Partiti e politici
Salvini è un vero leader?
Cosa vuol fare Matteo Salvini da grande? Ruotano tutti intorno alla risposta a questa domanda gli accadimenti politici dei prossimi mesi, se non delle prossime settimane. La Lega ha stravinto le ultime consultazioni europee e, se si votasse domani anche per le politiche, come viene chiaramente mostrato nella simulazione curata da Twig, con risultati simili ci troveremmo di fronte ad uno scenario parlamentare nettamente favorevole al centro-destra, o addirittura ad un semplice accordo Salvini-Meloni.
Dunque, torniamo alla domanda iniziale: cosa impedisce al leader leghista la definitiva rottura con i 5 stelle e un veloce ritorno alle urne, dove ne uscirebbe trionfatore per i prossimi cinque anni? Un voto a settembre si trasformerebbe in un plebiscito in suo favore, forse perfino senza la zavorra di Berlusconi, e gli consentirebbe di fare senza timore una manovra “lacrime e sangue”, in epoca di luna di miele post-elettorale; avrebbe poi l’intera legislatura per farsi perdonare di quella obbligatoria manovra di risanamento. Ce lo impone la UE, dirà, noi siamo costretti per il momento a dargli un po’ retta, ma non preoccupatevi, presto farò a modo mio e tutti i miei figli italiani ne trarranno grande giovamento: meno tasse, più sicurezza, meno immigrati, un paese che decolla. Non ve ne pentirete!
Un leader pronto a comandare a casa propria, pronto a trasformare l’Italia in maniera decisiva, farebbe proprio così, senza farsi pregare. Berlusconi, supportato dai voti alla Europee e dai sondaggi nostrani a lui nettamente favorevoli, non avrebbe aspettato un minuto. Perché poi, si sa, l’elettorato contemporaneo è un po’ lunatico, oltremodo mutevole, volatile. L’esempio di Renzi insegna: se avesse indetto elezioni politiche pochi mesi dopo le Europee del 2014, avrebbe probabilmente stravinto e governato con abbastanza serenità per anni; non lo ha fatto, e la sua fortuna nel giro di un solo biennio è terminata. Complice anche l’anomala alleanza con una parte del centro-destra, che suggeriva una deriva troppo centrista per i suoi agguerriti avversari interni, non ha mai potuto realmente fare esattamente ciò che voleva (purtroppo, per alcuni, o per fortuna, secondo altri).
A Salvini potrebbe capitare la stessa cosa: stretto in un contratto-capestro dal M5s, benché oggi un po’ più asservito, visto il recente tracollo elettorale, le sue iniziative devono per forza di cose subire i tanti “no” di Di Maio o di Toninelli. Alla lunga, gli attuali sostenitori della Lega potrebbero iniziare a voltargli le spalle, stufi di questa costante guerriglia all’interno del governo e delle sue scelte politiche. E potrebbe iniziare anche la sua di crisi, dopo quelle di Berlusconi, di Monti, di Renzi e degli stessi pentastellati.
Se ci pensate, nel giro di meno di un decennio, di potenziali salvatori del paese ne abbiamo avuti già cinque, Salvini compreso, uno ogni due anni circa. E quindi, forse, l’anno prossimo potrebbe anche essere il turno del leader della Lega, sebbene il suo messaggio sia più vicino alle corde della popolazione che non, mettiamo, quello di Monti. Ma il pericolo c’è, più imminente di quanto si potrebbe pensare, soprattutto se il governo è così debole e litigioso.
Dunque, se Salvini vuole continuare a far crescere il proprio appeal, ancora per un po’ di tempo, ma senza mai poter essere realmente decisivo per le sorti del paese, potrebbe accontentarsi di questo ruolo, se questo lo gratifica. Ma sarà davvero così? Salvini è da anni in politica per fare il quasi-leader, per essere amato dalle folle dei selfie e dal 35% degli elettori, senza mai poter governare in prima persona?
Allora, la domanda iniziale è quella che merita una risposta: vuole fare il leader che cambierà il volto e la storia dell’Italia, oppure il semi-leader in compagnia di gente che a lui non piace poi molto, e che potrebbe trascinarlo forse alla sconfitta?
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