Partiti e politici
Quarto, il Movimento 5 Stelle scopre cosa vuol dire sporcarsi le mani
La prova del governo vuole dire anche fare i conti con fatti del genere: sporcarsi le mani. Forse anche troppo. A Quarto, in provincia di Napoli, il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle più votato, Giovanni De Robbio, avrebbe stretto un accordo con imprenditori, e addirittura con referenti di clan, in campagna elettorale per fare il pieno di voti. La vicenda, beninteso, è solo agli inizi e la magistratura dovrà chiarire ogni angolo della vicenda. Ma per il M5S si apre una prima ferita: lo slogan dell’onestà al potere, da oggi, sarà più attaccabile dagli avversari politici. Perché un esponente pentastellato potrebbe essere coinvolto in una brutta storia di malapolitica con l’appoggio alle elezioni in cambio di favori durante l’amministrazione. Il tutto in un Comune già sciolto due per infiltrazione mafiose negli ultimi 25 anni.
Il Movimento 5 Stelle ha assunto una linea intransigente. Su De Robbio ha comunicato in una nota: «Il suo comportamento ha violato in modo grave, ripetuto e sostanziale gli obblighi assunti all’atto di accettazione della candidatura, ed i principi fondamentali di comportamento degli eletti del Movimento. Siamo lieti di vedere la piena efficacia dei nostri anticorpi ed inoltre auspichiamo che la magistratura faccia piena luce su questa vicenda che ci vede parte offesa e che siano individuati tutti i responsabili».
Dunque, la decisione immediata è stata quella della cacciata di De Robbio. Del resto era mpossibile immaginare un esisto diverso, anche se le indagini sono solo all’inizio: nemmeno si è alla fase del processo, per intenderci. Dal quadro ricostruito dagli inquirenti – in attesa di ulteriori riscontri – il consigliere di Quarto dei 5 Stelle avrebbe compiuto delle scelte in linea con la peggiore malapolitica: promesse di assunzione “di amici”, inquinamento dell’assegnazione di appalti (nel caso specifico di un campo sportivo) e intimidazioni al sindaco del suo stesso partito, Rosa Capuozzo, affinché l’amministrazione attuasse alcune scelte. Quindi, tutto bene quel che finisce bene? Non proprio. Il problema che si pone al Movimento 5 Stelle è la “selezione all’ingresso” della classe dirigente: non basta la promessa di essere onesti, se poi nelle maglie delle liste riescono a penetrare candidati tutt’alto che limpidi. E in grado di condizionare, in una determinata direzione, i provvedimenti fino a quando non interviene la Giustizia.
La vicenda di Quarto può riecheggiare anche da lezione: puntare esclusivamente sull’onestà è una strategia che regge fino a un certo punto (l’esempio dell’Italia dei valori di dipietrana memoria va sempre ricordato). Perché tra, in attesa che la questione di De Robbio venga chiarita dalla magistratura, per il Movimento 5 Stelle inizia una sfida: ammettere che incidenti di percorso possono capitare. Ammettendo comunque che essere “comuni cittadini” non è sufficiente a restare immuni da certe infiltrazioni.
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