Partiti e politici

Riccardo Magi, i Radicali e quello che verrà

2 Novembre 2015

Gli affezionati hanno seguito la faccenda su Radio Radicale, e in fondo lo spettacolo andato in scena è stato quello di sempre: momenti altissimi di politica, persone con uno spessore culturale di gran lunga superiore alla media, ma anche discorsi più o meno privi di senso, la consueta parata di geniali dilettanti e la presenza di personaggi che nel panorama politico attuale nessuno vorrebbe vicino a sé per bieche questioni di opportunità, in questo caso Raffaele Sollecito, assolto per l’omicidio di Meredith Kercher dopo essere stato per anni trattato come un mostro a reti unificate.

Il congresso dei Radicali Italiani è andato in scena all’Hotel Excelsior di Chianciano, come nelle migliori tradizioni. Il nuovo segretario eletto a larga maggioranza è Riccardo Magi, 39 anni, ormai ex consigliere comunale a Roma, mentre come tesoriere è stato confermato Valerio Federico e alla presidenza si insedierà il milanese Marco Cappato. Una squadra tutta nuova, che però non ha convinto Marco Pannella: astenuto alla votazione finale e autore di svariate dichiarazioni già molto critiche: «Nutro grande fiducia nella segreteria uscente», questo il suo primo e non proprio esaltante giudizio sulla segreteria nascente.

Già, perché l’elezione di Magi segna sicuramente una svolta nella linea radicale: dopo le battaglie di scopo sul carcere e l’amnistia, adesso, a leggere la mozione vincitrice, il movimento punta a tornare al centro dell’arena politica, cioè a fare il partito. Le dichiarazioni del nuovo segretario al Tempo sono abbastanza eloquenti: «Saremo presenti alle prossime amministrative». E non era scontato, dopo la tremenda prova della lista «Amnistia Giustizia Libertà» alle politiche del 2013 e l’assenza agli appuntamenti elettorali del 2014 e del 2015.  Cambiano anche gli obiettivi: tema portante del congresso era il «diritto universale alla conoscenza», Magi ha vinto portando la sua esperienza da «mister trasparenza», con un paio d’anni da consigliere comunale della lista Marino sulle spalle e tante battaglie portate avanti con una lucidità politica rara. Per dire, all’indomani delle dimissioni del sindaco, all’inizio di ottobre, fu proprio Magi a dire che la questione doveva essere portata in una sede istituzionale propria, cioè in consiglio comunale, linea che Marino ha sposato solo quando ormai era troppo tardi e il cappio di Matteo Orfini si stava già stringendo intorno al suo collo.

Radicali Italiani sta vivendo un periodo di crisi, come sempre, «senza precedenti»: in cassa non c’è un soldo, gli iscritti calano e persino a Chianciano era attesa una platea molto più vasta di quella che poi è effettivamente intervenuta, tanto che a un certo punto si è preferito restringere il direttivo. Insomma, la strada da fare è lunga e le circostanze non sono affatto favorevoli: insomma, non è il massimo portare avanti guerre eroiche e raccogliere sempre e solo le briciole alle elezioni. Gli esempi sono tanti: Renata Polverini fu abbattuta grazie al lavoro dei due consiglieri della Lista Bonino Pannella, eppure alle successive elezioni il candidato Giuseppe Rossidivita prese meno voti di Casapound, mentre il Movimento Cinque Stelle imperversava dentro le urne e nelle trasmissioni della sera, e il centrosinistra vinceva a mani basse. E il futuro non promette niente di buono: i temi radicali risultano sempre troppo complessi rispetto a un dibattito politico appiattito sul mood della sfuriata demagogica televisiva e bisognerà inventarsi qualcosa di convincente per riuscire a far passare i propri discorsi. Un altro spunto: Emma Bonino risulta sempre in testa quando si parla di sondaggi per la presidenza della Repubblica. Non ce la fa mai, ma questo è un problema di ceto politico. E lei di solito risponde con una brillante battuta: «Preferirei essere amata di meno e votata di più».

Nella galassia radicale, si diceva, la situazione non è tutta rose e fiori: la nuova segreteria dovrà lavorare con un Pannella perplesso in agguato, ed è nota la tendenza del leader ad essere un po’ il «Saturno che divora i suoi figli», non sarà facile. Tra i simpatizzanti il clima è quello dell’attesa: la tradizionale e più attendibile bussola dei movimenti interni, la rassegna stampa mattutina a cura di Massimo Bordin, per ora non dà grandi indicazioni, e quello che accadrà o non accadrà, a questo punto, è un gomitolo di possibilità: riemergere o scomparire, riproporsi nel dibattito o continuare con le battaglie di retroguardia – nobili, per carità – come quella per portare l’ex segretaria Rita Bernardini al guida dell’uffici del Garante dei detenuti abruzzesi.

A questo punto viene però in aiuto uno dei temi più noti agli ascoltatori di Radio Radicale: il pannelliano «spes contra spem», l’essere speranza contro la speranza oggetto. Tradotto in termini politici: non serve avere la maggioranza assoluta per incidere, si può anche essere soli. In fondo la maggior parte delle guerre vinte, i Radicali le hanno affrontate in condizioni di esigua minoranza: dal divorzio all’aborto fino all’obiezione di coscienza. I precedenti, insomma, potrebbero essere incoraggianti, anche se le ultime campagne referendarie sono state un fiasco. Resta da vedere come andrà a finire: la nuova rotta è tracciata, i Radicali ripartono.

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