Partiti e politici

Quel ritorno del fascismo che stiamo sottovalutando

29 Ottobre 2018

Nel campo di concentramento di Auschwitz furono sterminati almeno un milione e centomila esseri umani. La cifra esatta non è mai stata calcolata con precisione: secondo alcuni storici i morti sarebbero stati un milione e mezzo, secondo altri molti di di più. Auschwitz è un luogo che ancora oggi ci racconta ogni giorno quanto la natura animale dell’uomo possa prendere il sopravvento e guidarne le azioni. Ce lo racconta con quei forni spenti, con quelle docce, con le testimonianze di chi riuscì ad uscire da quell’inferno in terra e con le foto dei corpi scheletrici ammassati di chi da quell’inferno in terra non uscì mai. Ce lo racconta con quel binario morto, con quel cancello con sopra la scritta “arbeit macht frei”.

Ieri, nel corso di una “celebrazione” dell’anniversario della marcia su Roma organizzata a Predappio, a cui hanno preso parte circa duemila persone dichiaratamente fasciste, la militante di Forza Nuova Selene Ticchi, già candidata sindaco di Budrio (un paese di poco meno di ventimila anime in provincia di Bologna), muovendosi tra saluti romani, vessilli e gadget con la faccia di Mussolini, sfoggiava una maglietta con stampate l’immagine stilizzata dell’ingresso al campo di concentramento di Auschwitz e la scritta “Aushwitzland”, disegnata con i caratteri del logo di Disneyland.

La foto dove la Ticchi ride divertita mostrando il vergognoso capo è stata condivisa e commentata da molti, compreso chi scrive, scatenando reazioni indignate, come è giusto che sia. Tuttavia, al netto del disgustoso gesto di una persona palesemente esaltata, il rischio che si corre è quello di distrarre l’attenzione dalla vera questione incombente: il ritorno del fascismo in Italia, in Europa e in tutto l’Occidente. Perché se è vero che è sacrosanto contestare le idiozie di poche migliaia di nostalgici, è altrettanto vero che non si può non guardare a un contesto assai più preoccupante in cui i semi del fascismo hanno ripreso a germogliare da tempo. Sottovalutare questi semi, concentrandosi su una rivoltante maglietta o su qualche altra ostentazione simile, potrebbe risultare un grave errore.

C’è fascismo nell’America di Trump, nella Russia di Putin, nella Turchia di Erdogan, nell’Ungheria di Orbán. C’è fascismo tra i sostenitori di Marine Le Pen in Francia, tra quelli di Heinz-Christian Strache in Austria, tra quelli di Alice Weidel in Germania. C’è fascismo in Italia, tra chi sostiene Matteo Salvini. C’è fascismo nelle azioni del Ministro dell’Interno e in molti esponenti del suo partito: una di loro è arrivata a negare la mensa scolastica ai figli dei migranti residenti nel comune che amministra. Lo ha fatto utilizzando un tecnicismo, pretendendo un documento impossibile da ottenere per accedere alle tariffe agevolate: perché il fascismo è vigliacco. C’è fascismo anche nel Movimento 5 Stelle, cartello politico controllato da una società privata e in cui hanno trovato dimora personaggi di estrema destra. C’è fascismo in molte idee eversive del partito della Casaleggio Associati, soprattutto quando si accenna a deliranti riforme della Costituzione e a sminuire il ruolo del Capo dello Stato, come recentemente ha fatto Grillo durante un comizio-show. È fascista soprattutto il modo con cui i figuranti grillini agitano le fasce più disagiate e meno scolarizzate della popolazione con parole gonfie di rancore, di rabbia, di violenza.

Nel campo di concentramento di Auschwitz furono sterminati almeno un milione e centomila esseri umani. Fu un’ideologia che li portò in quell’inferno da cui non tornarono mai. Fu un’ideologia che approfittando del malessere di molti ne instillò nelle menti manipolabili la forma più alta di egoismo, quella che arriva a far considerare “inferiori” altri esseri umani. Le magliette si notarono quando ormai era già tardi.

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