Partiti e politici

Renzi-Zingaretti: da ‘destra votaci’ a ‘votate la destra’

29 Giugno 2018

Nicola Zingaretti è un uomo dai mutevoli appetiti. Nel luglio del 2012 annunciò la sua candidatura a sindaco di Roma e a ottobre si candidò presidente della Regione Lazio. Qualche mese fa si è ricandidato in regione, ma poi ha deciso di provare a fare il leader del PD. D’altra parte è l’unico candidato democratico che negli ultimi anni abbia ‘non perso’ una consultazione elettorale più importante delle comunali a Brescia e, dunque, chi meglio di lui può incarnare l’uomo della futura riscossa? E così, con questa responsabilità sulle spalle, giovedì si è presentato in Piazza di Santa Maria in Trastevere a Roma, per festeggiare anche lui, insieme ai resti del ‘popolo della sinistra’, la ‘liberazione’ di due municipi dagli odiati grillini, quelli grazie alla cui benevola neutralità (’periodo di prova di tre mesi’ lo ha definito Roberta Lombardi) Zingaretti governa, per ora, il Lazio.

Quattro comizi, i due presidenti di municipio eletti qualche giorno fa e i due eletti nel 2016 suonano la carica, ammettono gli errori del passato, tacitamente imputati ai mai nominati ma evocatissimi ‘renziani’, che l’altra sera si saranno sentiti fischiare ben bene le orecchie. Chi spiega che il municipio sta con l’anziano indigente che occupa abusivamente il seminterrato perché ‘la giustizia sociale viene prima della legalità’, chi cita addirittura il Che e il subcomandante Marcos, un tempo icona dei no global e del Fausto Bertinotti di opposizione prima che indossasse i panni di terza carica dello Stato borghese. Per infiammare gli animi del repertorio di famiglia mancavano solo ‘Sò comunista così’ e ‘leghisti carogne tornate nelle fogne’.

Poi parla lui, l’uomo chiamato a rispolverare l’orgoglio di quello che un tempo fu il partito con la P maiuscola, riportandolo sul gradino più alto del podio. E mentre inizia a tracciare l’itinerario della sua lunga marcia dalle prime file si alzano otto cartelli colorati. Non sono autonomi, No TAV né giovani scapigliati dei centri sociali, non alzano le mani facendo il segno della P38 né digrignano i denti. E’ un’attempata, possiamo dirlo, delegazione di attori della Fondazione Piccolomini, un ente che si occupa dell’assistenza agli attori anziani e indigenti. Da tempo criticano  la politica della Regione Lazio, che accusano di danneggiare la Fondazione, attraverso un commissariamento annunciato ma finora non attuato, che metterebbe a rischio la stessa missione dell’ente. Oggi sono qui a sostenere le loro ragioni. ‘Zingaretti, perché danneggi gli attori anziani indigenti?’ è scritto sul cartellone agitato da un’attrice ottantenne in prima fila, mentre gli agenti della Digos se ne rimangono dall’altra parte della piazza, evidentemente sottovalutando il pericolo…

E lui a quel punto, beh, lui si arrabbia, perché, insomma, è mai possibile che a sinistra ci sia sempre qualche rosic… –  ops! –  insomma qualcuno che deve rovinarti la festa? Tanto più in un periodo in cui le occasioni di festa certo non si sprecano. E allora lui spiega alla piazza che questi sono gli attori che hanno ‘occupato’ Villa Piccolomini, che lui ripristinerà la legalità nella Fondazione, ma che non fa favori agli amici e che ora per piacere la sceneggiata deve finire. E a quella signora ottantenne, che delusa gli ricorda di averlo votato, ribatte stizzito che ‘Se hai votato me dovresti sapere che non si interrompe una manifestazione democratica. La prossima volta vota a destra’. Perbacco!

Povero Zingaretti, gli hanno fatto perdere la ciribiricoccola e così non si è accorto dell’età media di quella piazza e non ha pensato che se anche gli ottantenni smettono di votare il PD, il partito che lui ambisce a guidare rischia di perdere metà del suo residuo elettorato. Non ha fatto caso a chi poco prima aveva parlato di anziani indigenti la cui sopravvivenza viene prima della legalità. Né ha riflettuto che c’è un pizzico di esagerazione  nella sicumera dell’ ‘io non faccio favori agli amici’ quando la Regione Lazio finanzia il Commissario Montalbano girato dal suo più celebre fratello a Ragusa, che come forse non tutti sanno, non è un capoluogo di provincia del Lazio (tutto legale eh, ci mancherebbe… del resto se il MIBACT volesse finanziare il cinema moldavo che problema ci sarebbe?) Forse i compagni non lo avevano neppure informato che alle amministrative dell’11 giugno a Roma il ‘Partito’ ha ‘vinto’ passando da 10980 a 7865 voti nell’ottavo Municipio e da 17730 a 10837 voti nel terzo e che con questi chiari di luna è meglio non sputare nel piatto in cui si mangia, perché dalla dieta si rischia di passare al digiuno. Né forse lo avevano fatto riflettere sul fatto che se il futuro è passare da un Renzi che voleva che gli elettori di destra votassero PD a uno Zingaretti che chiede agli elettori del PD di votare la destra, forse è meglio rimanere alla Regione, almeno fino a che i grillini non staccano la spina… Hasta la derrota siempre!

 

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