Partiti e politici

Salvini in crisi di consensi (?)

19 Maggio 2019

Cosa sta accadendo a Matteo Salvini? Fino a qualche giorno fa, lo si vedeva sempre più spesso iroso, inquieto, quasi infastidito da tutto ciò che lo circondava, dai servizi di sicurezza inefficienti ai contestatori urlanti, prendersela perfino con i lenzuoli parlanti dai balconi. Pareva la nuova strategia di Luca Morisi, l’inventore della Bestia: mostrarlo non più conciliante, intento a mangiare nutella o improbabili pastasciutte in salsa tricolore, ma più arcigno e meno sorridente.

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Poi, a Milano, nel Sabato Leghista (peraltro piuttosto lontano dai quei 100mila che si aspettava) abbiamo visto un altro Salvini ancora, con il rosario in mano e la richiesta di un improbabile endorsement da parte addirittura della Madonnina, ma in aperta polemica contro papa Bergoglio. E ancora: noi non siamo l’ultradestra così pericolosa, siamo il partito del buon senso, e io darò la vita per salvare i mei figli e l’Italia intera. Bontà dunque ma, subito dopo, una nuova repentina durezza: i porti io non li apro, voglio evitare altri sbarchi degli invasori, che restino in mare.

Una sorta di campagna bipolare, se non tripolare, se pensiamo anche al giochino sui social del “VinciSalvini”, dove appare come un simpatico imbonitore televisivo, volutamente un po’ scemotto e infantile. Che sia questa la strategia, una strategia da Uomo dai cento volti del Trono di Spade?

Può essere. Può essere che nelle ultime settimane lo staff di Salvini abbia voluto rivedere qualcosa nel suo stile comunicativo, facendolo apparire con facce diverse in ogni occasione, per avere più pubblici elettorali di riferimento nella sua cavalcata finale, prima dell’appuntamento decisivo delle Europee: Casa Pound, cattolici tradizionalisti, sovranisti, patrioti, familisti, anti-abortisti, autonomisti, giustizialisti, armaioli, populisti e anti-casta, ma anche gente comune, spaventata dall’insicurezza sociale ed economica, cui fornire le chiavi di lettura utili per superare questi tempi di confusione e di paura dell’altro, del diverso, dello straniero.

Un Salvini piglia-tutti. Perché i sondaggi, da un mese a questa parte, non sono più per lui così positivi come qualche tempo addietro. Tralasciando l’ultima settimana, in regime di black-out demoscopico, l’appeal del leader leghista ha perso di netto qualcosa come 10 punti percentuali e ha visto la quota di giudizi negativi superare nettamente quelli positivi. Un tempo, agli albori del nuovo anno, Salvini era riuscito perfino ad attaccare il primato di popolarità del Renzi del 2014 (a cavallo delle scorse europee) e quello di Monti del 2011 (quando sostituì Berlusconi a furor di popolo), arrivando ad un gradimento vicino al 60-65% degli elettori italiani, con un apprezzamento anche di una parte, piccola ma significativa, di chi si dichiarava di sinistra-sinistra.

Poi, poco alla volta, pur tra alti e bassi, il suo appeal era cominciato a scendere, e bisognava correre ai ripari, per non finire nel baratro che aveva visto protagonisti quei suoi illustri predecessori, dalle stelle alla polvere nel giro di pochi mesi. Diventare dunque il referente di parecchi pubblici, di parecchi tipi di elettore, può essere l’arma giusta per parlare in tante lingue e avere risposte positive da diverse provenienze. Ognuno si sceglie il Salvini che vuole, tralasciando quello più lontano dalle sue corde.

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Una strategia non semplice, che però potrebbe funzionare. Forse.

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