Partiti e politici

Salvini, dalle Ruspe al Rospo il passo è stato breve. Ora serve ‘visione’

22 Giugno 2016

Caro Salvini,

lo scrissi in tempi non sospetti dopo aver ascoltato, un po’ basito, il suo discorso in Piazza del Popolo a Roma: ‘O studia di più e si mette a ragionare su quale sia la visione di Italia che ha in mente (sempre che ne abbia una) oppure si prepari all’oblio’.

Oggi gli elettori, esclusi i duri e puri, sono liquidi. Sono saltati gli schemi. Destra e sinistra sono al momento (o forse mai più?) categorie che hanno ben poca presa sull’elettorato italiano che amate definire moderato, a tutto vantaggio di una dialettica che premia coerenza e visione politica aderenti alla realtà.

Matteo1 propone una immagine dell’Italia da libro cuore, dove tutto va bene. Ahinoi la realtà ci racconta l’opposto e si è ben visto come dopo soli 24 mesi il vento sia cambiato, con gli elettori che non ne possono già più delle balle ma voglio, soprattutto a livello locale, uomini o donne pragmatiche.

Matteo2 (cioè lei) brandisce le paure più recondite degli italiani (immigrazione, impoverimento, disagio sociale) ma anziché proporre soluzioni real-izzabili, usa questi temi come succulenti pezzi di carne fresca da lanciare nella gabbia dei leoni col solo fine di aizzarli. Senza un progetto. E come ha visto, regolare, arriva il conto da pagare.

Poi c’è chi propone una idea diversa di Stato ma non nella sua forma (come poteva essere il federalismo di Bossi che fu una grande e seguitissima intuizione di cui lei ancora è sfornito), bensì nella sostanza: uno Stato onesto fatto di persone oneste, come ha ricordato Grillo poche ore fa con una frase dalla disarmante potenza: “Li obbligheremo ad essere onesti”. E la slot machine va in tilt con una cascata di voti. Ma va?

Il recente voto amministrativo, spesso meravigliosamente irrazionale con buona pace di Fassino, col quale molti elettori pur giudicando positivamente l’operato dei sindaci in uscita hanno preferito eleggere il rinnovamento, ha messo in evidenza un fattore onirico: la voglia di credere in un mondo diverso. E non ha alcuna presa accusare di   incompetenza il nuovo che avanza, perché il ragionamento qui si fa lineare: se politici esperti hanno portato al depauperamento etico ed economico del Paese con grande competenza, perché mai degli “incompetenti” dovrebbero fare peggio? Oggi, per citare il claim di una nota radio tanto amata dal Premier, vincono i “Very normal people”.

salvini renzi

Vede Caro Salvini, lei e il suo omonimo avete commesso un errore madornale, quello di non aver fatto i conti con la realtà. La realtà la vedete bene, sia chiaro. Non sto dicendo che vivete sulla luna. Ma non avete capito che gli italiani sono diventati insofferenti. Vogliono serietà, concretezza, preparazione, FATTI; non sopportano più i toni urlati, non accettano più coloro che soffiano sulla brace per illuminarsi con sporadiche fiammate ma vogliono continuità di pensiero e soprattutto di visione. I problemi di tutti i giorni sono seri e la vacuità del gioco delle politica è infastidente, di questi tempi.

salvini bossi

Lei che visione ha dell’Italia, Signor Salvini? Io non lo so. In queste ore Bossi la sta attaccando e penso a ragione. Il Senatur, come ho già detto sopra, aveva una idea di Paese. La si poteva condividere o meno ma c’era. E fu non solo un’intuizione vincente ma fu il fulcro ideologico che consentì alla Lega di passare più o meno indenne, a parte qualche grave inciampo interno, 30 anni di politica. Ho seguito moltissimi comizi di Bossi, fin da quando entrai nell’età della ragione. La lunghezza dei suoi interventi era letale, va detto; non ha mai brillato in sintesi. Ma lo si ascoltava per ore. Era preparato, si confrontava continuamente con studiosi e professori che gli fornivano una visione strutturata dei gangli della democrazia, degli intrecci di potere. Tutte informazioni, qualche volta strampalate, che condivideva con la sua platea che a sua volta si rafforzava di contenuti e che ognuno riportava nel suo mondo. Bossi aveva Miglio. Lei, a chi si rifa? A Cattaneo non penso proprio. A Borghi?  Uh signur.

Lei che progetto ha per l’Italia? Che valori propone per i suoi e i nostri figli?  Lei ha ottenuto un sensibile risultato alle Europee del 2014 capitalizzando un antieuropeismo di maniera. Ma passata la festa, gabbato lu Santo. Il No-Euro è andato in soffitta, ha “uscito” dal garage la Ruspa e ha cambiato cavallo buttandosi sul tema immigrazione, seguendo la cronaca e adattando il suo verbo politico come in una sfilata pret a porter. E chissà, magari domani cambierà ancora puntando tutto sul No-Marte, contro le missioni spaziali perché c’è il rischio di immigrati alieni.

Mi dica, ora, proprio ora che la Gran Bretagna potrebbe regalarle il suo sogno più segreto ossia la prima crepa nel cristallo delicatissimo di questa Europa (quella stessa che da anni le paga un lauto stipendio in euro cui, in segno di coerente polemica, avrebbe anche potuto decidere di rinunciarvi ma si è ben guardato dal farlo) lei che fa? Se ne sta in disparte? Mi sarei aspettato un Salvini h24 in tutte le trasmissioni del mondo, con tanto di felpa pro-Brexit, No-Euro, Basta-Europa. E invece Chi l’ha visto Salvini? Ma l’Europa non era il male dei mali, tolto il quale il malato sarebbe guarito? Lo fa per non essere padrino di una possibile debacle, qualunque sia l’esito? Ma caro lei, in politica occorre andare fino in fondo. La gente mica è stupida. Ma soprattutto ha bisogno di certezze. Altrimenti, essendo liquida, cambia cavallo.

salvini euro

Insieme agli uomini a lei più vicini ha sostenuto due anni fa in campagna elettorale che l’uscita dall’euro sarebbe stata non solo una passeggiata ma anzi, sarebbe stata la soluzione di tutti i problemi. Senza ripercussioni. “Riprendiamoci la sovranità monetaria”, questo il mantra tant al toc (mi consenta il dialettismo) che lei ha usato per dare in pasto ai leoni di cui sopra una falsa verità ammantata di un qualche rabberciato fondamento economico. Ha però dimenticato, spero non per disonestà intellettuale, di citare tutti quei paesi che, nel mondo, una sovranità monetaria ce l’hanno ancora ma che oltremodo non se la passano o non se la sono passata proprio benissimo. Penso al Giappone, alla Russia, al Brasile, tanto per citarne tre, la cui “sovranità monetaria” non ha certo evitato recessione, inflazione, deflazione, disoccupazione. Come se Pil e competitività fossero solo una questione monetaria. Ma su questo mi fermo perché non è l’oggetto della mia lettera.

La Lega non siede più su alcuna sedia rilevante, sull’unica di prestigio si posa Roberto Maroni la cui immagine è però offuscata e lo scandalo Rizzi ha dato un altro duro colpo alla vostra credibilità. Lei ha avuto il merito di riportare la Lega in doppia cifra, di questo le va dato atto. Ma a occhio sembra che l’elastico ormai sia alla massima estensione. Avete perso anche Varese, la mia Varese, dove tutto ebbe inizio. In due decenni siete riusciti nel miracolo di fermare le lancette dell’orologio, piombando la Città Giardino là dove la lasciai nel 1994, appena concluso il Liceo. Un città bellissima (forse sono di parte), con un panorama da cartolina, gradevole alla vista ma senza anima, senza corpo, senza… una visione appunto, culturalmente morta.

La Lega di 20 anni fa era il cambiamento, era il vessillo dell’onestà contro il sistema e contro il pentapartito, antidoto alla corruzione; era la Lega del federalismo, delle macroregioni, della devolution. Sente che parole grosse Salvini? Cosa resta di tutto questo? O meglio, quali sono le parole di oggi? Lei ha preso in mano una azienda storica, non lo dimentichi mai.

Se a Milano la Gelmini (che è in gamba ma non è Churchill) ha preso il doppio delle preferenze che ha preso Lei, si faccia delle domande. Cominci a considerare che forse è arrivato il momento di attrarre nell’alveo leghista anche pensatori, professionisti, studiosi che possano dare un contributo intellettuale al futuro della Lega, gettando le basi per la creazione di quello che oggi non c’è, il vero anello debole: una classe dirigente di centrodestra capace di dare una visione all’Italia. La Ruspa è già diventata un rospo amaro da mandar giù. Non perda altro tempo.

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