Partiti e politici
Sala indagato per Expo: “Mi autosospendo da sindaco”
”Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco, determinazione che formalizzerò domani mattina nelle mani del Prefetto di Milano”. Con queste parole, commentando la notizia della propria iscrizione al registro degli indagato, il sindaco di Milano ha annunciato la propria autosospensione dalla carica e dalle funzioni di primo cittadino. Un atto – va sottolineato – che ha una forte valenza politica, ma che non poggia su alcuna base giuridica, nel senso che l’autosospensione dalle funzioni non è prevista dalla legge italiana né dallo statuto comunale.
È possibile immaginare, quindi, che a Sala si (auto)applicherà la stessa disciplina prevista per i casi in cui la legge prevede la temporanea sospensione del sindaco previsti, ad esempio, dalla Legge Severino. Lo statuto comunale, nei casi di impedimento temporaneo, prevede che le funzioni di sindaco passino nelle mani del vicesindaco, in questo caso l’esponente del Pd Anna Scavuzzo. Anche la consegna della propria autosospensione nelle mani del prefetto, peraltro in scadenza di mandato a fine anno, è un gesto simbolico privo di ogni valenza giuridica.
La vicenda, che ovviamente approfondiremo nei prossimi giorni, apre diversi interrogativi e questioni politiche. La procura generale di Milano ha deciso, iscrivendo Sala al registro degli indagati, di ribaltare l’indirizzo consolidato tenuto finora dalla procura cittadina. Ma questa iscrizione, d’altro canto, dimostra implicitamente che chi a suo tempo aveva denunciato una irrituale (e anticostituzionale) moratoria delle indagini su Expo, aveva più di qualche ragione. Ancora, vale la pena di sottolineare che questa autosospensione, nell’attesa di ottenere una piena assoluzione, rischia di durare alcuni mesi (la proroga prevista delle indagini è di sei mesi), magari anche un anno per arrivare a una sentenza. Ha senso rispetto alle esigenze di governo cittadine e anche ai sacri, inviolabili, principi di garantismo sanciti dalla nostra costituzione, che dovrebbero essere presi sul serio da tutti, persone soggette a indagini comprese? Proprio perché l’autosospensione tecnicamente non esiste, è naturalmente vero che è facilmente revocabile. Ma a quali costi politici? Come potrebbe un sindaco che si è autosospeso con un coraggioso gesto di dignità personale tornare sui suoi passi prima della sentenza di assoluzione? Tutte domande che troveranno necessariamente risposta nelle prossime settimane. Una cosa è sicura fin da adesso, però: pensavamo che il climax politico fosse arrivato all’apice con le dimissioni di Matteo Renzi mentre queste, a quanto pare, sono state solo l’inizio di una fase nuova. E imperscrutabile.
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