Partiti e politici
Sangiuliano martire e innocente
La cronaca banale, sconcia e demoralizzante intorno alla vicenda di Gennaro Sangiuliano da Napoli e Maria Rosaria Boccia da Pompei finisce per inquadrare la politica molto meglio delle analisi scriteriate di tanti osservatori. L’attività del politico, in generale, appare non soggetta a ragionamento, men che meno, dunque, sottoposta a vincoli di natura etica. Vincoli, beninteso, che dovrebbero derivare dal rispetto della volontà popolare che un soggetto, eletto e insignito di una carica pubblica, viene a rappresentare. Vi è, però, una distinzione weberiana fra etica della convinzione ed etica della responsabilità, che porta a distinguere la separazione netta e totale fra politica e morale. Se scomodiamo anche Bobbio, abbiamo che le due etiche di cui parlava Max Weber si possono anche definire etica dei princìpi ed etica dei risultati, che non sempre coincidono. Credo a questo punto, una volta avuto l’ardire di tirare dentro due grandi filosofi dell’Ottocento e del Novecento per tentare di stigmatizzare la viziosa ricreazione di uno dei ministri più irrilevanti della storia della repubblica italiana, che possa anche arrivare a dire, sperando di non scandalizzare nessuno, che la filosofia morale, mediante i suoi specialisti, non certamente per mezzo di analisi superficiali, come avviene qui, possa anche, ahimé, occuparsi di gossip come quello posto in questione. Sangiuliano, materia per antropologi, filosofi e teologi? Perché no? Perché lasciarlo ai ciabattoni delle riviste cartacee e della televisione, che arriveranno a farne un eroe della perversione?
Ora, la domanda è: il politico può svincolarsi dalle norme etiche nella sua prassi di condotta? Certo che sì, non solo il politico, considerato nella sua sfera individuale, ma l’intero gruppo di potere di cui è espressione può dimenarsi lontano da qualsiasi principio etico. Allora, la prossima domanda è: Sangiuliano non ha fatto altro che adeguarsi a una consuetudine del nucleo dominante, diventando espressione pura del potere costituito? Naturalmente, la mia risposta è sì. E aggiungo, che, vivendo in un’epoca, che definire “neo-oscurantismo” è ancora poco, e avendone chiara in mente la propensione a prediligere l’estetica del disgusto, non sono affatto certo che il ministro in argomento abbia deluso i suoi rappresentanti. In altre parole, non vi è da essere sicuri che, pur a fronte delle note e sconvenienti vicende del Ministro della Cultura, si registri nell’ottica delle sue elettrici e dei suoi elettori una mancata conformità o forma di rispetto nei confronti di quel mandato affidatogli. In pratica, neanche tanto sotto traccia, c’è già chi, nella comunicazione pallida e scialba dell’attualità, ha preso a intonare note trionfali in onore della tradizione sistemica inerente alla scambievolezza tra perversione e politica: una commistione che in Italia ha reso tanti politici di oggi fautori di una doppia morale, esibita senza pudore nelle vesti pubbliche di difensori dei valori più disparati, con pieno coinvolgimento dall’importanza della famiglia tramandata e sacramentale. Qui, ci sta bene Tommaso d’Aquino, che sosteneva: “L’uomo è molto più certo di ciò che ascolta che di ciò che vede.”
Lei scrive che Sangiuliano è stato eletto… Mi scusi l’ignoranza, ma…. Da chi, in quale partito e per quale carica è stato eletto il ministro Sangiuliano?