Partiti e politici

Salvini e le sue terribili fan. Quando l’odio è donna

8 Gennaio 2019

C’è una sensazione che mi accompagna da un po’, sin da quando ho iniziato a osservare quei social network che hanno modificato radicalmente l’approccio alla vita di milioni di persone, nel bene ma soprattutto nel male: in un mondo virtuale senza regole, in cui le più basse pulsioni trovano libero sfogo, la regressione umana e culturale – per me – più sconvolgente è quella di molte donne. Soprattutto di molte donne mature. Siamo reduci dalle vacanze natalizie. Nei cinema spopola “Il ritorno di Mary Poppins” e in tv, come ogni anno, è stata riproposta la fortunata pellicola del 1964. Il modello di donna forse un po’ datato che ha accompagnato la crescita delle nostre generazioni è quello lì, eppure la realtà dei nostri giorni è molto diversa da quel clima ovattato e color pastello che accompagnava le danze della governante “praticamente perfetta” e degli altri personaggi del film.

L’intento del sottoscritto non è certo quello di analizzare dei casi o sviscerare le radici del fenomeno, magari disquisendo sull’estrazione sociale di queste persone, sull’analfabetismo che spesso emerge dai loro commenti, sulla rabbia, la frustrazione e l’odio che le spinge a ridursi così. Non che tutto questo non sia importante: penso, però, che dovrebbe essere materia di studio di persone con le competenze adatte. Mi preme, invece, condividere quel senso di inquietudine che si prova leggendo quanto scrivono molte madri e molte nonne, soprattutto su argomenti delicati e divisivi come i migranti. Non che una donna, nel 2019, non possa esprimersi liberamente come un urlante ultras di una curva dello stadio, ci mancherebbe; ma colpisce la doppiezza di talune signore che alternano aforismi, foto dei nipoti e di crostate alla marmellata, alla richiesta di lasciare delle madri con i loro figli in mezzo al mare a soffrire il freddo, la fame e la sete. Figure che un tempo incarnavano il concetto di abbraccio e di protezione, oggi si pongono come corpi rabbiosi, violenti e respingenti

Su Facebook e Twitter, le pagine dove maggiormente si concentrano odio e intolleranza sono senza dubbio quelle di Matteo Salvini. Complice l’efficiente sistema di propaganda basato sul conflitto messo in campo dallo staff del Ministro dell’Interno, sotto ogni suo post si scatenano migliaia di commenti. In uno degli ultimi, dove il “capitano” attacca Saviano che lo critica per l’utilizzo improprio che fa delle divise, la signora Barbara scrive: «Ma quand’è che togli la scorta a questo demente? Non interessa alla mafia! Lo schifa pure lei!». Continuando a scorrere ecco Marina, donna sulla cinquantina che sul suo profilo propone gattini, stelline, cuoricini e fake news sui cinesi che mangiano cagnolini trasformandoli in sushi e makizushi: «È invidioso, brutto e pelato, straricco vive in America, spara solo cattiverie, scortato come un Re, pagato dagli italiani…… concludendo una (emoticon ‘cacca’)». Verusca la butta sul piano psicologico: «Saviano un disadattato sociale con la fobia di una madre autoritaria e anaffettiva». Sonia, che si dichiara “volontaria del 118”, ci va giù pesante: «Saviano sparati così finalmente non vediamo più la tua faccia di (quattro emoticon ‘cacca’)». Da Maddalena arriva un consiglio di stile: «Ministro indossi anche quella dell’esercito più spesso grazie». Simona prova a scrivere il suo punto di vista come può: «Perché non quereli.lui non può offendere un ministro così.e molto grave.togli sta cazxo di scorta e se tiene palle venga a vivere in Italia,al suo paese.ma essendo un quaquaraqua ,uomo di (emoticon ‘cacca’) fifone si tiene lontano da italia». Ed ecco Morena, che sull’immagine di copertina del suo profilo bacia il compagno accompagnando la foto con la frase “Perché se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola” ma sul povero autore di “Gomorra” scrive: «Ma lascialo stare a sto infame. Levagli la scorta, casomai con una botta di culo ce lo leviamo dalle scatole…». Concludo la carrellata con Elisabetta che prova a fare l’intellettuale e passa dall’etimologia alla fisiognomica: «Saviano ha anche quelle ultime tre lettere del suo cognome così prosaiche e quel viso così espressivo». Potrei continuare a lungo ma mi fermo qui. Per ovvii motivi non ho riportato le più volgari.

È ormai chiaro anche agli osservatori meno attenti che la rete è sempre più un’enorme discarica dove messaggi semplificati e menzogne di ogni tipo prolificano e fanno proseliti. La differenza con i media tradizionali è la possibilità di interagire con questi contenuti, producendo quelle che sarebbero potute essere milioni di “telefonate da casa” durante le vecchie trasmissioni televisive di Mike Bongiorno o di Raffaella Carrà. In mezzo a questa moltitudine di opinioni non richieste si sfoga anche tanta rabbia covata e lasciata lì contro bersagli semplici: chi ha di più, chi sa di più, chi ha qualcosa in più, fosse anche semplicemente più visibilità, un podio più alto in una babele sconfinata fatta di piccoli podi da cui ognuno grida la sua opinione sotto delle grandi torri.

In mezzo a tanta negatività a colpirmi di più sono le parole di odio di molte donne; perché – forse a causa di qualche antico retaggio ormai desueto – l’immagine di una Mary Poppins che minaccia di utilizzare il suo ombrello parlante in modo improprio racconta molto meglio di tante altre i tempi bui in cui oggi viviamo.

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