Partiti e politici
Renzi, il finto ganzo di Rignano sull’Arno (Pamphlet laurenziano)
Ho appreso da mio nonno Cosimo l’importanza dell’arte nella gestione degli affari socio-politici e l’ho usata soprattutto al di fuori di Firenze, come mezzo di diplomazia estera.
Ho promosso la diffusione dell’arte letteraria e figurativa, inviando i migliori artisti fiorentini nelle varie corti italiane per ingraziarsi i governanti degli altri stati.
Saprete, infatti, che per riconciliarmi con papa Sisto IV, dopo i fatti della congiura dei Pazzi, inviai a Roma Domenico Ghirlandaio, Sandro Botticelli e altri ancora, di cui in questo momento non mi sovvengono i nomi, che collaborarono alla prima versione della Cappella Sistina.
Mi sono impegnato, dunque, a creare il mito dell’età laurenziana come epoca d’oro del mecenatismo, favorendo la crescita di altri centri, in particolare Roma e Milano.
Sono stato promotore di un nuovo gusto, che portava in sé un significato filosofico che agevolò il confronto tra artisti e creativi. Infatti, il linguaggio si fece più prezioso ed erudito, denso di significati allegorici e mitologici, come nell’Apollo e Dafni del Perugino, del 1483, dove Dafni corrisponde al termine latino Laurus, cioè Lorenzo.
Ho istituto la prima accademia d’arte della storia, il Giardino di San Marco, e io stesso mi sono esercitato in arti letterarie, componendo sonetti e scritti filosofici e religiosi.
Ho supportato la bottega del Verrocchio, che ha avuto come apprendisti Botticelli, Perugino, Ghirlandaio e il giovane Leonardo da Vinci.
E, oggi, sento la voce bischera di un ghiozzo che si crede ganzo, tale Matteo Renzi da Rignano sull’Arno, vagheggiar la parola “Rinascimento” in relazione a una monarchia assoluta, sessista e dispotica. Ri-na-sci-men-to! Rinascimento in Arabia Saudita? Un luogo dove il potere riduce ai minimi termini l’anima di uomini e donne?!
Ma, signore e signori, codesto grullo non avrebbe la stoffa etica per eleggerlo a Signore di Scandicci, figuriamoci della nazione?
(Vostro, Lorenzo dé Medici)
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