Partiti e politici

Salvini, “il populista della porta accanto” e le primarie della Lega Nord

14 Maggio 2017

Nelle sedi provinciali della Lega Nord, da Bolzano a Fano, sono allestiti i seggi dove gli iscritti con almeno un anno di militanza stanno votando per eleggere il nuovo segretario del partito. A sfidarsi sono l’assessore all’agricoltura della Regione Lombardia, Giovanni Fava, e l’attuale leader, Matteo Salvini. Divenuto segretario nel 2013, il politico milanese è diventato una delle figure più contestate e divisive della politica italiana, rimodulando in questi anni gli obbiettivi e i riferimenti politico ideali del partito. Di queste e di altre trasformazioni promosse dalla segreteria Salvini nel partito da più anni presente con lo stesso nome nelle aule parlamentari, ne abbiamo parlato con il giornalista e scrittore Matteo Pucciarelli che ha dedicato al leader leghista il libro “Anatomia di un populista La vera storia di Matteo Salvini” in cui ne ha ripercorso le vicende politiche prima e dopo la sua vittoria alle primarie del 2013.

Oggi, i militanti della Lega Nord tornano a votare per esprimersi sui quattro anni di Matteo Salvini e sui cambiamenti che ha impresso sul partito. Che cosa si aspetta?

«Anche se l’articolo 1 dello statuto del partito, che riconosce come “finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania”, non verrà modificato in sede congressuale, è vero che Salvini ha impresso alcuni cambiamenti a 180° alla Lega Nord dal punto di vista della strategia politica e dei valori. A favore dell’attuale segretario, però, gioca la sua lunga militanza nelle fila del partito che funge da garanzia di continuità e affidabilità rispetto ai valori fondativi. E poi la visibilità ottenuta sotto la sua leadership è sotto gli occhi di tutti: da partito in crisi negli ultimi tempi di Bossi e Maroni, la Lega Nord è divenuta una formazione politica centrale non solo nello schieramento di centrodestra ma nella politica italiana. Questo sicuramente gli verrà riconosciuto anche dai militanti storici della Lega Nord.»

di Fabio Visconti. da Wikimedia.

Vedremo quindi un voto “strategico” in favore del segretario?

«Senza ombra di dubbio. Un leader come Salvini, infatti, è stato capace di portare il partito al centro della discussione politica, a prescindere sia dalle percentuali di voto attribuitegli nei sondaggi o dal successo o meno nelle prossime amministrative. Anche i più critici verso Salvini, devono riconoscere che Il nuovo ruolo da protagonista della Lega, assicurato dalla sua leadership, è una garanzia di sopravvivenza e di rafforzamento per il partito stesso.»

L’elezione di Salvini al vertice della Lega Nord risale al 2013. In questi quattro anni come l’ha cambiata? Se dovesse definirla oggi, che aggettivo sceglierebbe?

«Oggi la Lega è un partito nazionalista o se utilizziamo un termine più in voga, sovranista. A differenza delle origini, in cui l’aspirazione indipendentista veniva declinata secondo sensibilità politiche diverse, la Lega di oggi, infatti, si è chiaramente posizionata alla destra del sistema politico italiano dal punto di vista valoriale. Nonostante il nome, insomma, la Lega Nord attuale è un partito che ha ridimensionato il progetto federalista, puntando tutto, invece, sulla battaglia contro l’Unione Europea e contro l’immigrazione. Sono questi due i capisaldi della politica leghista mentre le aspirazioni indipendentiste sono diventate retaggi storici, privi di un’applicazione fattuale nella attuale strategia politica della Lega Nord.  Altri cambiamenti importanti hanno interessato anche la struttura organizzativa di un partito che si è trasformato da “partito di massa”, simile al Partito Comunista di una volta, a forza politica leaderistica e liquida: bypassando i livelli intermedi, sono i post su Facebook di Salvini, infatti, che quotidianamente dettano la linea politica a un partito la cui struttura negli ultimi anni è stata notevolmente ridimensionata.»

Queste trasformazioni organizzative e questo riposizionamento politico della Lega Nord avvenuto negli ultimi anni erano passaggi necessari per risollevare il partito dopo gli scandali della famiglia Bossi o sono stati l’esito del “fiuto politico” di un leader come Salvini?

«Non si può nascondere che l’attuale segretario abbia un’indubbia capacità di percepire cosa si muove nella società e di fiutare l’aria del momento. Politicizzando insistentemente un tema controverso come quello delle migrazioni, infatti, ha cambiato pelle al suo partito, intercettando un pezzo di elettorato rimasto orfano dopo la fine di Alleanza Nazionale e riuscendo così a conquistare percentuali, finora contenute ma importanti nella conta finale, dell’elettorato del Sud Italia in nome di una trasversale ostilità verso i migranti. Così la Lega Nord ha fatto un balzo, diventando un partito accreditato intorno all’8-10% del voto a livello nazionale.»

Oltre ai cambiamenti promossi alla piattaforma programmatica della Lega Nord, il suo leader ha investito molto anche nella comunicazione politica. Che peso ha avuto il suo stile così divisivo nel suo successo tra l’elettorato?

«In una fase di forte personalizzazione della politica, la strategia del suo spin-doctor Morisi di riproporre la figura di Salvini su diversi canali è risultata fondamentale, massimizzando la partecipazione del leader a ogni singolo evento e riuscendo a farlo apparire come “il populista della porta accanto”.  Nella stessa direzione ha pagato anche l’intuizione di andare controcorrente rispetto agli altri politici e di puntare tutto, invece di Twitter, sul popolarissimo Facebook, dove Salvini riesce a ostentare la sua normalità, alternando status politici e messaggi di vita quotidiana. In questo modo risulta evidente la sua differenza rispetto all’utilizzo strumentale del social network da parte di altri politici che, a differenza di Salvini, non riescono mai a togliersi le vesti del “politico”.»

Nel libro ha riassunto la strategia comunicativa di Salvini, distinguendola in varie fasi: prendere un problema, amplificarlo e inserirlo in una cornice semplice e decontestualizzata. Ripensando ai suoi predecessori alla testa della Lega Nord, come lo stesso fondatore Bossi, quanto è davvero originale questa strategia nella tradizione leghista?

«Da questo punto di vista, Salvini è indubbiamente nel solco della tradizione di Bossi, riproponendola, ovviamente, in termini aggiornati. Il Senatùr sapeva comunicare in modo semplice e immediato utilizzando però, i mezzi e i modi degli anni 90’ mentre Salvini riesce a fare lo stesso, ma con gli strumenti e i metodi degli anni 10’ del nuovo millennio.  Entrambi, insomma, sono uomini da opposizione e della Lega “di lotta”: sanno gridare e fomentare gli animi senza avere mai dato grandi prove di capacità di governo, come Maroni ad esempio. Non a caso, sia il fondatore che il leader attuale sono capaci di apparire uomini “del popolo”: in questo senso, la canottiera del Bossi delle origini, insomma, non è altro che la felpa di oggi di Salvini.»

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