Partiti e politici
Per una riforma del Movimento 5 Stelle
Spiace che un partito di speranza come fu il Movimento 5 Stelle si sia snaturato prendendo una piega che nuoce al Paese e a se stesso. Per un suo ritorno alle lontane origini ho proposto riforme vigorose al mio amico Beppe Grillo, con cui ho lavorato più di vent’anni, e ai lettori del mio libro Snaturati – Dalla social-ecologia al populismo. Le espongo in questo articolo.
L’Italia è un terreno inaridito che ha gran sete di buona politica. Da molti anni c’è l’urgenza per proporre al Paese quella transizione social-ecologica che urge sempre più ed è già avviata in alcuni Paesi Europei. La social-ecologia è una linea di pensiero socio-economico nato in Francia (Eloi Laurent, Social-ecologie, Flammarion, 2011) e una base di programma politico che promuove una società più equa e sostenibile, con un’economia più giusta, efficace ed ecologica, con stili di vita più̀ sobri che diano più̀ valore alle persone e meno alle cose, e con un sistema politico di persone più̀ corrette. A differenza dell’Italia, “social-ecologie” è una parola ben affermata in Francia e figura, per esempio, come unico termine nel logo del Partito Socialista francese. Una proposta social-ecologica, di un partito giovane, onesto e proiettato nel futuro non potrebbe raccogliere ben più̀ della metà dei voti, come per anni ho fatto notare a Grillo? Perché allora la grande maggioranza degli italiani non vota per il Movimento 5 Stelle? (nel 2018, 40 milioni su 51 milioni di elettori).
Sarà l’aggravamento drammatico della crisi ecologica, e non un tardivo volontarismo, a obbligare i governi a fare della transizione ecologica l’impianto della loro azione politica. Nel 2014 il Movimento 5 Stelle fu definito da Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’ambiente e ex leader dei Verdi «il più grande movimento verde del mondo». Nell’ultima legislatura i 17 eurodeputati del Movimento hanno votato quasi sempre insieme ai Verdi e alla SUE (sinistra). Dieci anni fa il Movimento 5 Stelle aveva un grande vantaggio politico. Ma lo ha perso incarognendosi contro i vitalizi, le “poltrone”, le auto blu e i naufraghi africani. Come se le denigrate (dai suoi capi) ONG che salvano i naufraghi fossero una minaccia più grave di quella del cambiamento climatico o del rapido degrado della biodiversità.
Il Movimento 5 Stelle poteva diventare il più moderno partito verde d’Europa, avanti agli altri di molti anni. Invece sembra indietro di settant’anni, somigliando per molti versi al “Fronte dell’uomo qualunque” di Guglielmo Giannini (1944).
Il Movimento era l’unico partito italiano ad avere in mano il jolly verde. Ma lo ha scartato. Invece di puntare su un messaggio positivo e moderno si è snaturato e si è dedicato principalmente a ringhiare contro i nemici. Ossia contro tutti gli altri. Ma non contro le destre. Ora raccoglie gli aridi frutti della pianta che ha seminato.
Allora il Movimento 5 Stelle è condannato? No. Ma per rinnovarsi deve cambiare discorso, programmi e dirigenti. Il discorso principale dovrà̀ essere quello della modernizzazione ecologica e della mano tesa a tutti gli uomini e le donne di buona volontà̀, così come fanno i partiti Verdi d’Europa, con crescente successo.
In Germania i Verdi sono il secondo partito e hanno qualche chance di diventare il primo e di esprimere un cancelliere verde. Essi sono anche il primo partito nel Baden-Wurttemberg, il Land più ricco e più tecnologico, la “Lombardia tedesca”, di cui esprimono il Primo ministro Windfried Kretschmann, che alcuni considerano un possibile candidato alla cancelleria. Nella nostra Lombardia, invece, nel 2018 il Movimento, che ha sempre aspirato alla maggioranza assoluta (“tutti a casa!”) arrivò solo al 20% dei voti validi (33% in Italia) – e a chissà quanti arriverebbe oggi.
In Svizzera in ottobre i due partiti verdi hanno raggiunto, insieme, il 22 per cento dei voti. Grazie alla nuova maggioranza parlamentare rosso-verde (Socialisti e Verdi) forse uno dei sette ministri sarà dei Verdi, un obiettivo per il quale i Verdi elvetici, come quelli tedeschi, si impegnano con serietà e passione da 40 anni.
Purtroppo ciò che avviene a soli 60 chilometri da Milano è negletto nel Movimento. Come ho fatto per quasi trent’anni con Grillo, anche ora porto a sud delle Alpi qualche buona idea per una transizione social-ecologica, l’unica strategia che può far uscire il Movimento 5 Stelle dall’angolo in cui si è cacciato e portarlo all’altezza delle maggiori forze riformatrici in Europa.
Anche in Italia, tuttavia, non mancano persone, idee e organizzazioni per una programma governativo di transizione social-ecologica. Per esempio, l’ASVIS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, è un’eccellenza italiana senza pari nel mondo, che invito tutti a seguire. Oppure il Ministro dell’istruzione, professore Lorenzo Fioramonti, che è uno dei critici più autorevoli nel mondo dell’economia della crescita.
Nel 2006 invitai a casa di Grillo il professor Enrico Giovannini, fondatore dell’ASVIS, professore di statistica economica, uno degli statistici più noti e attivi al mondo e uno dei padri dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Rinfrescandoci le idee al vento della Versilia provammo in tre a progettare il futuro. Ma nel Movimento quasi nessuno conosce Giovannini e i suoi ideali e programmi.
Se il Movimento 5 Stelle vorrà cercare di salvarsi, i suoi programmi politici dovranno adottare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ispirare tutte le sue azioni politiche ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU, che Giovannini contribuì a creare (SDGs). Ognuno di essi formula una decina di parametri per misurare i nostri progressi, per un totale di circa 150. Altro che “20 punti” con al primo posto il “taglio delle poltrone”, come ha proposto la centrale del Movimento nel programma del governo Conte 2.
Anche il personale del Movimento 5 Stelle dovrà essere rinnovato. Chi ha servito il partito ma non ha saputo fare discorsi e programmi benefici per il Paese e per il Movimento dovrà̀ cedere il posto a donne e uomini orientati alla transizione ecologica invece che al populismo gretto.
Infine dovrà̀ esserci un congresso. In ogni organizzazione politica o civile che necessita di ritrovare sé stessa questo è lo strumento imprescindibile. Si pensi ai congressi straordinari di Bad Godesberg (1959) e di Epinay (1971) per i partiti socialisti tedesco e francese. Si potrà anche svolgere localmente una raccolta di proposte e critiche riguardanti il Movimento da riassumere poi a livello nazionale. La Francia ha fatto una grande esperienza del genere con il Gran Debat del 2019 che ha raccolto le proposte e le lamentele di milioni di cittadini, elaborate poi con strumenti digitali. Anche l’Islanda fece qualcosa del genere dopo la sua bancarotta del 2008. Come partito digitale il Movimento sarebbe predestinato per fare lo stesso. Invece assistiamo a un paradosso. Il partito si dice all’avanguardia nella democrazia di base. La sua centrale però non solo è sorda alle istanze della base, ma scoraggia, vieta o ignora ogni iniziativa della base per stimolare un dibattito e un confronto d’idee.
Forse le riforme che ho delineato sono impossibili. A volte però l’unica via di salvezza è tentare l’impossibile. Quando tutto è perduto non si ha più nulla da perdere. Il mondo va verso una crisi ecologica e sociale come l’umanità̀ non ha mai conosciuto. Se da adesso non sapremo far fronte al cambiamento climatico all’erosione della biodiversità,̀ alle grandi migrazioni dei profughi climatici e alle crescenti e sanguinose diseguaglianze vedremo sbriciolarsi il benessere e la pace di cui godiamo. Se non sappiamo gestire la piccola crisi del Movimento 5 Stelle come sapremo far fronte alle sfide epocali che ci attendono?
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Foto: 1919, Weimar, SPD – 2019, Roma, M5S
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