Partiti e politici

Regionali, la Liguria è la terra dei pensionati e per questo mette paura a Renzi

16 Maggio 2015

La saggezza direbbe di rispondere organicamente alla sentenza della Corte Costituzionale che ha fatto saltare il blocco imposto dalla Fornero e, di fatto, l’equilibrio dei conti pubblici. La saggezza chiederebbe al governo di metterci mano con calma, di consultare costituzionalisti e scienziati delle finanze, di tenere conto dei dati e delle analisi approfonditi che arrivano dagli uffici dell’Inps oggi guidati da Tito Boeri, e di provare a costruire un meccanismo legislativo solido. Un nuova legge che incorpori le censure di costituzionalità e ne prevenga altre, sancendo una restituzione parziale di quanto non dato ai pensionati negli anni scorsi, motivando in modo rigoroso il processo di selezioni, cercando così di essere pronti qualora, nel prossimo futuro, nuovi ricorsi dovesse colpire la nuova legge.

Questo consiglierebbe la saggezza, e per le cose che sono sagge, al solito, serve tempo. Ce n’é? Dipende dai punti di vista. A leggere i giornali di questi giorni sulle discussioni interne al governo, in realtà, di tempo sembra essercene poco. Sempre meno. Si dice, anzitutto, che qualora i prossimi pagamenti delle pensioni dovessero arrivare uguali ai precedenti, e cioè senza alcuna aggiunta rispetto al blocco imposto dalla Fornero, sarebbe facile immaginare una pioggia di nuovi ricorsi di pensionati che potrebbero lamentare il fatto che la sentenza della Corte Costituzionale non è stata ottemperata. Certo. Ma probabilmente c’è un’altra ragione che complica il quadro e a qualcuno suggerisce fretta, e sta nelle prossime regionali. Una delle due regioni in bilico, quella sicuramente più simbolica per molte ragioni, è la Liguria. Perdere in Liguria, per di più contro un avversario non esattamente carismatico come Toti e con un centrodestra diviso dalla candidatura di Enrico Musso, farebbe doppiamente male a Renzi. Anche perché sancirebbe che la scissione in solitaria di Civati può dare effettivamente problemi, in certe condizioni, visto che proprio Civati ha, in Liguria, il suo candidato, alla sinistra di Raffaella Paita, cioè Pastorino. La Liguria, inoltre, è terra tradizionalmente amica della sinistra italiana.

Non è una questione di ragionamenti, ma di numeri. Un’analisi fondata sui dati Istat ci spiega in fatti che la Liguria è la regione che ha in assoluto il più alto numero di pensionati dopo il Piemonte, ovviamente in termini relativi. Se la media nazionale è di quasi il 19%, in Liguria il numero dei pensionati è pari addirittura al 24,37%. Non solo: anche le pensioni medio-alte, quelle interessate dal blocchi degli aumenti automatici previsti dalla Legge Fornero, sono proporzionalmente più numerose in Liguria che in Italia. Infatti, se la media nazionale è attorno al 30%, quella della Liguria supera abbondantemente il 35%. È per tutte queste ragioni, quindi che quel che succede a Genova e dintorni risulta particolarmente inquietante per il premier e per i suoi collaboratori. Sceglieranno la saggezza che consiglia di prendersi il tempo che serve per fare una cosa a prova di ricorsi e di Corte Costituzionale, oppure proveranno a ridurre il rischio di sconfitta, in Liguria, con un intervento rapido che rassicuri almeno una parte dei tanti e decisivi pensionati che votano in Riviera, prendendosi però il rischio di accontentare qualcuno e di scontentare altri? La partita è complicata, gli equilibri di cui tenere conto sono diversi e, forse per la prima volta, il decisionismo renziano si misura con una complessità che non consente di dividere con nettezza il campo del consenso da quello dello scontento.

 

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