Partiti e politici
Salvini e Di Maio, quell’applauso non è una delega in bianco: ora serve maturità
Una luna di miele sancita dalla più inaudita e assurda delle tragedie. Un consenso tanto grande, in questo momento, da conoscere probabilmente il suo ulteriore apice proprio nei giorni dei funerali di stato di alcune delle vittime del crollo del Ponte Morandi, officiati dal Cardinal Bagnasco a Genova. Ci saranno anche state, forse, le claque organizzate cinicamente da qualche fan club, e ci sarà stata, sicuramente, l’emozione di un momento tanto buio che speriamo di non dover vedere più. Ma certo, non si può minimizzare quel che quell’applauso, dedicato a Salvini e Di Maio al loro arrivo, significa. Significa che questo governo, nato sulla base di una volontà popolare e che ha fatto della parola “popolo” il suo fondamento, per il momento, ha davvero attorno un popolo che si fida e che credere in lui e nei suoi due “campioni” in particolare.
Dopo giorni in cui nei circoli intellettuali del paese e sui giornali più cari alle élite si faceva la punta agli argomenti giuridici che indebolirebbero la revoca della concessione, finendo inevitabilmente per sembrare (o essere) i fieri difensori dei monopolisti privati del sistema autostradale italiano, ancora una volta “il popolo” si è incaricato di ricordare da che parte sta, come già lo scorso 4 marzo. Più si rafforza la tendenza snobistica e dispregiativa dei primi, più si alimenta l’orgoglio anti-élite del secondo: ma ricordarlo è tempo perso, visto che la storia non inizia lo scorso 4 marzo, ma circa 25 anni fa.
Forse non è inutile, invece, proprio oggi, provare a parlare ai rappresentanti di quel popolo che oggi si sono sentiti osannare in una chiesa gremita e commossa per dei funerali di stato. È una di quelle situazioni in cui perdere il senso della propria misura e del proprio limite, e la coscienza della caducità del proprio successo, è quantomai facile. Se un popolo e una città addolorata hanno tributato oggi quel consenso, confermando una volta di più il rifiuto incondizionato a ciò che era “prima”, cosa mai potrà scalfirlo erodendo una fiducia manifestata in maniera così plateale, è quasi sfacciata?
Ecco, le fiduce plateali e sfacciate, nella storia, spesso si sono risolte in cadute repentine e durissime. Ma se anche questo rischio sembra oggi solo teorico, c’è qualcosa di più importante, ed è il bene del paese. Un bene che nelle prossime settimane sarà simbolicamente concentrato nella ricostruzione di Genova, ma che poi passerà altri snodi cruciali nella manovra economica e nei rapporti con le istituzioni e i vincoli europei. Lega e Movimento 5 Stelle incarnano sentimenti forti e fortemente dialettici, con quelle stesse istituzioni, ed è ovviamente legittimo che li incarnino perché anche per questo sono stati votati. E tuttavia, proprio perché il loro consenso è oggi così forte e il loro sentire così allineato al sentire popolare, é doveroso che ogni azione politica sia fatta prendendosi carico della fiducia che il paese sta manifestando in loro. Per esempio, ricordando che dovere di chi governa è quello di contemplare una complessità che spesso al “popolo” sfugge, che a volte il “popolo” perfino rifiuta.
Sembrerà strano, ma quell’applauso che oggi sembra una delega in bianco, guardato con gli occhi della storia ha un sapore tutto diverso. Chi oggi applaude domani chiederà conto, delle strade, dei ponti e della salute dell’economia. Quell’applauso che potrebbe inebriare gli animi immaturi chiede invece alla nuova politica italiana un salto di crescita, una nuova maturità. E la sentenza non la emetteranno i posteri.
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