Partiti e politici

Salvini, la bambola gonfiabile e quella plebe da rieducare

25 Luglio 2016

Che la Presidente della Camera, Laura Boldrini, sia il principale catalizzatore degli sfoghi tribali di Matteo Salvini, del suo partito e delle frange meno alfabetizzate e disagiate del suo elettorato, è ormai chiaro da tempo. Lei, l’amica degli invasori che arrivano sui barconi e pretendono persino un letto, qualcosa da mangiare e il Wi-Fi, lei, “l’Ipocrita, buonista, razzista con gli italiani” – per usare le parole del leader della Lega –  è continuamente oggetto di pesanti insulti violenti e sessisti da parte della plebe 2.0, un agglomerato dalle caratteristiche sempre più sub-umane che sovrappopola l’Italia e usa i social network per vomitare pulsioni animali e rabbia repressa. Nella classifica dei politici più odiati dal popolo fascioleghista (ma anche da molti grillini), la Boldrini ha scalzato da tempo sia l’ex ministro Cécile Kyenge, che quel gentleman di Calderoli definì “orango”, sia il deputato marocchino del Partito Democratico Khalid Chaouki, quello che nei bar della piccola provincia del nord-est è dipinto come un fiancheggiatore dell’Isis.

L’ennesima puntata dello squallido teatrino a cui ci ha ormai abituati Salvini, messo in scena sia in Italia sia al Parlamento Europeo – le rare volte in cui ci mette piede –  si è consumata sabato scorso su un palco a Soncino, un paesello di settemila abitanti della provincia cremonese, dove il colorito leader del Carroccio ha regalato ai presenti uno spogliarello improvvisato e l’ennesimo attacco alla Boldrini paragonata alla bambola gonfiabile gentilmente offerta dagli organizzatori. Tempo qualche ora e sarebbero dovute pervenire le dovute scuse alla terza carica dello Stato, macché: sulla pagina Facebook del capo della Lega è apparso persino l’hashtag #sgonfialaboldirini, accompagnato dalla frase: Di donne in gamba, brave, determinate e capaci, nel lavoro e in politica, per fortuna ce ne sono tante. La Boldrini non è una di quelle. Un po’ come i bambini maleducati che non vogliono chiedere scusa per intenderci.

Il fatto increscioso riporta a un discorso che ormai va fatto quotidianamente, ovvero l’abbrutimento di fasce sempre più estese della popolazione che andrebbero urgentemente rieducate, a cominciare da quegli oltre settemila “like” sotto le non scuse di Salvini, perché alla lunga stanno producendo fenomeni sociali pericolosi, che vanno dal bullismo nelle scuole a un razzismo ormai abbondantemente sopra i livelli di guardia. A memoria, quella di sabato è stata la prima bambola gonfiabile certificata come tale a fare il suo esordio sul palco di un comizio politico, fino ad ora si era vista solo in alcuni concerti metal e in uno storico live di John Holmes di Elio e le Storie Tese.

Per chi non conoscesse l’oggetto in questione, si tratta di un sex toy costituito da un gonfiabile a forma di donna, venduto in tutte le varianti possibili (razza, capelli, in alcuni casi persino taglio del pelo pubico) per soddisfare i gusti e le fantasie più varie dell’esigente consumatore padano. Ha dei fori ergonomici all’altezza dei luoghi in cui di solito si consuma il piacere in un normale rapporto sessuale. Articolo ormai un po’ datato, è distribuito in migliaia di versioni e a prezzi che partono da pochi euro ma possono anche raggiungere cifre considerevoli; tutto dipende dal materiale utilizzato e da quanto sia realistica la bambola. Dopo l’utilizzo, è importante lavarla con del sapone neutro (altri solventi potrebbero corroderla e bucarla) e sgonfiarla, un po’ per non ritrovarsela in giro per casa durante le visite dei parenti, un po’ per allungarne la “vita”.

Quella apparsa sul palco di Salvini è un modello base, alla vista assai economico, con viso e capelli stampati su una plastica di bassa qualità. Non sapremo mai se il militante leghista che l’ha fornita, prima di mandarla sul palco, abbia provveduto a lavarla col sapone neutro dopo i numerosi utilizzi che deve averne fatto. Perché a pensarci bene la bambola gonfiabile è un po’ come la Lega Nord: un luogo dove sfogare istinti repressi senza dover gravare troppo sul cervello. E vi dirò… su quel palco, con quel vestitino a fiori, non sfigurava affatto.

In fondo una donna cerca corteggiamento, dialogo e attenzioni che raramente uno sfegatato supporter di Salvini è in grado di produrre. Non ci sarebbe quindi da meravigliarsi se nella casa di ogni militante leghista ci fossero una o più bambole gonfiabili e che lui le immagini camminare, mangiare, dormire, parlare con lui di “politica” e di “invasioni”, lavarsi da sole col sapone neutro dopo una “nottata bollente”.

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