Partiti e politici

Salvini durerà. Questo il vaticinio di Demopatìa

16 Giugno 2019

E’ un piccolo gioiello questo “Demopatìa”, la malattia della democrazia, il saggio di Luigi di Gregorio che verrà preso come punto di partenza per una discussione sulla qualità della democrazia occidentale, venerdì 21 giugno, nel tradizionale Brains Day degli “Stati Generali”(alla Fondazione Feltrinelli di Milano).

E’ un piccolo gioiello per tanti motivi, non ultimo per il fatto che il suo autore decide di osare un ampio discorso storico e non soltanto contingente, cosa che in Italia si usa fare sempre meno, inserendo i problemi del nostro travagliato presente nella storia dell’occidente, in un percorso che ha radici lontane, addirittura nella seconda metà dell’Ottocento, e cercando nello scorrere del tempo di trovare il bandolo della ingarbugliata matassa dei nostri tempi, del nostro problematico rapporto con la vita politica e sociale.

E poi perché ha una tesi forte, che viene sviluppata sulle basi ben solide di tanti autori che hanno visto il mondo al macroscopio, con una lente che permetteva loro di raccontarci il futuro, partendo dal microscopio, dalla minuziosa analisi del loro presente e delle possibili conseguenze (a volte non certo progressive) sul futuro dell’umanità.

Per farla breve, e nonostante un finale (quasi) consolatorio, la sua tesi è notevolmente pessimistica: dai nostri malanni non c’è alcuna speranza di guarigione, quanto meno non in tempi brevi, e dovremo guardare al mondo che ci circonda, in ogni campo (politico, sociale, umano) con occhi pieni di pianto, e senza nemmeno poter cadere nel rimpianto.

Il discorso, come ho detto, è lungo e articolato, e non merita di essere riassunto in due righe, come fosse un bigino per gli studenti che si maturano in questi giorni. Ci sarà il tempo e il luogo per affrontarlo in profondità, già a cominciare dall’incontro di venerdì prossimo con l’autore e anche, ancor meglio, procurandosi una copia del saggio.

E’ qui invece interessante sottolineare, più brevemente, una delle conseguenze più immediate della trattazione che Di Gregorio conduce nel suo libro: il fatto cioè che la nostra storia politica recente ha ormai assunto in sé quasi tutti i germi di una malattia insanabile, con da una parte un incessante e sempre più rapido succedersi di leader con un carisma ed una autorevolezza progressivamente minori e, dall’altra, un costante peggioramento nel livello delle politiche che questi mettono in atto.

Da Berlusconi a Renzi, da Di Maio a Salvini, quella malattia rischia di diventare cronica ma, soprattutto, si intreccia sempre più vischiosamente con proposte che vivono quasi unicamente sulla base del loro contenuto emozionale. Il loro successo trae linfa vitale proprio da un progressivo allontanamento da una lucida e razionale analisi del mondo che sta cambiando. Tempi bui.

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