Partiti e politici

Sala in realtà è andato meglio di Pisapia

7 Giugno 2016

Parisi sembra aver trionfato, a suo parere, in questo primo turno milanese. E Sala sembra aver sperperato, secondo i suoi critici, l’eredità che gli proveniva da Pisapia. Ma sarà davvero così? Prendo qui in considerazione due aspetti che mi pare interessante indagare in maniera un po’ più approfondita, rispetto ai commenti a caldo che abbiamo sentito in queste ultime ore.

Il primo aspetto riguarda l’elettorato giovanile che, si dice, era stato un punto di forza di Pisapia ed oggi pare un punto di debolezza dell’ex-uomo Expo. Dalle analisi svolte su un nutrito campione di votanti meneghini (3mila casi), questo dato sembra essere smentito. Sala appare molto forte in due settori generazionali, come già era successo per le primarie dello scorso febbraio: quello degli anziani (che hanno votato in maggioranza per lui sia alle primarie che alle recenti comunali) e quello giovanile (18-35), dove il suo appeal è certo meno accentuato, ma che rappresenta comunque una fetta consistente, vicina al 40% di quella fascia di età. Parisi è circa 7-8 punti sotto, mentre il candidato dei 5 stelle si ferma al 12-13%, molto sotto a quanto accade invece sia a livello nazionale che in alcuni altri grandi comuni (a Torino, ad esempio, la Appendino conquista quasi il 45% del voto dei giovani torinesi).

Il secondo aspetto riguarda poi il consenso globale che ha fatto registrare Sala in questa occasione. Molti sottolineano come il candidato odierno abbia perduto oltre 90mila voti rispetto al Pisapia del 2011, mentre Parisi ne abbia lasciati soltanto 55mila di quelli conquistati dalla Moratti. Il che è ovviamente vero. Basta fare una semplice differenza tra i due dati. Ma sarà del tutto corretto ragionare in questo modo un po’ semplicistico?

Torniamo con la mente al mitico 1996, quando Prodi avrebbe battuto Berlusconi. Lo fece grazie a due fattori fondamentali: la desistenza di Rifondazione nei collegi del maggioritario e, ancora più rilevante, l’assenza della Lega tra le fila del centro-destra. Se i numeri avevano dato ragione a Prodi, la sua non fu una vera vittoria dal punto di vista dell’orientamento politico degli italiani. Se la Lega si fosse unita a Berlusconi, come aveva fatto nel 1994 e avrebbe fatto nel 2001, ci si sarebbe resi conto che l’Italia aveva in realtà una maggioranza molto forte di centro-destra.

Una situazione simile è accaduta a Milano. Nel 2001 Pisapia poteva contare sull’appoggio di tutti i partiti (e dei suoi elettori) dell’area, diciamo così, di sinistra, conquistando il 48% dei voti. La Moratti, al contrario, dovette scontare una importante defezione, quella del candidato Palmeri che, fuoriuscito da Forza Italia, corse separatamente raccogliendo quasi il 6% dei consensi. Consensi che sarebbero andati con molte probabilità alla coalizione di centro-destra, in sua assenza. Con quei voti la sindaca uscente sarebbe arrivata al 47% circa. Ad un punto di distanza da Pisapia.

Quest’anno, il distacco tra Sala e Parisi è giustappunto di un punto percentuale, come 5 anni fa. Ma cosa è capitato nel frattempo nella coalizione di centro-sinistra? Che mancano all’appello ben due dei partiti che sostenevano Pisapia nel 2011: la sinistra ed i radicali. Nel 2011 l’area di sinistra corrispondente a quella di Basilio Rizzo ottenne una quota di consensi intorno al 3-4%, esattamente quello che oggi è andato a Rizzo; i radicali nel 2011 ottennero poco meno del 2%, cioè quanto ha avuto Cappato quest’anno. Dunque: a Sala manca circa il 5-6% di voti che cinque anni fa erano inseriti nella coalizione che sosteneva Pisapia.

Se anche quest’anno la formazione di sinistra ed i radicali fossero entrati nell’area di sostegno per Sala, il distacco tra quest’ultimo e Parisi sarebbe stato certamente molto più ampio, di almeno 5-6 punti.
Mi direte: ma le due formazioni assenti lo erano proprio perché contrari alla candidatura di Sala. Questo è ovviamente vero.

Ma un elettore radicale ed un elettore di Rizzo cosa avrebbero fatto in mancanza di Rizzo e Cappato? Alcuni certo si sarebbero astenuti, o avrebbero votato 5 stelle o altro, ma la maggioranza di loro sarebbero restati nella coalizione di centro-sinistra. Quindi: la scelta della corsa solitaria di Rizzo e Cappato è certamente riuscita nell’intento di danneggiare quella di Sala. Ma quest’ultimo, nonostante le due defezioni, è ancora un punto avanti a Parisi, come lo era Pisapia cinque anni fa sulla Moratti. Con due appoggi in meno. Se volete dirlo in altro modo: il rapporto tra numero di elettori di centro-sinistra e di centro-destra, da Pisapia ad oggi, è nettamente aumentato, in favore del centro-sinistra.

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