecnologia usata male o fuori controllo. Le cose si complicano quando le società diventano multietniche, per i motivi più vari, dalla povertà di base alle difficoltà linguistiche e culturali, a un’integrazione che spesso viene localmente ostacolata da incompetenze che si sovrappongono a pregiudizi, a cui nessuno, ma veramente nessuno, pensa con criterio. Insegnanti impreparati, certo, ma anche funzionari pubblici ancora più impreparati che distruggono l’istruzione, come pure la sanità, come pure l’agricoltura, come pure tutto. Senza alcuna progettualità con un senso, con istituzioni che non comunicano, tipo le ASL regionali tra di loro e, a loro volta, col cittadino, che sembrano essere mondi a sé stanti, o le ASL con l’INPS e così via in un effetto farfalla all’ennesima potenza che provoca non uragani ma catastrofi più estese.
Ecco perché è necessario, invece, aver chiaro come abbordare i problemi, perché non basta farsi vedere in piazza, ci sta anche quello, ma non ci si può fermare lì. Bisogna stilare un programma ben illuminato sulle cose da fare altrimenti tutto si riconduce a un candle light per morti e feriti e bon alé. Un programma che sia anche perfettibile e volto a un miglioramento generale a largo raggio, in armonia coi cambiamenti rapidi della nostra epoca, senza dogmi indiscutibili ma con punti fermi su diritti civili che non si possono ignorare. Dio, patria e famiglia, per esempio, è una triade superata dalla Storia, ma in un momento di vuoto può apparire illusoriamente a molti uno scoglio a cui appigliarsi nel naufragio in un mare in tempesta. Il sintomo di un disagio profondo, di una mancanza di punti di riferimento va immediatamente compreso e curato perché sennò Salvini e Meloni, demagoghi professionisti, si prendono tutto. Non per estro e fantasia ma per calibrata furbizia e opportunismo. E mi rifiuto di vedere nel movimento di Fusaro un analogo progetto e meno che mai un intellettuale della levatura di un Mazzini, basta leggerne “i valori di destra e le idee di sinistra” per farsi un’idea, uno che si dice disposto a dialogare perfino con Casapound… Il PD è un cadavere ambulante pieno di frattaglie che hanno poco senso in una società complessa come l’attuale. È pur vero che si discute, al suo interno, cosa che può essere un’avvisaglia di vitalità, ma non credo che le discussioni siano su come far progredire il paese quanto più su questioni di campanile, di personalizzazioni e, soprattutto, di spartizioni, assai tipico della cultura italiana, sempre a dividersi ad ogni occasione anziché stigmatizzare in partenza qualsiasi forma di protagonismo improduttivo. Il caso del rottamatore rottamante e rottamato è emblematico, una delle pagine più sgradevoli della politica degli ultimi anni, ma ritratto di una società che mostra come l’apparenza sia più importante della sostanza, evidente proprio in una forza politica che avrebbe dovuto contrastare il berlusconismo e simili sciagure e che invece si è alimentato dello stesso metodo fornicando col “nemico”. Pertanto, votare PD (e quindi Bonaccini, perché la protesta sennò resta sterile per evitare che l’Emilia-Romagna si “leghi”) seppure orfano dell’osceno rottamatore, e orfano pure di idee e di persone con idee, unicamente per contrastare la Lega, cosa risolverebbe se poi non c’è alcun MO.S.E. veramente in grado di fermare la marea? L’inondazione sarà solamente rimandata. La costruzione dei nemici è ciò che, come tutti i furbastri, ha fatto Salvini, identificando nell’immigrazione IL problema dell’Italia, e soprattutto facendolo credere a un esercito di decerebrati con populistiche ragioni che vanno a ravanare nelle paure ataviche nei confronti del diverso di un popolo ignorante e becero. E, va da sé, chi si mostra “a favore” dell’immigrazione o anche solo di una diversa concezione dell’accoglienza è un nemico traslato. La costruzione del nemico Salvini da parte delle sardelle ha bisogno di una sistemazione assai meglio fondata perché non basta dire sono contro l’odio, sono contro questo e contro quello, che va anche bene ma bisogna proporre, in aggiunta, cosa fare in concreto e programmaticamente per presentarsi come alternativa. Altrimenti, come fu per i girotondi, per i cinque stelle e come sarà per le gretesche schiere e le sardiniste, e per tutti i caroselli infantili, finirà come sempre in un buco nell’acqua e a perderci saremo tutti.
Sempre valido il proverbio napoletano già citato qualche articolo fa.
© novembre 2019 Massimo Crispi
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